La NATO si allarga nei Balcani: il punto di vista russo

Il controllo della NATO sull’Europa orientale è quasi completo. Fuori dall’Alleanza sono rimasti solo pochi paesi, tra questi: la Serbia, il Montenegro, la Macedonia.
Tutti tre questi paesi sono accumunati dal fatto: d’essere slavi, ortodossi, e di provare forti simpatie per la Russia. Mentre Montenegro e Macedonia hanno da tempo espresso il loro desiderio di diventare membri della NATO, la Serbia ha dimostrato di essere più refrattaria.

I serbi non hanno dimenticato la guerra con la NATO del 1999 che provocò la morte di tanti civili innocenti. L’opinione pubblica non ha mai mostrato simpatie per la NATO, pertanto Belgrado in passato ha dichiarato la sua neutralità e il rifiuto d’aderire ad alleanze militari. Ora in Serbia le posizioni non sono così univoche e chiare e  l’orientamento di una parte considerevole della sua classe politica non sembra coincidere con una fetta importante dell’opinione pubblica.

Del resto l’Occidente, con Stati Uniti in testa, ambisce a “strappare” il Paese dall’influenza russa esercitando pressioni molto forti. Washington, fiduciosa che il Paese entrerà nella NATO, sottolinea costantemente che per la Serbia le porte dell’Alleanza Atlantica sono già aperte.

Specie dopo l’avvicinamento progressivo alla Ue che rafforza la tendenza a perseguire aspirazioni euro-atlantiche.
L’attuale leadership serba sembra mantenersi in un difficile equilibrio tra il desiderio di compiacere l’Occidente e gli umori dell’opinione pubblica del Paese non senza il rischio di ambiguità.  

Se la situazione in Serbia appare però ancora incerta, non è altrettanto incerta in Montenegro. La NATO, definendolo “candidato perfetto” è già pronta a includere il Montenegro al suo interno.
Podgorica ha intrapreso il cammino di adesione verso la NATO già dal 2010, per ottenere subito dopo lo status di “paese candidato” ed è probabile che riceverà l’invito ufficiale d’adesione nel mese di dicembre 2015 alla riunione dei ministri degli Esteri dell’UE.

Tuttavia, non va dimenticato che solo l’anno scorso il Montenegro declinò l’invito d’entrare nell’Alleanza: innanzi tutto non aveva ancora terminato la riforma del settore difesa, in secondo luogo, nell’opinione pubblica prevalevano ancora gli oppositori verso l’adesione. Quest’anno, però, la riforma è stata completata e i sondaggi d’opinione, per la prima volta, hanno mostrato il consenso della popolazione verso la NATO.

Le autorità montenegrine sperano che l’eventuale entrata nell’Alleanza non influenzerà le loro relazioni con la Russia.
Mosca, a tal proposito, si è già pronunciata esprimendo il proprio dissenso; il rappresentante permanente della Russia presso la NATO Alexander Gruško nel corso di una videoconferenza organizzata da “Rossija Segodnja” ha dichiarato: “In modo univoco questo è un passo negativo per la sicurezza europea e per le nostre relazioni con il Montenegro, perché, palesemente, si tratta di un Paese a noi strettamente legato da legami storici, comunanza spirituale, relazioni umane… che aderisce a un’organizzazione, per usare un eufemismo, ostile nei rapporti con la Russia”. 
La questione principale rimane però aperta, ossia, la possibilità che il territorio montenegrino arrivi presto a ospitare basi militari NATO.

In Russia su questo tema i pareri sono discordanti. Il vice direttore dell’Istituto di analisi politica e militare Aleksandr Chramčichin, senza destare allarmismo, sostiene:  “Se anche queste basi dovessero mai comparire, saranno comunque abbastanza lontane”.

Altri esperti ritengono che l’entrata del Montenegro nella NATO rappresenti persino una condizione favorevole per la Russia, dal momento che nell’Alleanza ci sarà un Paese di più, in buoni rapporti con Mosca.

Non tutti però in Russia sono d’accordo con queste posizioni ottimistiche. Il vice direttore della commissione per gli affari internazionali della Duma Leonid Kalašnikov ritiene che tale mossa sia invece finalizzata a isolare la forte influenza della Serbia su Podgorica. Come contromisura Kalašnikov ritiene: “Si dovrebbe reagire all’ampliamento della NATO rivedendo i rapporti con gli USA su quelle regioni (del globo) d’interesse per Washington”.

