Hi-tech made in USA per la nuova portaerei indiana?
India e Stati Uniti hanno messo a punto le linee guida per l’impiego di tecnologia Usa nella costruzione della prossima portaerei per la Marina militare indiana. Il governo di Nuova Delhi – ha riferito nei giorni scorsi il quotidiano “Times of India” – si prepara a inviare una delegazione negli Stati Uniti per accelerare le trattative in vista del prossimo appuntamento ufficiale per il dialogo strategico bilaterale, fissato per il mese di settembre a Washington.
Allo stato attuale, la Marina indiana già schiera due portaerei, peraltro non in buone condizioni.
La INS Viraat (foto a lato) di 28.700 ton. in servizio dal 1987 – in realtà, entrata in servizio nel 1953 sotto le insegne britanniche con il nome di HMS Hermes, veterana della guerra delle Falkland e poi venduta all’India, e la portaerei INS Vikramaditya di 45.400 tonnellate, in servizio dal 2013, ma anch’essa già in servizio dal 1982 nella Marina russa con il nome di Ammiraglio Gorškov prima di e poi ceduta alla Marina indiana.
L’India ha comunque già da tempo avviato i programmi per la loro sostituzione. E non più acquisendo navi dismesse da altre Marine bensì con progetti sviluppati in proprio dal Directorate of Naval Design e dal gruppo cantieristico CSL, e che hanno condotto alla realizzazione “made in India” della nuova porterei INS Vikrant (foto sotto) da 40.000 ton., varata lo scorso 10 giugno e di prevista entrata in servizio nel 2018.
Le sue principali caratteristiche sono una lunghezza di 260 metri, una larghezza di 60, due piste di decollo ed una di atterraggio con tre linee di arresto, un sistema di decollo/atterraggio STOBAR (Short-Take-Off-But-Arrested-Recovery) utilizzabile da aeromobili con caratteristiche STOL (Short-Take-Off-Landing, decollo/atterraggio corto), che non vengono cioè lanciati da catapulte (sistema CATOBAR, Catapult-Assisted-Take-Off-Barrier-Arrested-Recovery) ma che decollano sfruttando la potenza dei post-bruciatori e l’angolatura verso l’alto del ponte di volo (sky jump), utilizzando poi in atterraggio i cavi di arresto.
La scelta di questo sistema è naturalmente in relazione alle caratteristiche degli aeromobili che si prevede verranno imbarcati.
Nel caso dell’India, la cui aviazione navale peraltro dispone di aerei a decollo corto e atterraggio verticale Sea Harrier (una dozzina probabilmente di prossima radiazione) nonché di MiG-29K Fulcrum D (circa una quarantina, inclusi i velivoli di addestramento), le non nascoste intenzioni riguardano la possibilità che la nuova portaerei non solo sia “made in India” ma che anche i velivoli imbarcati siano altrettanto di produzione indiana, nello specifico il caccia multiruolo LCA (Light Combat Aircraft, nella versione navale N-LCA) “Tejas”, prodotto dalla indiana HAL (Hindustan Aeronautics Limited), considerato “made in India” nonostante il motore sia il turbofan General Electric F404 che equipaggia anche il caccia F/A-18 “Hornet” (ed a proposito della General Electric, va ricordato che quest’ultima fornisce anche l’apparato di propulsione della nave, la turbina a gas LM2500).
La “Vikrant” infine può imbarcare fino a 36 aeromobili ad ala fissa – siano essi N-LCA o Mig-29K – oltre ad una componente di 10 elicotteri, anche in questo caso a scelta tra quelli di produzione straniera (il russo Ka-31s Helix e il britannico Westland Sea King) o quello di produzione indiana ALH (Advanced Light Helicopter) Dhruv.
Ma oltre alla “Vikrant”, l’India intende acquisire una seconda portaerei di ancora maggiori dimensioni, la futura INS Vishal. Secondo la stampa specializzata, il Ministero indiano ha interessato almeno quattro grandi gruppi internazionali indicando quelle che si potrebbero definire le specifiche di massima, tra cui vi sono il dislocamento di 65.000 tonnellate, la propulsione di tipo nucleare (anche se una decisione finale verrà presa solo in sede di definizione del budget, dato che la differenza tra propulsione tradizionale o nucleare può far lievitare il costo fino a tre volte), una lunghezza di 300 metri, una velocità di 30 nodi, la capacità di imbarcare 30-35 aerei ad ala fissa e 20 elicotteri, ed inoltre di essere dotata di un sistema di lancio a catapulta (CATOBAR).
A questo riguardo, la Marina indiana sarebbe intenzionata ad acquisire la modalità di lancio di nuova concezione denominata EMALS (Electromagnetic Aircraft Launch System) dell’americana General Atomics, in cui, nella fase di decollo, il trascinamento del carrello anteriore del velivolo è indotto mediante onda elettromagnetica creata da un motore elettrico lineare posto lungo il binario di spinta (video), e la cui prima utilizzazione è per ora unicamente prevista sulla nuova portaerei americana USS “Gerald Ford”, che entrerà in servizio nel 2016.
Secondo la stampa indiana, il supporto della tecnologia USA per la “Vishal” sarebbe stato uno degli argomenti di discussione durante la visita del Presidente Obama a Delhi nel gennaio di quest’anno a conferma della volontà di Washington di appoggiare il potenziamento navale indiano in funzione di contenimento della crescente capacità oceanica della Marina cinese.
Foto: indian Navy e US Navy
Fabio RagnoVedi tutti gli articoli
Padovano, classe 1954, è Colonnello dell'Esercito in Ausiliaria. Ha iniziato la carriera come sottufficiale paracadutista. Congedatosi, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza ed è rientrato in servizio come Ufficiale del corpo di Commissariato svolgendo incarichi funzionali in varie sedi. Ha frequentato il corso di Logistic Officer presso l'US Army ed in ambito Nato ha partecipato nei Balcani alle missioni Joint Guarantor, Joint Forge e Joint Guardian.