La dèbacle migratoria: riflessioni e piani d'azione

Nonostante le richieste italiane sulla spartizione dei migranti, gli europei sono sordi; non solo gli inglesi, ma i tedeschi, i francesi, i polacchi, quasi tutti i paesi nordici e perfino gli spagnoli si sono opposti ad una razionale suddivisione fra i paesi europei, dei migranti che sbarcano in Italia. D’altronde spesso ci facciamo male da soli; l’ultima ‘’uscita’’della nostra esimia Presidentessa Boldrini -che ha fatto carriera con la raccolta dei rifugiati-  è che dobbiamo recuperare tutti, dai richiedenti asilo, a quelli che economicamente vogliono stare meglio e  si mettono in viaggio, e da stamani pure gli eco-migranti, cioè coloro che abitano in paesi  dove ci sono problemi ambientali: ma esiste forse un Paese Verde, dove non ci sono?

Ergo: accogliamoli tutti a braccia aperte senza se e senza ma! Così, mentre tutti i paesi stringono le maglie alle frontiere,ed alcuni le chiudono in barba a Schengen, noi diamo loro messaggi rassicuranti: venite pure, l’Italia vi ospiterà al meglio –quanto e certo meglio dei poveracci nostrani- e vi troverà una adeguata collocazione. Nessun altro paese civile, sia nell’emisfero nostro, tanto meno  in quello australe vuole  ospitarli ed inserirli, senza limiti o condizioni , nelle loro città; se qualcuno li vuole, facendo proselitismo istituzionale  come noi, sono affari propri: se li gestisca, senza mugugnare e senza scaricare il problema su altri, o invocare la pietas dell’ Europa.

Prima di parlare di redistribuzione dei migranti a livello europeo, che siano quote di 30000 o 40000 poco importa, se si pensa che sono milioni quelli in attesa nell’altra sponda libica; innanzitutto, se fossimo seri, bisognerebbe porre in atto un piano che consenta di ‘’governare il problema’’ e controllare davvero le partenze dalla ‘’quarta sponda’’, perseguirlo con determinazione lasciando da parte la demagogia, il vittimismo, e sconsiderando gli inviti celesti dell’oltretevere, ma anche i predetti svarioni opportunistici e paradossali di alcuni italici onorevoli.

Siamo in emergenza, tuona qualche ‘’absent-minded’’, non tenendo conto che lo stato di emergenza dura da lustri; da qualche tempo,  non riusciamo, in ogni caso, a fare neppure quei  doverosi controlli, nè l’identificazione di tutti quei soggetti che arrivano nelle nostre spiagge, e ci prendiamo tutta la ‘’rumenta’’ indistintamente, compreso qualche fondamentalista islamico.

Non riusciamo ad avere qualche struttura dimensionata per gli sbarchi, decente e civile per alloggiarli, prendendoci le rampogne di tutti i membri della nostra esimia ‘’comunità’’ europea;  anche le rivolte dei neo-arrivati che pretendono perfino alberghi a 4 o 5 stelle, wi-fi o amenità di quel genere,sono  inaccettabili socialmente, ma che poi vengono concesse per il quieto vivere.

La gente italica ha finito la  riserva di tolleranza, di giustificazionismo del buonismo e dell’accoglienza sbandierata verso i profughi e gli altri clandestini; ormai, quando si tratta di condividere con estranei la propria comunità, la propria casa con gente che non bussa alla porta e invadono la propria privacy, portando gravi problemi sociali e sanitari, il popolo si rivolta, e non ha tutti i torti.

Lo si vede dovunque; ormai tutti, dalla Lombardia alla Liguria, da Treviso a San Nicola, i residenti sono in fermento perché non vogliono spartire con i migranti le loro residenze, azzerare il valore delle loro proprietà, mescolare i loro figli con gli altri, cambiare radicalmente il loro modus vivendi, e vivere nel terrore di furti, rapine e scippi: come dargli torto?

