Le opportunità della "legge navale”

Tutto si può dire tranne che la cosiddetta “Legge Navale” (anche se, più correttamente, il provvedimento in oggetto dovrebbe essere definito “Programma Navale”) deliberata dal Parlamento e avviata dalla Marina Militare non abbia suscitato un notevole interesse.

La sua portata in termini di quantità e qualità di nuove unità, l’impegno finanziario previsto e l’importante coinvolgimento dell’industria nazionale rendono infatti tale programma un qualcosa di unico non solo per il nostro Paese ma anche nello stesso panorama internazionale.

Ecco dunque che ogni occasione per approfondirne i vari aspetti non può che dirsi benvenuta; soprattutto in considerazione del fatto che sebbene se ne stia parlando molto e già da diverso di tempo, spesso si ricava la sensazione che in realtà non sia stato detto abbastanza.

Il gioco di parole potrà non essere tra i più originali; oggettivamente però, si deve rilevare come diversi aspetti (in particolare quelli più squisitamente tecnici, senza dimenticare i requisiti operativi di certe piattaforme) rimangano ancora avvolti da un certo mistero, contribuendo a conservare un velo di opacità che, a questo punto, appare oggettivamente incomprensibile.

Si diceva delle occasioni utili per approfondire le tematiche legate a tale programma; ebbene, particolarmente interessante si è rivelata quella organizzata dalla Confindustria di La Spezia e cioè una tavola rotonda tenutasi il 24 luglio scorso presso le strutture congressuali di Porto Lotti sul tema: “Legge Navale: quale opportunità per il Paese e per le industrie del territorio”.

Che cosa è la “Legge Navale”
Prima di procedere oltre però, qualche breve cenno sulla, sia pur breve, storia di questo programma; il primo passaggio importante si ha alla fine del 2013 allorquando nella Legge di Stabilità 2014 viene inserito il provvedimento che autorizza contributi ventennali, scadenzati negli anni, da iscrivere nel bilancio del Ministero dello Sviluppo Economico: «Al fine di assicurare il mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale e nel quadro di una politica comune europea, consolidando strategicamente l’industria navalmeccanica ad alta tecnologia». Il totale della somma stanziata è pari 5,8 miliardi di euro mentre quale forma di finanziamento è prevista l’accensione di mutui.

Nel giro però di pochi mesi, in occasione di una delle solite “sforbiciate” ai fondi destinati alle Forze Armate, si registra per l’appunto un taglio ai fondi destinati a quella che ormai viene definita “Legge Navale”; taglio che comporta una discesa della somma disponibile fino al livello attuale di 5,4 miliardi di euro circa.

Nel frattempo, si precisano anche i suoi contorni esatti, con una definizione più puntuale delle unità da costruire e cioè 6 (più 4 in opzione) Pattugliatori Polifunzionali d’Altura (PPA), una unità anfibia multiruolo LHD (Landing Helicopter Dock), una unità da supporto logistico o LSS (Logistic Support Ship) e, infine, 2 mezzi veloci per gli Incursori.

Un secondo appuntamento importante avviene alla fine dello scorso anno, con il passaggio parlamentare degli Atti del Governo 116  (Programma pluriennale di A/R n. SMD 01/2014, relativo la programma navale per la tutela della capacità marittima della Difesa) e 128 (Utilizzo dei contributi pluriennali). Un passaggio nell’ambito del quale si torna a ricordare, e a sottolineare, come la Marina Militare sia destinata a perdere ben 51 unità navali nel prossimo decennio, parte delle quali da sostituire in tempi relativamente rapidi mentre altre potrebbero essere sostituire su in un secondo momento facendo perno su di un (per ora auspicato) secondo “Programma Navale”.

Si aggiunga che i bilanci ordinari della Difesa non sono assolutamente in grado di assicurare le risorse necessarie a garantire un adeguato ritmo costruttivo ed ecco che il quadro futuro può dirsi definito, con una Marina Militare stessa ridotta ai minimi termini (e con vistosi buchi in termini di capacità per la completa scomparsa di alcuni specifici tipi di piattaforme).

