Soldati francesi venduti allo Stato Islamico
di Mauro Zanon da Libero Quotidiano del 19/07/15
L’allarme del generale Trinquand: i jihadisti si arruolano nell’esercito per imparare a combattere. Poi vanno in Siria; o colpiscono l’Occidente
Djebril, 23 anni, originario di Marsiglia e guida del commando islamista che voleva attaccare la base militare Fort Bear (a Port-Vendres, vicino a Perpignan), far scorrere il sangue di altri infedeli, tagliare la testa al suo capo e filmare l’orrore con una telecamera GoPro, non era un dilettante allo sbaraglio.
Prima di indottrinarsi sui siti di propaganda jihadista e preparare con gli altri due giovani folgorati da Allah, Ismael (17 anni) e Antoine (19 anni), l’ennesimo attentato terroristico sul suolo francese, era stato un militare della Marine Nationale (fino al congedo, il 21 gennaio 2014, per «problemi di salute», secondo quanto emerso dal dossier), e quella base, dove si addestrano gli incursori speciali, la conosceva alla perfezione (anche lui era un incursore speciale).
La sua vicenda certifica l’inquietante aumento di aspiranti tagliagole con alle spalle un passato da artificieri o tiratori scelti, non da reclute, ma da specialisti che dalla difesa della Francia sono passati in men che non si dica alla decapitazione dei francesi.
«Djebril non è il primo militare francese a partire a combattere in nome dello Stato Islamico ed è estremamente inquietante», ha dichiarato giovedì mattina su Bfm.Tv Pierre Martinet, ex agente della Dgse (la Direzione dei servizi segreti francesi incaricata delle missioni all’estero, ndr).
E lo è, proprio «perché sono delle persone formate a passare all’azione nella clandestinità e inoltre formati all’armamento, all’utilizzo degli esplosivi e alle tecniche di combattimento».
Non sono insomma degli sprovveduti, dei ragazzini impacciati che impugnano armi o granate senza rendersi conto di quello che hanno tra le mani, ma dei veterani, degli esperti in materia e con alle spalle una solida formazione militare.
A gennaio, le informazioni diramate dalla radio Rfi, secondo cui una decina di soldati francesi, poco dopo gli attentati di Charlie Hebdo e dell’Hyper Cacher, erano volati in Siria e in Iraq agli ordini del Califfato, aveva mandato nel panico il governo e allertato l’intelligence francese.
Il ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, si era precipitato ai microfoni di Rtl per cercare di tranquillizzare il paese e minimizzare i rischi di una diffusione del fenomeno a macchia d’olio, dichiarando che i casi di soldati francesi divenuti jihadisti erano di «estrema rarità».
Tuttavia, Le Drian si era ben guardato dal comunicare le cifre esatte.
Il generale Dominique Trinquand (nella foto sotto), esperto di questioni di sicurezza militare, è stato tra i primi a denunciare frontalmente l’espansione del fenomeno e allo stesso tempo ad abbattere l’altro tabù che inquieta le autorità francesi: «Un certo numero di jihadisti ha interesse ad entrare nell’esercito francese per formarsi».
Islamisti nascosti, jihadisti col sorriso, che si fanno reclutare nelle forze dell’Armée per affinare la loro destrezza e conoscenza delle armi e degli esplosivi.
Per questo, ha sottolineato il generale, vanno dati più mezzi e va migliorata l’efficienza dei servizi segreti interni all’esercito, e soprattutto della Dpsd (Direction de la Protection et de la Sécurité de la Défense), la Direzione «incaricata di scrutare e segnalare i soldati» sospetti, al fine di prevenire i rischi di radicalizzazione.
Tra i “foreign fighters” francesi ci sono tutti i profili possibili: musulmani modello con le scuole migliori alle spalle divenuti esperti di esplosivi, francesi convertiti alla causa jihadista, ma anche ex militari della Legione straniera ed ex paracadutisti. Con Djebril arriva la conferma di una tendenza che gli specialisti dell’antiterrorismo giudicano pericolosissima per la sicurezza della Francia.
Foto EMA France Defence e CNN
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