Il Pentagono vuole più missioni per i droni

Il Pentagono punta a un aumento significativo del numero di voli di droni americani. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali il piano è quello di aumentare del 50 per cento il numero dei voli giornalieri di droni per rafforzare la sorveglianza e la raccolta di informazioni di intelligence in aree di crisi quali Ucraina, Iraq, Siria, Mar Cinese Meridionale e Nord Africa.

Si tratta del primo aumento significativo nell’impiego statunitense dei droni dalla campagna varata dal presidente Obama nel 2011 che intensificò le operazioni affidate ai velivoli senza pilota  (UAV).

L’incremento dei voli dei velivoli teleguidati dovrebbe significare anche un incremento dei raid aerei affidati a questi velivoli che secondo alcune stime avrebbero ucciso negli ultimi anni oltre 3 mila persone tra cui civili (i cosiddetti “danni collaterali”). In base al nuovo piano l’impiego dei droni verrebbe consentito a diverse agenzia (CIA, Esercito, Comando Operazioni Speciali  e contractors)

L’impiego di droni per raccogliere informazioni e condurre attacchi è cresciuto in modo esponenziale nelle forze statunitensi rispetto ai 5 voli al giorni registrati nel 2004 fino ai 61 di oggi (circa un terzo gestite dalla CIA) e ai 90 voli previsti entro il 2019 (60 dei velivoli dell’USAF, 16 dell’Army, 4 delle forze speciali e 10 delle altre “agenzie governative” e contractors) e ci si riferisce solo ai velivoli della categoria medio-grande quali MQ-1 Predator e MQ-9 Reaper.

Foto: Patrick Fallon/Reuters e US DoD

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