Ma oltre all’aspetto più propriamente legato alle esigenze della Forza Armata, l’importanza della “Legge navale” si declina anche sul fronte delle sue ricadute industriali e occupazionali laddove si consideri che la percentuale di “Made in Italy” sulle unità previste sarà a dir poco elevata.

L’esame parlamentare si conclude con l’approvazione di entrambi gli atti da parte delle Commissioni Difesa di Senato e Camera anche se quest’ultima vi aggiunge delle condizioni, soprattutto con riferimento all’atto 128 e alla importante novità intervenuta con la Legge di Stabilità 2015; in quest’ultima è infatti previsto l’abbandono dei mutui a favore di un finanziamento diretto per un passaggio di non poco conto visto che, in questo modo, la somma stanziata risulta interamente disponibile in quanto non più gravata dagli interessi. Da questo punto di vista si deve tuttavia notare che non è stata ancora fatta sufficiente chiarezza sull’impatto che tale novità potrà avere, in particolare, sul numero di unità che saranno costruite.

Passano pochi mesi ed ecco materializzarsi i primi contratti e, quindi, l’ingresso in una fase più “concreta”.

E’ il 5 maggio scorso quando giunge l’annuncio da parte di OCCAR (Organisation Conjointe de Coopération en Matière d’ARmament) dell’integrazione nella stessa Organizzazione dei programmi relativi ai PPA (6 unità, più 4 in opzione) e alla LSS (1 unità); un’integrazione che, ovviamente, giunge a seguito della firma dei relativi contratti con le autorità italiane, per un controvalore totale di circa 2,3 miliardi di euro a favore del Raggruppamento Temporaneo d’Impresa, RTI, costituito fa Fincantieri e Finmeccanica. Significativa, a questo proposito, la scelta di affidare la gestione di questa parte di programma a tale organismo europeo, così come l’inclusione della fornitura del supporto al ciclo di vita nei primi 10 anni, comprensiva dell’ILS (Integrated Logistic Support) e dell’ISS (In Service Support).


Da notare che nella documentazione fornita alle Commissioni Difesa il costo di realizzazione complessivo di 6 PPA e di una LSS era stato indicato in 2,945 miliardi di euro (2,62 miliardi per i PPA e 325 milioni per la LSS).

In assenza poi di informazioni ufficiali, appare comunque logico ipotizzare che tali piattaforme siano realizzate presso il Cantiere Navale Militare integrato, comprendente gli stabilimenti di Riva Trigoso e Muggiano.

La tempistica prevede attualmente la consegna del primo PPA (in versione Light) nel 2021, con il completamento delle 6 unità a oggi previste nel 2025 (e la consegna del primo PPA in versione Full nel 2023); resta peraltro da chiarire in maniera definitiva la vicenda dei finanziamenti e, di conseguenza, la possibilità di esercitare l’opzione per le unità aggiuntive, nonché l’esatta suddivisione tra Light e Full. Per quanto riguarda la LSS, consegna è prevista nel 2019.

Nuovo, e fino a oggi ultimo, passaggio appena un mese fa con l’annuncio della firma del contratto con il Ministero della Difesa (del valore di 1,1 miliardi di euro circa) per la fornitura di una LHD che sarà realizzata, ovviamente, dallo stesso RTI; nell’ambito del contratto è inoltre prevista, anche in questo caso, la fornitura di un ILS e di un ISS per un periodo di 10 anni.
Sempre con riferimento ai documenti Parlamentari, si ricorda inoltre che il costo di realizzazione della LHD era stato indicato in 844 milioni di euro.

Da evidenziare la (più che probabile) scelta di Fincantieri dello stabilimento di Castellammare quale sito per la realizzazione di questa unità anfibia, con le fasi di prove finali e consegna da svolgere comunque (e con ogni probabilità) presso il cantiere del Muggiano; la consegna della LHD è infine prevista nel 2022.

L’auspicio è che la firma di tali questi contratti riesca ad aumentare la quantità e la qualità delle informazioni su queste nuove piattaforme visto che, eccezion fatta per le lunghe disquisizioni sulle capacità duali, restano da chiarire alcuni punti importanti; sia rispetto alla LHD sia, anzi soprattutto, rispetto ai PPA (ciò anche in virtù delle non poche differenze esistenti tra le versioni cosiddette Light e Full).

