Più istruttori militari italiani in Iraq
Non se ne parla, per ora, di armare i quattro Tornado basati in Kuwait presenti in area, ma l’Italia rafforzerà il contingente schierato in Iraq nell’ambito della coalizione anti-Isis (Operazione Prima Parthica).
Dagli attuali 580 (220 dell’Aeronautica in Kuwait gli altri dell’Esercito tra Baghdad ed Erbil) i militari italiani saliranno fino a 750 eguagliando per numeri il contingente schierato in Afghanistan secondo solo a quello di 1.100 militari dislocato in Libano.
L’incremento riguarderà soprattutto i carabinieri che addestrano le forze di sicurezza irachene e curde. L’annuncio è stato dato ieri dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nel giorno in cui gli Stati Uniti si dicono pronti ad “azioni dirette sul terreno” in Iraq e Siria.
Nei giorni scorsi il decreto missioni approvato dal Consiglio dei ministri ha stanziato 65 milioni di euro per la proroga della partecipazione italiana alla coalizione contro lo Stato islamico negli ultimi mesi dell’anno ma l’Operazione Prima Parthica è già la missione nazionale più costosa assorbendo nel 2015 stanziamenti complessivi per 200 milioni.
L’incremento sarà assorbito in gran parte dagli addestratori. I 30 carabinieri che stanno formando le forze di sicurezza irachene a Baghdad
diventeranno 100, mentre sarà rinforzato anche il personale (ora 120 istruttori) che ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, ha addestrato finora oltre 2mila peshmerga. Il ministro ha sottolineato che quello italiano è il contingente europeo più numeroso per l’addestramento delle forze locali.
Il ministro Pinotti ha commentato anche l’ipotesi, in seguito ‘congelata’, che i Tornado italiani possano partecipare ai bombardamenti contro l’Isis.
Si è scatenato un dibattito “si bombarda si o no, quasi che il tema, l’azione decisiva fosse quella. In realtà l’Italia sta dando una mano a individuare gli obiettivi con i nostri aerei da ricognizione, tenendo conto che i terroristi si infiltrano tra la popolazione civile e questo è fondamentale per evitare danni collaterali. Altre nazioni fanno gli strike, ma noi facciamo la nostra parte anche più di tanti altri.
L’Italia – ha ricordato infine il ministro – è impegnata in Iraq e non in Siria, perché sulla base dell’articolo 11 della Costituzione noi possiamo intervenire solo se autorizzati dalle organizzazioni internazionali o se c’è la richiesta del Paese coinvolto.
L’Iraq ha chiesto direttamente il sostegno dell’Italia, mentre in Siria è complicato capire qual è l’autorità che può chiedere l’intervento. Occorre chiarezza, mentre in Iraq ci siamo e senza timidezze”.
(con fonte Ansa)
Foto: Difesa.it, KTCC/ Operazione Prima Parthica, e Nato Training Mission Iraq
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