Vorrei vedere se li mettessimo nel condominio o nelle vicinanze di qualche finto pacifista o ecologista, nei pressi di Montecitorio, o meglio nelle zone limitrofe alla residenza della nostra Presidente della Camera che li invoglia a venire, a prescindere.

Un conto è blaterare  sul fenomeno migratorio, rifuggendo dai naturali  e legittimi respingimenti di gente che servirà ad imbarbarire ulteriormente la nostra già precaria e deteriorata società, altro è tentare di governare un fenomeno con dei logici e naturali correttivi, almeno per curarne i sintomi più eclatanti. E, in pratica,anche  l’Europa non è da meno; rigetta il problema al mittente dimostrando ancora una volta al mondo che i pilastri della  ‘’solidarietà e della fratellanza’’,sbandierati soprattutto nel passaggio da ‘’Comunità’’ ad ‘’Unione’’ europea, non esistono.

Incapace pure, nei fatti concreti, di impedire l’assalto alle sue frontiere –quella marittima italiana in particolare-  da parte di individui che si affidano ad organizzazioni criminali e malavitose. Il massimo dello sforzo europeo, dopo infinite e vacue riunioni, è stato quello di avviare l’operazione EUNav for Med, con l’offerta di elicotteri e navi  in teoria per “fare la guerra” agli scafisti, e ai loro barconi, ammesso e non concesso che le relative ROE siano poi autorizzate nell’ambito dell’operazione stessa; anche  Triton – Frontex  vedrà moltiplicati mezzi e finanziamenti per fare, in sostanza, entropia.

Detto in altre parole, l’UE ci darà qualche mezzo in più per la sorveglianza, ed eventualmente per ‘’far fuori gli scafi, e forse gli scafisti’’,  ma è fuori di dubbio che l’ incrementata presenza delle unità navali che solcano nel Canale di Sicilia, oltre al compito primario, porteranno doverosamente soccorso  alle barche in difficoltà.

Lo stanno facendo ogni giorno recuperando  migliaia di migranti, e trasferendoli tutti nei porti italiani e non altrove,  finché il Trattato di Dublino non verrà modificato.  Ciò significa che, ogni giorno, come in effetti capita, avremo sulle nostre coste migliaia di migranti ; starà poi al nostro governo smistare coattivamente nelle varie Regioni, scaricando sui Comuni e sui cittadini residenti l’onere delle nuove, indiscrete e indesiderate  presenze.

E, se i Prefetti non riescono a sistemarli, anche contro il volere della gente, il nostro Angelino ha promesso di destituirli in tronco; cioè vale a dire: noi lasciamo entrare tutti perché non abbiamo un piano logico per la loro gestione, ma guai a voi se non li sistemate!

Una bella dimostrazione di etica politica: scaricare il problema sulle spalle degli altri, spesso poveri e ignari cittadini. Poco conta se quei migranti sono scappati dalla galera, se sono profughi o criminali comuni, e perfino terroristi; sembra che il povero cittadino italiano debba espiare tutte le antiche colpe della civiltà occidentale nei confronti del Terzo Mondo: l’espiazione prevede l’accoglienza nel proprio condominio, nel vicinato di casa, senza fiatare, pena essere tacciato di razzismo se non addirittura di essere il solito fascista italiano.  Sembra quasi, per ironia della sorte, che l’Italia abbia una visione tolemaica dell’immigrazione; tutto ruota intorno alla nostra penisola come fosse ‘’il fuoco geometrico’’ del fenomeno, e centro focale dell’Europa. Non è che abbiamo qualche colpa comunicativa ed organizzativa-gestionale di tale situazione?