Gli interventi
Esaurita questa sorta di breve cronologia degli eventi di maggior rilievo, è il momento di passare in rassegna i passaggi più significativi di una Tavola Rotonda affollata e partecipata.

Nel suo intervento introduttivo, il Presidente di Confindustria La Spezia Dott. Giorgio Bucchioni ha posto l’accento, nell’ambito di un’analisi ad ampio spettro, sull’importanza dell’industria manifatturiera per il nostro Paese, ricordando allo stesso tempo quanto quest’ultima abbia sofferto in questi anni di crisi.

Ecco dunque che la “Legge Navale” si trasforma in un’opportunità importante per l’Italia in generale ma anche, e soprattutto, per il territorio ligure. In questa ottica è stata lodato lo storico connubio con la Marina Militare e la grande importanza di 2 grandi gruppi industriali come Fincantieri e Finmeccanica, presenti in maniera massiccia nello Spezzino.

Concetti sostanzialmente ribaditi nel saluto del Sindaco di La Spezia, Dott. Massimo Federici, laddove si è ribadito come questo provvedimento rappresenti davvero un’opportunità unica, da cogliere e sviluppare al fine di valorizzare il distretto industriale ligure impegnato nel settore, anche nella prospettiva dell’auspicata creazione di un polo tecnologico della Difesa che metta a fattor comune le esperienze dell’industria, dell’Università e della Forza Armata.

Scontato, ma non per questo meno importante, l’accorato appello affinché questa stessa “Legge Navale” riesca a valorizzare in pieno le potenzialità del distretto ligure, non solo quale mero “esecutore” dei lavori ma anche facendo diventare una sorta di “testa pensante” nell’ambito delle varie attività che si andranno a svolgere.

Uno dei leit-motiv degli interventi svolti dai vari Parlamentari presenti, in particolare dal moderatore Sen. Massimo Caleo e dal suo collega Vito Vattuone, è stato il ricordo delle difficoltà incontrante nel 2013 quando, nel pieno del dibattito sulla Legge di Stabilità 2014, i tentativi (anche dell’ultimo minuto) di far naufragare il provvedimento a favore della Marina Militare non furono certo di poco conto.

Il senso di questo ricordo è che, in definitiva, il provvedimento approvato non può certo essere definito un atto di “ordinaria amministrazione”; soprattutto alla luce delle frequenti polemiche che riguardano il tema delle spese militari.

Un tema che, soprattutto il Senatore Vito Vattuone (membro della Commissione Difesa al Senato) ha voluto stigmatizzare, sottolineando da un lato la assoluta congruità di un simile stanziamento a favore della Marina di fronte alle esigenze del nostro Paese rispetto a un Mare Mediterraneo che riveste un’importanza straordinaria ai fini della nostra sicurezza e della nostra economia.

Di più, esso consentirà di conservare grandi capacità industriali e tecnologiche (laddove, proprio il tema della conservazione di un certo vantaggio tecnologico della nostra industria della Difesa è stato uno dei fili conduttori di tutta la tavola rotonda), garantendo al tempo stesso una fondamentale autonomia sia in termini di capacità produttive sia in termini militari e conferendo alla Marina (nonché alle stesse Forze Armate nel loro complesso) maggiori capacità operative.

Concetti sostanzialmente fatti proprio dal Presidente del Distretto Ligure della Tecnologia Marina (e già Sottosegretario alla Difesa) Lorenzo Forcieri il quale è tornato a ribadire l’importanza del “fare sistema” tra tutti gli attori presenti sul territorio, a partire dalle imprese per finire all’università; sottolineando in questo senso il ruolo dello stesso Distretto e cioè una realtà nella quale già oggi operano in sinergia questi stessi attori nonché la Marina Militare.

In questo senso, è parso utile il richiamo a 2 ulteriori aspetti; le necessità di far diventare questa “Legge Navale” da un lato una fonte di stimolo sul fronte della ricerca (anche in funzione della già richiamata necessità di conservare un vantaggio tecnologico) e, dall’altro, l’occasione per coinvolgere maggiormente il mondo delle PMI (Piccole Medie Imprese).

