USA e Germania ritirano i Patriot dalla Turchia
(aggiornato il 19 agosto ore 8,37)
Con l’annuncio statunitense che non verrà rinnovato il dispiegamento in Turchia di batterie di sistemi missilistici Patriot, in scadenza nel in ottobre, trovano conferme le voci che da tempo indicavano la fine della missione NATO di protezione dei cieli turchi da minacce aeree provenienti dalla Siria che prese il via nel 2013 in seguito all’abbattimento di un F-4 turco da parte di batterie di missili terra-aria siriani e ai numerosi colpi d’artiglieria caduti in territorio turco.
La notizia è stata diramata con una dichiarazione congiunta Usa-Turchia in cui si legge che “gli Stati Uniti e la Nato restano impegnati a sostenere la sicurezza della Turchia e la stabilità regionale” e “gli Stati Uniti continueranno a sostenere le capacità di difesa aerea della Turchia, prevenendo possibili rischi e minacce”.
L’annuncio è arrivato l’indomani dell’analoga decisione resa nota dalla Germania che non ha rinnovato il dispiegamento dei suoi Patriot in scadenza a fine anno. Nel giugno scorso il ministro della difesa tedesco Ursula van der Leyen, aveva dichiarato che “la minaccia contro la Turchia da parte di missili balistici siriani è minima”.
Germania, Stati Uniti e Olanda misero a disposizione della Turchia 6 batterie di Patriot. La batteria olandese è stata rimpiazzata all’inizio del 2015 da una spagnola mentre in un paio di occasioni era circolata la voce, mai concretizzatasi, di un possibile dispiegamento di batterie italiane di missili MBDA Aster 30 (sistema SAMP/T), arma che peraltro sembrava in pole position nella gara turca per l’acquisizione di un sistema di difesa contro i missili balistici.
Contro il ritiro dei sistemi di difesa aerea si è schierata Madrid. Il governo del premier Mariano Rajoy ha accolto “con sorpresa” la decisione di Berlino e Washington e, come ha scritto El Pais, deciderà a breve, “dopo consultazioni con gli alleati”, se mantenere o meno la propria batteria dislocata vicino all’aeroporto di Adana a 100 chilometri dal confine con la Siria,
Foto: AP e US Army
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