I nostri media fanno propaganda spesso poco corretta sulle reali condizioni sociali, economiche ed occupazionali in cui versa l’Italia; si amplificano le promesse per un maggior benessere a tutti; ci si bea del nostro welfare e della  capacità italica di distribuire la ricchezza altrui alle classi sociali meno abbienti, e dell’eguaglianza del normale cittadino-lavoratore con i malavoglia, con quelli dei centri sociali: una demagogia che ha preso il posto delle ideologie di alto profilo, contemperando prima di tutto agli interessi personali, salvo poi  applicare i concetti della distribuzione dei beni e dell’elargizione delle cose , ovviamente, altrui.

Nulla di nuovo sotto il sole; significa dare di più ai diseredati, ai malavoglia, ai rom e ai migranti, togliendo ad altri borghesi o capitalisti: significa dare ‘’panem’’ secondo la richiesta popolare e demagogica dell’antica Roma, per tener calme le masse. Qualcuno sostiene, e forse a ragione, che la nostra civiltà occidentale sia al tramonto: la gente è stanca, sfiduciata dai governanti, senza più ideologie né ideali; non si vuole più combattere e non si crede più a nulla; tutti i precetti, le remore ed i divieti, per tacere dei valori, sono ‘’liquidi’’ e inconsistenti, opinabili.

Lo scetticismo imperversa; ciascuno per sé col minimo impegno e il massimo tornaconto e piacere; la morigeratezza non esiste più neppure nei dizionari, tutto è virtuale e quindi raggiungibile, compreso il SUV e il Tablet  ultimo modello che –costi quel che costi- si deve avere.

Prevale quindi il libertinaggio;  le menti sono offuscate dal buonismo sciocco e peloso verso gli altri, soprattutto verso gli appartenenti al Terzo Mondo, credendo che poi –alla resa dei conti, al giudizio universale-  qualche  Dio  ne terrà debito conto.

Nessuno si scandalizza più, né prova indignazione o riprovazione per i soprusi sociali; mancano i punti di riferimento quali esistevano un tempo; nessuno fa più caso se qualche migrante o rom fruga nei cassonetti dell’immondizia; nessuno si preoccupa degli scippi e delle rapine sperando che tocchino sempre gli altri; nessuno fa più una grinza vedendo quella marea di sbandati agli incroci, che chiedono l’elemosina, con una confusione e un guazzabuglio sociale mai visti: tutto è diventato lecito e normale.

Moltissimi vivono in quella zona grigia, fra liceità e reato che ha trovato un nido particolarmente accogliente nelle nostre città; la criminalità è assai diffusa, soprattutto quella degli stranieri che spesso restano impuniti anche per i reati contro la persona e il patrimonio; alla peggio se la cavano con pene irrisorie rispetto ai loro paesi di origine.

Gli scippi e le rapine in casa sono diventati routine, anche perché da qualche parte i migranti senza lavoro devono trovare cibo e denaro; ormai, quando il malcapitato cittadino italico va a denunciare il  furto dell’auto, dell’orologio o del  portafoglio perpetrato da qualche presunto migrante o straniero, alla Polizia alzano le spalle quasi irritati se il povero cittadino se la prende troppo.

L’Italia da sola non può certo risolvere i problemi di fondo del Terzo Mondo, con la sua miseria e i suoi squilibri sociali ed economici; non ce la fece neppure l’impero romano quando era circondato da orde di barbari che volevano invaderlo. C’è un parallelo storico fra le due civiltà, quella romana e quella odierna: entrambe dovrebbero, o dovevano, difendere la propria civiltà e le proprie città dalle invasioni di popoli primitivi, allora nordici, ora africani.

Gli  obiettivi tattici potevano divergere, ma il parallelo fra i barbari dell’ antica Roma ed i migranti di oggi, calza in termini di invasione e demolizione di una civiltà da loro agognata: i metodi ed i modi dell’invasione saranno diversi; più che di combattenti  che difendevano le frontiere, si usano oggi modalità striscianti ,lascive che permettono a ideologie e religioni di diffondersi a macchia d’olio nel Vecchio continente.

