Assad ha bisogno di truppe
AdnKronos/Aki – “Il nostro esercito… ossia tutti noi”. E’ questo lo slogan di una campagna di ‘reclutamento’ lanciata dal ‘Gruppo delle donne siriane per il bene’, un’associazione siriana che su Facebook dice di essere composta da “madri, sorelle e figlie di chi difende il Paese (ossia l’esercito)”.
Uno dei manifesti di questa campagna, che ha occupato gran parte degli spazi pubblicitari per le strade della capitale Damasco, dalle pensiline delle fermate degli autobus ai grandi riquadri solitamente riservati alle gigantografie che ritraggono i vari personaggi della famiglia presidenziale, mostra in primo piano un giovane in divisa militare che punta il suo fucile contro un fantomatico nemico e sullo sfondo una donna velata anch’essa con il fucile puntato.
Un altro di questi manifesti mostra il solito soldato armato e sotto di lui una donna di spalle con il velo e una bambina sorridente che fanno il segno della vittoria con le dita. Lo slogan è: “Con il nostro esercito riprendiamo il nostro Paese. Unitevi alle forze armate”.
In fondo ai manifesti è sempre presente la firma del ‘Gruppo delle donne siriane per il bene’, il cui scopo statutario dichiarato è quello di “aiutare a distribuire derrate alimentari, medicine, a Secondo la radio libanese ‘Sawt Beirut’, questa campagna giunge in un momento in cui “i rapporti parlano di moltissimi giovani che sfuggono l’obbligo del servizio militare e di ingenti perdite umane tra le fila dell’esercito di Assad che combatte su vari fronti”. La radio sottolinea che “da qualche tempo il regime di Assad ha rafforzato gli incentivi per spingere i giovani ad unirsi alle fila dell’esercito e alle sue brigate”.
E’ così che il premier siriano Wael al-Halqi ha annunciato a partire dal primo luglio che i soldati presenti sulla prima linea del fronte saranno ricompensati con una somma pari a circa 35 dollari e una razione supplementare giornaliera di cibo caldo.
Un ‘premio’ che mira ad attirare quelle fasce della popolazione siriana maggiormente colpite dal dramma della guerra, in quelle aree dove la carenza di cibo sta causando diffusa malnutrizione e numerosi decessi.
Stando all’Osservatorio siriano per i diritti umani (ong con sede a Londra vicina ai ribelli) “sono più di 70mila i casi di giovani sfuggiti all’obbligo del servizio militare in Siria”.
Si tratta di tutti quei giovani che pur non avendo fatto rinvio per validi motivi (come il fatto di essere iscritti all’università) e pur non rientrando nelle categorie per le quali non è prevista la leva (primogeniti, malati e portatori di handicap) ancora non hanno prestato servizio militare, rischiando in questo modo di incorrere in sanzioni penali.
Foto: Esercito Siriano
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