Al Jazeera e Guardian: l'Italia paga riscatti per i suoi ostaggi
di Claudio Accogli – ANSA
Al Jazeera e il Guardian accusano l’Italia. “Ha pagato per il riscatto degli ostaggi in Somalia e Siria”, denunciano in riferimento ai casi di Bruno Pellizzari, Domenico Quirico e Greta Marzullo e Vanessa Ramelli. Gli 007 italiani liquidano le accuse come “speculazioni prive di fondamento”, che mettono “a rischio” le operazioni per recuperare gli altri ostaggi italiani ancora nelle mani dei rapitori. Pellizzari, rapito nel 2010 in Tanzania assieme alla compagna sudafricana Deborah (Debbie) Calitz, venne liberato in Somalia nell’estate del 2012.
Secondo la versione ufficiale del governo italiano (il premier all’epoca era Mario Monti e Giulio Terzi ministro degli Esteri), corroborata da quello somalo, la coppia riacquistò la libertà grazie a un blitz delle forze di Mogadiscio contro gli islamici di al Shabaab. Guardian e al-Jazeera incalzano: “L’intelligence ha mentito sull’operazione per liberare Pellizzari per coprire il pagamento di un riscatto da 525.000 dollari”, affermano citando un documento degli 007 sudafricani.
E i rapitori erano “i pirati somali”, non i militanti islamici. Ma non c’è solo un documento segreto di dubbia provenienza. A confermare il presunto pagamento arrivano le rivelazioni dei diretti interessati: “Ci fecero un briefing per spiegarci cosa non dire, e questa (il riscatto, ndr) era una di quelle”, sostiene Calitz nel documentario-inchiesta di al Jazeera.
Nel video mandato in onda venerdì dall’emittente panaraba, la donna appare accanto al compagno Bruno, che sorride. “Ci dissero di non rivelare che avevano pagato”, conferma anche la sorella di Pellizzari, Vera Hecht. “I somali avrebbero seppellito Bruno e Debbie, sarebbero morti”, aggiunge la donna,
spiegando che solo l’intervento italiano ha salvato i suoi cari. Il documentario è l’ultimo capitolo – intitolato “L’Italia ha pagato riscatti in Somalia e Siria” – della serie ‘Spy cables’, le centinaia di documenti segreti che l’emittente basata in Qatar ha annunciato di aver ottenuto all’inizio di quest’anno.
“Pagine e pagine” del servizio segreto sudafricano che includerebbero “carteggi con il Mossad, l’MI6 britannico, l’FSB russo, e l’ASIO australiano”. Il nuovo capitolo degli Spy cables prosegue con una serie di interviste a “combattenti siriani” che affermano di aver “visto con i propri occhi” il denaro contante “pagato dagli italiani per il riscatto di Domenico Quirico” in Siria.
“Il denaro consisteva in pacchi di plastica da 100.000 dollari ciascuno”, afferma un altro siriano presentato come “negoziatore”. Al Jazeera prosegue: “Il governo italiano ha detto che il riscatto da 4 milioni di dollari è stato raccolto dai familiari degli ostaggi (con Quirico venne liberato anche un giornalista belga, ndr), ma la famiglia smentisce, e anche Quirico afferma di non sapere di alcun riscatto pagato dalla sua famiglia”.
Il documentario si conclude con il caso Greta Marzullo e Vanessa Ramelli: il 5 ottobre scorso la corte islamica di Abizmu, la località a sud-ovest di Aleppo dove le due cooperanti erano scomparse il primo agosto 2014, ha “condannato” uno dei capi-milizia locali coinvolti nel sequestro perché “reo confesso” di essersi intascato cinque dei 12 milioni di dollari e mezzo (poco più di 11 milioni di euro) “pagati per la liberazione” delle italiane.
Le due vennero liberate il 15 gennaio 2015. Al Jazeera afferma oggi di avere “le foto esclusive del denaro”: nel video si mostra un tavolo con diversi pacchi di banconote – “11 milioni di euro”, dice al Jazeera – con sopra un cartello e la data “7 gennaio 2015”. Sulla vicenda del pagamento dei riscatti “il governo ha già detto tutto”, sottolineano fonti dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE).
E il governo italiano ha sempre negato la circostanza.
Gli 007 invitano “a grande senso di responsabilità, soprattutto in questo momento, quando ci sono attività in corso che riguardano rapiti all’estero e vite in ballo”. Sono sei gli ostaggi italiani ancora nelle mani dei rapitori: i quattro tecnici rapiti in Libia nel luglio scorso, il ristoratore Rolando Del Torchio, sequestrato pochi giorni fa nelle Filippine, e padre Dall’Oglio, scomparso in Siria nel 2013.
Sul tema ostaggi e riscatti è intervenuto venerdì Donald Trump (foto a sin istra), candidato repubblicano in lizza nelle primarie per le elezioni presidenziali USA, che in un comizio a Las Vegas ha parlato del caso di Bowe Bergdahl, il sergente dell’esercito americano tenuto prigioniero per cinque anni dai talebani in Afghanistan e poi liberato grazie a un controverso scambio di prigionieri e che è stato poi incriminato per diserzione.
“Doveva essere giustiziato”, ha detto Trump. “Trent’anni fa sarebbe accaduto”. Il candidato per la nomination repubblicana già in passato si era unito al coro di critiche sulla vicenda del sergente Bergdahl, in particolare riguardo lo scambio con cinque talebani di “medio livello” detenuti nel supercarcere militare americano di Guantanamo, deciso per consentire la liberazione del militare americano. Una decisione che provocò una valanga di critiche verso Barack Obama inducendo l’allora Segretario della Difesa Chuck Hagel a difendere lo scambio sostenendo che fosse “la “decisione giusta”.
Foto: AP, AFP/Getty Images, Twitter, Corriere della Sera, Youtube
RedazioneVedi tutti gli articoli
La redazione di Analisi Difesa cura la selezione di notizie provenienti da agenzie, media e uffici stampa.