Memore poi dei suoi trascorsi in politica, lo stesso Forcieri, riallacciandosi a quanto detto dal Sen. Vattuone, ha sottolineato l’esigenza di alimentare il dibattito su di una (ancora scarsa) cultura della Difesa e della Sicurezza; esigenza resa ancora più forte dall’attuale momento storico, così gravido di crisi e incertezze.

Una nota in qualche modo di speranza è arrivata dal Presidente della Liguria Giovanni Toti il quale ha riportato la propria esperienza personale, fatta di crisi industriali occupazionali (grandi e piccole) della Regione da lui stesso guidata; ebbene, in un panorama così difficile, un investimento di queste proporzioni diventa davvero importante per la Liguria ma, in definitiva, per tutta l’Italia.

Di più, vista la sua importanza, non si è mancato di formulare l’auspicio che esso diventi un’occasione per ragionare su un nuovo modello di sviluppo, anche di fonte alla possibilità di sviluppare tecnologie a uso duale; con queste ultime utili quindi per allargare la base di prodotti offerti, anche in funzione dell’export.

Tema dell’investimento che è stato ripreso pure dal Sen. Massimo Mucchetti, anche in una prospettiva per certi versi più “polemica”; nella misura in cui si è voluto sottolineare come, nell’ambito di una spesa pubblica spesso sotto attacco, proprio il capitolo dedicato agli investimenti ne diventa la parte in qualche modo positiva.

Di più, in un’epoca caratterizzata dalla scarsità delle risorse, sarebbe quanto mai opportuno domandarsi se abbia più senso concentrarle sul capitolo dei consumi o su quello degli stessi investimenti. Una domanda in qualche modo retorica visto ciò che questi ultimi sono in grado di mettere in moto; a partire dal settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica per arrivare alle ricadute in termini di fatturato nonché di occupazione.

Il punto di vista dell’industria…
Argomenti, questi ultimi, che sono risultati centrali nell’ambito degli interventi dell’Ambasciatore Vincenzo Petrone, Presidente di Fincantieri, e del Dott. Giovanni Soccodato, responsabile per le strategie del gruppo Finmeccanica.

Il primo ha “snocciolato” una serie di fatti e cifre utili per capire l’impatto che la “Legge Navale” avrà sul territorio ligure; da qui fino al 2018, è previsto un aumento di 3.000 dipendenti (diretti e indiretti), 1.500.000 ore lavorative a regime e un pieno impiego del Cantiere Navale Militare Integrato.

Ma non è tutto, gli effetti della Legge Navale si faranno sentire anche in termini di volume di acquisti che saranno effettuati sul territorio e, elemento ancor più importante, tutti questi effetti si faranno sentire almeno fino al 2025, se non oltre. Uno dei passaggi più importanti dell’intervento dell’Amb. Petrone è stata però la rivendicazione della centralità del settore militare nell’ambito del gruppo Fincantieri, il volume di fatturato e il grado di innovazione tecnologica da esso garantiti, rimangono un elemento di forza per Fincantieri stessa.

Prendendo spunto dai dati forniti dall’Amb. Petrone, e in particolare quello relativo al moltiplicatore dell’industria della Difesa che stabilisce come ogni euro investito nel settore ne produce 3,9 di valore finale, il Dott. Soccodato ha messo in luce la natura decennale della “Legge Navale”; un arco di tempo sufficientemente ampio per consentire all’industria in generale, e a Finmeccanica in particolare, di pianificare in maniera ottimale gli investimenti previsti.

Questo da più certezze alle imprese e contribuisce a rafforzare la già stretta collaborazione esistente tra il mondo dell’industria e quello delle FFAA.

E per dare un’idea di cosa sarà in grado di fare la “Legge Navale”, non è mancato un elenco di prodotti nuovi che le aziende del gruppo Finmeccanica potranno sviluppare: per quanto riguarda Selex ES si parla del nuovo AESA DBR (Active Electronically Scanned Array, Dual Band Radar) a 4 facce fisse e in doppia banda (X/C), dell’altrettanto nuovo radar in banda L ad antenna rotante, per OTO Melara (oltre alla prosecuzione dei programmi relativi al munizionamento guidato da 76 e 127 mm), sarà sviluppato il 76/62 “sovraponte”, il nuovo sistema di lancio per contromisure nei confronti dei missili e dei siluri e nuove torrette remotizzate da 25 mm mentre WASS si occuperà di sviluppare le nuove cortine lineari per la scoperta di minacce subacquee.