La speranza di tenere a bada quei poveracci, e di impedirne le infiltrazioni sempre maggiori, è  illusoria quanto quella dei romani, ma da lì ad agevolarli nelle loro intenzioni e prenderli in carico solo noi, ci corre un abisso. L’assurdo è che ci vengono imputate anche le tragedie del mare che, come quella che ha visto perire oltre 40 migranti davanti alle coste libiche. Che fare allora?

Sul piano politico-militare le soluzioni per combattere i trafficanti  variano in rapporto alle capacità operative esprimibili, soprattutto al mandato e agli eventuali accordi con l’ “autorità” libica; ne esiste comunque più di una.

Prima di tutto bisogna ‘’fare e agire’’ in mare, seriamente e con un task ben definito contro scafi e scafisti, dopo aver  stabilito  precisi accordi con il governo di Tobruk, già riconosciuto dall’Italia, senza attendere ulteriormente i vari ‘’Leon’’ del Palazzo di Vetro che, da oltre un anno e mezzo, stanno ancora annaspando e non sono venuti, di fatto, ad alcuna conclusione.

Risulterebbe che tale governo abbia recentemente rinviato al mittente, cioè ai paesi d’origine, numerosi migranti che si trovavano sul territorio libico, per cui la stessa procedura potrebbe essere attuata anche per eventuali migranti soccorsi dai mezzi della ‘’coalition di EUNavformed’’ con una procedura concordata fra governo italiano e libico, o se del caso con l’UE.

Si tratta quindi di governare la situazione  contenendo i transiti dei migranti e contrastando gli approcci di quei trafficanti, utilizzando gli assetti della forza navale, una più che adeguata forza  per mare, per contrastare gli scafisti ed i loro strumenti, e anche per una questione di deterrenza – viste le reiterate minacce all’Italia ed i recenti rapimenti del nostro personale dell’ENI- nei confronti dell’ISIS insediato soprattutto nella Tripolitania.

Un piano del genere trova riscontro nell’ acronimo dei ‘’respingimenti assistiti o meglio dei migranti riaccompagnati’’ già prefigurato da alcuni secondo una logica del tutto rispettabile,pur nelle more della auspicata Risoluzione delle Nazioni Unite; esso prevederebbe:

•     1: Unità Navali  UE e droni  in pattugliamento di fronte ai noti punti-porti di uscita dei barconi della Tripolitania e  della Cirenaica, distribuiti al limite delle acque territoriali, con il compito di esercitare una stretta sorveglianza e monitoraggio  dei movimenti portuali;

•     2: Comando Nave  Cavour, che gestisce le UUNN – e sommergibili  in operazioni ‘’covert’’- per la fusione delle diverse informazioni, con quelle dell’Intelligence, per disporre di una ‘’Maritime Situational Awarness’’ centrata nei porti di Zwuara, Misurata e Tripoli. Alla ricezione della notizia, avanzata e suffragata anche da informatori locali, drones o altra fonte intelligence, che da quel dato sorgitore sta salpando un barcone con migranti a bordo, scatta il dispositivo di allarme e vengono inviati gli assetti più adeguati per far fronte alla situazione;

•     3: Le UUNN designate, entrano in acque territoriali libiche , atteso che per il transito inoffensivo  –secondo il Diritto Internazionale vigente- non serve alcun permesso o autorizzazione preventiva  ed intercetta il barcone. Constatato (e documentato con video) l’episodio criminale di traffico di esseri umani, il Codice della Navigazione obbliga il Comandante ad intervenire. In concreto, le norme internazionali gli impongono di: (I) arrestare gli scafisti e (II) riportare i “passeggeri” del barcone al porto di provenienza, perché l’intervento di contrasto al traffico di migranti è avvenuto mentre ancora in acque territoriali libiche;

•     4: Qualora le autorità portuali di Zwuara  o di altro sorgitore si rifiutassero di ricevere indietro i “passeggeri” del barcone (ci si immagini però le ripercussioni sui media ….), il Comando dell’Unità intervenuta, auspicabilmente ma non necessariamente italiana – grazie all’accordo con Tobruk –  li trasporterebbe (rimorchiando eventualmente il barcone,nel caso i clandestini si rifiutassero di salire sulla nave che li “salva”, loro malgrado) fino al primo porto della Libia con cui l’Italia ha l’accordo! Sembra che, comunque, dalle ultime notizie, anche il premier di Tripoli sia propenso a concordare con l’Italia una linea d’azione per il contrasto dell’immigrazione clandestina e del terrorismo…quindi ?