 

Secondo questa prospettiva che giustifica un certo allarmismo, il Montenegro potrebbe presto trasformarsi in un’importante testa di ponte per gli americani in una zona geopoliticamente delicata come lo scacchiere mediterraneo. Al di là delle varie prospettive è indiscutibile che l’adesione del Montenegro all’Alleanza influenzerà gli equilibri tra NATO e Russia. Ma cosa dovrà aspettarsi la Russia da questo passo? Ci saranno minacce nei suoi confronti?

A queste domande Konstantin Sivkov (foto a sinistra), membro-corrispondente dell’Accademia russa delle scienze missilistiche e d’artiglieria, abbozza una risposta: “Per valutare il significato dell’entrata del Montenegro nella NATO, è sufficiente dare un’occhiata a una mappa: il Paese ha uno sbocco sul Mar Adriatico, in altre parole, potrà ospitare una base militare navale. Oggi la NATO è più indispensabile agli Stati Uniti di quanto non lo sia per l’Europa”.

L’esperto è assolutamente convinto che: “L’Alleanza rappresenta soprattutto uno strumento di controllo degli Stati Uniti sull’Europa. Tuttavia, in Europa esiste anche un’opposizione patriottica, ci sono diversi partiti e movimenti che si muovono a favore del ripristino della sovranità dei Paesi europei. Germania e Francia, in molti casi, non hanno approvato la strategia di Washington sulla scena internazionale.

È stato evidente nel 2003 con la guerra in Iraq. Nonostante questi Paesi siano ormai delle palesi marionette americane, ci sono comunque buone probabilità che altre forze politiche arriveranno al potere. Queste non seguiranno la corrente della politica americana in modo univoco, ma, soprattutto, porteranno avanti una propria linea, in forte contrasto con gli interessi statunitensi.

Gli Stati Uniti all’interno della NATO hanno rafforzato la propria influenza nei Paesi dell’Europa orientale guidati da governi decisamente filo-americani, pronti ad accettare la presenza di truppe americane e tra questi vi è il Montenegro. Tutte le operazioni militari nel teatro del Mediterraneo occupano una posizione sicuramente importante. Per gli Stati Uniti, il Montenegro potrebbe fungere questo da  “aeroporto di riserva” qualora ci fossero tensioni con l’Italia.

Il Montenegro non è mai stato un partner cruciale per la Russia e di reali legami economici, fatta eccezione per il turismo, c’è ne sono sempre stati pochi. La sua adesione alla NATO non condizionerà il turismo e sotto l’aspetto economico l’adesione è irrilevante.

Ma se in Serbia e in altri Paesi balcanici prenderà corpo un sentimento anti-americano, allora in questo caso il Montenegro diventerà un importante punto d’appoggio, dal quale gli Stati Uniti potranno reprimere questi dissensi con la loro forza militare”.

Sempre Sivkov è del parere che siano stati gli ultimi eventi in Grecia a determinare la spinta definitiva per la convergenza del Montenegro verso la NATO, sostiene infatti:

“Se la Grecia dovesse lasciare la zona euro sarebbe elevato anche il rischio di una sua uscita dall’UE. Rifiutando il diktat dei funzionari di Bruxelles per il suo sviluppo economico, ad Atene non rimarrà altro che orientarsi verso Mosca e Pechino, poiché non avrà più senso contare sull’aiuto da parte di Washington e Bruxelles (creditori). La Grecia diventerà un anello debole nella NATO, quindi, in prospettiva, si può ipotizzare una sua possibile uscita dall’Alleanza. In tal caso verrebbe danneggiato il fianco sud della NATO, con la Turchia in isolamento geopolitico.

È per tal ragione che gli americani hanno ora bisogno di un nuovo punto d’appoggio in Montenegro, in particolare per rafforzare il blocco della NATO nel sud”.

Foto AP, NATO, Euromir TV e Novosti

Eliseo BertolasiVedi tutti gli articoli

Laureato con lode in Lingue e Letteratura straniere araba e russa all'Università di Sassari e in Scienze antropologiche ed etnologiche all'Università di Milano Bicocca. Ha conseguito un Diploma in Emergenze e interventi umanitari all'ISPI. E'ricercatore associato e analista all'Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) di Roma, redattore della rivista Geopolitica. Corrispondente dal Donbass per "Voce della Russia – Italia". Ex-parà della Folgore ha inoltre conseguito la qualifica di Paracadutista alla Scuola Superiore delle Aviotruppe russe a Rjazan. Pilota privato d'aereo, pilota commerciale d'elicottero.

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