A margine della tavola rotonda, e a seguito di un finanziamento aggiuntivo, si è inoltre appreso che MBDA avrà a disposizione dei fondi supplementari per implementare il lavoro di sviluppo della versione ER (Extended Range) del proprio missile antinave Marte.

Entrambi i rappresentanti dell’industria hanno poi voluto rimarcare da un lato il rinnovato impegno a rendere ancora più forte le sinergie tra Fincantieri e Finmeccanica e, dall’altro, un analogo impegno a lavorare “on budget” e “on time” rispetto ai costi e ai tempi definiti dal committente; e ciò anche in considerazione del fatto che un prodotto di successo (sotto ogni suo punto di vista) può avere migliori chance anche sul mercato dell’export.

… e quello della Marina
Molto atteso, com’è ovvio che fosse, l’intervento del Capo di Stato Maggiore della Marina, l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, peraltro tra i primi a parlare, al quale è stato anche tributato un applauso per il suo ruolo fondamentale nella promozione prima e approvazione poi della “Legge Navale”.

Non molte le novità presentate e, visto il consesso/contesto, ci si è sostanzialmente limitati a tratteggiare i passaggi essenziali di quanto fatto nonché di quanto si farà.

Dopo aver anch’egli ricordato le difficoltà nel vedere l’approvazione da parte del Parlamento di un simile provvedimento, Il CSM ha provveduto a ricapitolare i numeri in gioco: 6/7 PPA, 1 LHD, 1 LSS e 2 UNPAV (Unità Navali Polivalenti ad Altissima Velocità). Di fatto, proprio con questo passaggio si esauriscono le novità.

Da una parte infatti si conferma che la decisione assunta nella Legge di Stabilità 2015 di trasformare da mutuo a finanziamento diretto la somma stanziata, rende disponibili fondi aggiuntivi; dall’altra, si segnala il “battesimo” ufficiale dei 2 mezzi minori i quali, peraltro, è previsto vadano a contratto entro la fine dell’anno.

Per quanto riguarda le risorse in realtà, l’Amm. De Giorgi non si è voluto sbilanciare più di tanto; in pratica, il settimo PPA non viene dato ancora per certo e, obiettivamente, la cosa appare abbastanza sorprendente.

Considerando infatti che, a oggi , sono stati assegnati contratti pari 4,6 miliardi di euro circa, rispetto ai 5,4 stanziati ne restano ancora disponibili 0,8; ora, tenendo conto che il costo di realizzazione previsto per i 2 UNPAV (dato contenuto nell’Atto del Governo che definiva l’utilizzo dei contributi pluriennali) è indicato in 40 milioni di euro, i margini per costruire tale settima unità sembrerebbero esserci proprio tutti.

Anzi, abbassando il livello delle pretese e privilegiando la quantità (visto l’elevato numero di unità da dismettere nei prossimi anni) si potrebbe perfino ipotizzare la realizzazione di 2 piattaforme in versione Light.

Lo stesso De Giorgi ha poi ricordato ancora una volta quelli che sono i tratti caratteristici della “Legge Navale”; da un punto di vista tecnico, l’elevata attenzione per il “dual use”, il rispetto dell’ambiente (con il diretto riferimento all’impiego di biofuel e/o gas quali combustibili) e l’elevata modularità (tale da trasformarsi, tra l’altro, in un’elevata disponibilità operativa).

Da quello economico, sono stati rimarcati i vantaggi in termini di impiego delle capacità produttive delle aziende impegnate, il mantenimento di elevati livelli occupazionali (con, al contempo, il mancato ricorso ad ammortizzatori sociali), il ritorno fiscale per lo Stato (indicato in 2,5 miliardi di euro), il mantenimento di adeguati livelli tecnologici in settori importanti (navalmeccanica, elettronica della difesa, sistemi d’arma); con un dato che, per certi versi risalta sugli altri: il 90% del lavoro previsto rimarrà nel nostro Paese.