•    5. Il Governo di Tobruk, alla stregua di ciò che sta già facendo, li rimpatrierebbe, nei loro paesi d’origine.
Come si  può facilmente intuire, basterebbero solo un paio di interventi siffatti (anche con il successivo affondamento del barcone vuoto), opportunamente pubblicizzati dai media di tutto il mondo, per disincentivare i “clienti” ad affidarsi ancora a scafisti non più in grado di garantire loro il buon esito del “passaggio”:  questo piano di management dell’indiscriminato flusso migratorio potrà non piacere a tantissime “anime belle” e vaticanisti vari, ma riuscirebbe a ‘’sconfiggere il business dei trafficanti’’, come sostenuto dalla Mrs. PESC Mogherini e, nel contempo, eviterebbe ai comuni cittadini italici l’invasione attuale, smorzando le spigolosità sociali del momento. Esiste comunque un’altra soluzione, un piano B, che si ritiene altrettanto idoneo e accettabile.

Il progetto, già proposto  a suo tempo  anche per la Libia ed attuato positivamente nel corso dell’esodo biblico balcanico dall’Albania, presuppone sempre un accordo fra le parti, fra i due paesi e quindi fra le due Marine cooperanti.

Con la creazione di uno o più  ‘’distacchi misti’’ (allora fu creato una sorta di Comando misto, COMGRUPNAV 28 che durò per 10 anni…) con naviglio minore e personale italo-libico, presso i porti usuali di partenza dalla costa libica, alle dipendenze operative del Comando in Capo della Squadra Navale- Cincnav-  che, oltre al monitoraggio delle partenze e interventi atti a far desistere gli scafisti dall’intraprendere il viaggio, anche a tutela delle vite dei migranti  in balia, altrimenti, dei famigerati trafficanti e delle loro affiliate organizzazioni criminali, ha contribuito – e potrebbe contribuire- notevolmente anche a rimettere in piedi i vari porti,fari, ecc con una cooperazione internazionale fattiva, apprezzata da entrambe le parti.

I risultati allora sono stati assai positivi; basta far lavorare le Marine e dar loro ordini chiari, escludendo a priori  le nostre forze di Polizia imbarcate nelle loro acque territoriali (tutti ricordano il flop con la Guardia di Finanza imbarcata, proprio in Libia!).

Fermare la debacle si può e si deve; per arrestare il business e le tragedie del mare dei migranti,  la  loro indiscriminata invasione nei nostri territori, evitando forme di contrapposizione fra poveretti e di far nascere indesiderati rigurgiti razzisti, le soluzioni esistono e sono tutto sommato, semplici anche se richiedono impegno e determinazione: alla fine è solo questione di volontà…politica!

Fonte: Liberoreporter

Foto: AP. TM News, Marina Militare

Giuseppe LertoraVedi tutti gli articoli

Ammiraglio di Squadra, ha ricoperto la carica di Comandante in Capo della Squadra Navale e, per quasi 2 anni, quella di Comandante della Forza Marittima Europea in UNIFIL durante la crisi libanese. Precedentemente è stato Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo Alto Tirreno e “Senior National Representative” Italiano presso USCENTCOM per le Operazioni Enduring Freedom ed Iraqi Freedom. Comandante dell'Accademia Navale per un triennio, in precedenza ha svolto l’incarico di Capo Reparto Aeromobili. Ha comandato fra l’altro la Fregata Maestrale ed il Caccia Mimbelli.

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