Somalia: Amisom caccia gli Shabaab dal Basso Giuba
Sembra aver sortito i primi successi l’offensiva militare contro il gruppo jihadista somalo al Shabaab lanciata la scorsa settimana dalla Missione dell’Unione africana in Somalia (Amisom) e dall’Esercito nazionale somalo (Sna) nelle regioni di Bai e di Gedo, nel sud del paese. Ieri le truppe keniote – che insieme a quelle etiopi guidano la missione – hanno infatti ripreso il controllo della città strategica di Bardere, situata nella regione di Gedo, al termine di brevi combattimenti avvenuti all’esterno del centro abitato.
L’operazione, il cui nome in codice è “Corridoio di Giuba” (dal nome del fiume che nasce nell’altopiano etiope e sfocia nei pressi del porto di Chisimaio, nell’Oceano Indiano), ha l’obiettivo dichiarato di liberare i territori del basso corso del fiume, ancora sotto il controllo di al Shabaab.
“L’operazione si propone di riprendere il controllo della principale rotta di rifornimento dei ribelli e di facilitare la consegna degli aiuti umanitari alla popolazione che vive nelle zone controllate da al Shabaab”, ha dichiarato nei giorni scorsi il vice comandante di Amisom per le operazioni sul campo, maggior generale Mohammedesha Zeyinu.
Attualmente al Shabaab controlla gran parte del corso di entrambi i principali fiumi della Somalia, il Giuba e l’Uebi Scebeli, e la riconquista di almeno uno dei due corsi d’acqua rappresenta l’obiettivo strategico a medio termine per le truppe dell’Amisom.
La cattura di Bardere, si legge in un comunicato dell’esercito keniota, costituisce una “pietra miliare” nella lotta contro al Shebab, dal momento che il grande ponte sul Giuba situato alla periferia della città ha consentito finora agli insorti islamisti di trasportare i rifornimenti per le loro milizie e di compiere incursioni in territorio keniota.
Commentando la riconquista di Bardere, il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha dichiarato oggi che l’operazione segna una netta sconfitta per gli scettici. “Da quando sono diventato presidente, tre anni fa, ho fatto della sicurezza e della stabilità della Somalia la mia priorità assoluta.
Tre anni fa molti definivano la promessa troppo ‘ambiziosa’, ma abbiamo dimostrato agli scettici che si sbagliavano”, ha detto Mohamud in una dichiarazione riportata il 24 luglio dalla Bbc.
“Non c’è futuro nell’estremismo. Le nostre porte restano aperte a coloro che sono disposti a rinunciare a questa falsa chiamata e ad unirsi agli sforzi di ricostruzione del nostro popolo e del nostro paese. È l’ora di farlo”, ha aggiunto il presidente somalo. Nel frattempo, a poche ore dall’annuncio della riconquista di Bardere, almeno 15 persone sono rimaste uccise ieri in un’offensiva condotta dalle truppe della missione Amisom e dall’esercito nazionale di Mogadiscio a Jungal, circa 40 chilometri a ovest di Bardere.
Negli scontri al Shabaab avrebbe avuto la peggio perdendo mezzi, armi e munizioni. “Il nuovo compito della missione dell’Unione africana e dell’esercito somalo è quello di avanzare verso la città di Bandera, ormai da cinque anni sotto il controllo dei militanti di al Shabaab”, ha affermato il generale somalo Abdullah Osman Isaaq , il quale non ha tuttavia fornito una stima precisa delle perdite negli scontri. A Jungal le forze di Amisom avevano già attaccato con durezza al Shabaab la scorsa settimana uccidendo almeno 51 militanti con colpi d’artiglieria.
Si tratta di una delle più importanti basi del gruppo jihadista per la pianificazione delle operazioni nella regione di Gedo, nella quale i miliziani hanno notevolmente aumentato la propria presenza negli ultimi tempi. Nel frattempo, le forze di Amisom hanno rafforzato le misure di sicurezza lungo il confine con il Kenya (paese che guida la missione dell’Unione africana) in vista della visita del presidente statunitense Barack Obama a Nairobi, in programma a partire da domani.
Quella contro al Shabaab è una guerra che ha conosciuto alti e bassi negli ultimi anni ma che ha fatto registrare indubbi successi grazie anche all’offensiva condotta dalla missione Amisom contro le roccaforti localizzate lungo la costa tra le città di Mogadiscio e Chisimaio.
Tuttavia, l’evoluzione sempre più transregionale di al Shaabab – testimoniata dai sanguinosi attentati al centro commerciale Westgate di Nairobi, nel settembre 2013, e dalla più recente strage all’università di Garissa, nell’aprile scorso – conferma l’obiettivo del gruppo di reinventarsi sempre più come gruppo terroristico regionale.
Inoltre, il tragico attentato terroristico che il 26 giugno scorso ha provocato la morte di più di 50 vittime presso la base Amisom di Leego, nel sud del paese, è la chiara dimostrazione che al Shabaab, seppure fortemente indebolito, rimane operativo sul territorio somalo e mantiene il controllo di quella parte del paese che ha strappato ai governativi.
La missione Amisom, avviata otto anni fa, conta attualmente più di 20 mila soldati forniti da Uganda, Burundi, Gibuti, Kenya ed Etiopia e il suo mandato è stato rinnovato nell’ottobre scorso dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, la cui risoluzione 2182 ha dato il via libera alla proroga della missione in Somalia fino al 30 novembre 2015.
Inoltre, il Consiglio ha esteso il mandato della missione, autorizzandola a prendere tutte le misure volte a promuovere il sostegno al dialogo nazionale, garantendo al contempo la libera circolazione e la protezione di tutti i soggetti coinvolti nel processo nazionale di riconciliazione, tra cui i leader politici e religiosi, i capi clan e i rappresentanti della società civile.
“Il territorio in mano agli al Shabaab in Somalia è stato sistematicamente ridotto”, grazie al “lavoro collettivo” svolto insieme con i Paesi africani come Kenya, Uganda ed Etiopia, ma il problema non è risolto” ha detto il 25 luglio il presidente statunitense Barack Obama da Nairobi, sottolineando che i “gruppi terroristici” come al Shabaab sono “sempre in grado di colpire civili”.
Al Kenya, Obama ha chiesto una “maggiore condivisione dell’intelligence con gli Usa”. La risposta degli Shabaab non si è fatta attendere. Lo stesso giorno i miliziani hanno ucciso un deputato somalo e due guardie del corpo e il giorno successivo un camion bomba ha ucciso 15 persone davanti all’Hotel Jazira, sempre nella capitale somala.
(con fonte Agenzia Nova)
foto: AMISOM, AP, AFP, Reuters
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