Per ciò che riguarda le caratteristiche delle varie piattaforme, nessun elemento particolarmente nuovo mentre si segnala una forte attenzione nei confronti dei PPA. Il progetto relativo a quest’ultima piattaforma si dimostra così quello di maggior interesse, tanto che lo stesso Amm. De Giorgi ne ha ampiamente illustrato (con l’aiuto di slide) le caratteristiche peculiari; dall’apparato motore che potrà operare in 3 diverse modalità (sui motori elettrici, sui diesel e con la turbina a gas inserita), alle più che adeguate dotazioni aeronautiche fino all’ampia disponibilità di spazi aggiuntivi.

Da quello presente a centro-nave e in grado di ospitare fino a 8 container e/o RHIB e/o piccoli mezzi da sbarco (serviti da una gru da 20 tonnellate a 14 metri e da 2 “davit” da 10 tonnellate), a quello situato sotto il ponte di volo che può ospitare fino a 5 container e/o RHIB e che è servito da un carroponte da 10 tonnellate oltreché da un sistema di rilascio poppiero degli stessi battelli a chiglia rigida.

Molta attenzione anche nei confronti della nuova configurazione della plancia di comando che, grazie al ricorso a sistemi di realtà aumentata, consentirà a 2 soli uomini di equipaggio di governare molte funzioni della nave, richiamando così alla mente l’immagine di un vero e proprio cockpit aeronautico.

Le slide presentate (evidentemente relative alla versione Full) hanno poi fornito un quadro più preciso della dotazione di sistemi di queste piattaforme; si distingue perciò il già citato radar a 4 facce fisse Dual Band a livello di sensori, una importante serie di sistemi di comunicazione di nuova generazione e, a livello di sistemi d’arma, i diversi pezzi d’artiglieria (un pezzo da 127/64 mm, l’oramai noto 76/62 “sovraponte”, le 2 mitragliere da 25 mm) nonchè diversi sistemi missilistici (8 contenitori-lanciatori per i Teseo antinave e le celle di lancio verticale per il sistema SAAM ESD).

Tutto ciò a conferma del fatto che, a dispetto di una denominazione ufficiale (molto) all’insegna del “politically correct”, le piattaforme che si andranno a costruire avranno (soprattutto per la Full) caratteristiche complessive molto spinte; tipiche di unità quali le fregate.

Ovviamente, la questione non è affatto solo semantica ma, più in generale, riguarda alcuni aspetti fondamentali della cosiddetta “Legge Navale”. Perché se le esigenze della Marina Militare sono reali/indiscutibili e se, dunque, il provvedimento approvato dal Parlamento potrebbe essere definito altrettanto doveroso/improcrastinabile, ciò non di meno alcuni suoi passaggi non sono apparsi ugualmente chiari.

Su di una questione invece non ci saranno dubbi; quando il programma di costruzione sarà completato, la nostra Marina Militare sarà sicuramente dotata di piattaforme molto moderne che ne affiancheranno altre comunque tutt’altro che datate. Certo, qualche perplessità sulla sostenibilità di un simile complesso di unità (a fronte dei bilanci della Difesa italiana) rimane; così come, dopo aver impegnato così tante risorse su di un numero relativamente ristretto di unità, il pericolo di un qualche “buco” in termini di capacità.

Ma, ovviamente, la previsione del futuro non è affatto un’attività semplice e, di conseguenza, per il momento non resta che seguire l’evoluzione di questa “Legge Navale”, puntando all’obbiettivo di farla diventare davvero un’opportunità di crescita per la Marina Militare stessa, per le Forze Armate nel loro complesso e per l’industria del nostro Paese.

Foto: Ansa. Marina Militare, Confinndustria, MBDA, Oto Melara, Fincantieri, Finmeccanica

Giovanni MartinelliVedi tutti gli articoli

Giovanni Martinelli è nato a Milano nel 1968 ma risiede a Viareggio dove si diplomato presso l’Istituto Tecnico Nautico per poi lavorare in un cantiere navale. Collabora con Analisi Difesa dal 2002 occupandosi di temi navali in generale e delle politiche di Difesa del nostro Paese in particolare. Fino al 2009 ha collaborato con la webzine Pagine di Difesa.

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