Come cambia la neutralità irlandese

di Giorgio Trivella

Apparentemente ai margini politici di un’Europa sempre più protesa ad Est, la Repubblica d’Irlanda (EIRE) rappresenta ancora oggi un crocevia di importanti linee di comunicazioni economiche, tecnologiche e marittime. E proprio per la strategica collocazione geografica,  Dublino ha da sempre privilegiato lo sviluppo economico a detrimento degli investimenti nel comparto Difesa.

In conseguenza di questo orientamento politico, sin dalla sua fondazione nel 1921, l’Irlanda ha mantenuto una posizione di netta neutralità totale, politica e militare, una scelta sottolineata dal suo ritiro nel 1949  dal Commonwealth.

E’ solo dal 1973, con  l’adesione alla CEE, che inizia un percorso di maggior coinvolgimento nella politica internazionale, percorso che, passando nel 1992 per Maastricht, trova la piena realizzazione nel 2009, con la ratifica referendaria del Trattato UE di Nizza.

In questo quadro, a fronte di una cronica deficienza quantitativa e qualitativa di mezzi e strutture operative e logistiche, l’Irlanda  ha seguito la consolidata politica di delega delle proprie competenze per la difesa del territorio nazionale e delle SLoCs (Sea Lines of Communications) agli USA ed al Regno Unito, affiancata al ruolo constabulary delle proprie forze armate.

Ma si arriva agli sconvolgimenti post-11 settembre, che presentano il conto anche all’Eire. L’esplosione di conflitti più vicini e coinvolgenti, come la “strana guerra” in Ucraina, le vere guerre civili siriane e libiche e da ultimo l’escalation del dramma epocale migratorio, impone un approccio collettivo alla sicurezza.

A Dublino si assiste quindi alla ridefinizione degli interessi nazionali, con l’adozione di un nuovo concetto di neutralità pro-attiva. Le nuove forme di minacce internazionali e transnazionali richiedono una rimodulazione della Politica di Sicurezza, che sia flessibile ed adattiva, basata su risposte multilaterali e azioni preventive coordinate tramite istituzioni regionali e globali.

Nasce così nel 2000 il primo Libro Bianco della Difesa irlandese che, pur continuando ad identificare nel  GIUK (Greenland-Iceland-UK) l’area di interesse strategico primario, instrada su un doppio binario, globale e regionale, la strategia di sicurezza irlandese e funge da base dottrinale per il recentissimo White Paper on Defence 2015.

Su scala globale si delinea un più ampio coinvolgimento nel programma NATO Partnership for Peace tramite l’invio di unità operative e logistiche in teatri di crisi (14 missioni internazionali tra cui MINURCAT in Ciad, ISAF in Afghanistan, UNIFIL in Libano e UNDOF  in Siria), con il deployment all’estero, nel 2015, di 385 militari.

Parallelamente, su scala regionale è aumentato l’impegno nella EU Common Security and Defence Policy, con la partecipazione agli EU Battle Groups ed all’operazione Triton (in ambito Frontex ed in coordinamento con la Marina italiana, con l’invio in Sicilia di un pattugliatore, attualmente il nuovo OPV S. Beckett), ed è costituito il  National Cyber Security Centre, interfaccia delle DLoCs (Data Lines of Communications) tra USA ed Europa.

In questo scenario, nel 2014 ha preso il via un processo di ammodernamento delle forze (vedi il Naval Service Replacement Program per la sostituzione della flotta entro il 2025), nonostante una contrazione  del budget annuale  per la Difesa che, dai circa 1,500 miliardi di euro del 2001, è passato agli attuali 895 milioni per il periodo 2014-2017 (0,49% del PIL), di cui solo il 27% destinato al  rinnovamento e manutenzione delle forze. Nel 2015 sono stati impostati anche progetti di interoperabilità militare con Partners UE, quali il Memorandum of Understanding for joint military forces training, procurement and shared defence services tra il British e l’Irish Army.

Per meglio inquadrare le attuali military capabilities dell’Eire un flash delle Irish Defence Forces, suddivise in Permanent Defence Forces (Army, Naval Service e Air Corps) e Reserve Defence Forces (RDF): l’Army (7.500 uomini + 4.500 della RDF) strutturato su due brigate multi-ruolo, ciascuna con una propria area d’operazioni, ed un’unità di Forze Speciali, l’Army Ranger Wing; l’Air Corps (800 uomini + 20 RDF) formato da due aerobrigate operative e due per il supporto, un Communication and Information Services Squadron e l’Air Corps Training College (svolge anche compiti di sorveglianza marittima con il 101° Maritime Squadron con 2 CASA CN-235M-100P, in via di sostituzione); infine il Naval Service (1050 uomini + 260 RDF) costituito da 8 unità maggiori  (1HPV, 3 OPV, 2 LPV e 2 CPV), un Naval Operations Command, un  Naval Support Command ed un Naval  College.

Il 75% delle unità supera i 15 anni di vita, ma sono appena entrati in linea 2 dei 3 OPV da 1.950 t. classe Beckett. E’ operativo il Directorate of Military Intelligence, principale agenzia di intelligence nazionale interna ed estera, strutturata nell’Irish Army e con un budget di 1 milione di euro mentre le funzioni di sicurezza interna ed anti-terrorismo sono affidate alla Garda Síochána (12.000 unità).

In conclusione, il XXI secolo non ha portato quindi solo nuovi conflitti, ma anche crisi finanziarie che hanno imposto dazio allo sviluppo dello strumento militare (un esempio, la limitazione d’impiego ad un solo motore delle unità navali per  risparmio carburante), ormai sempre più impegnato su un doppio livello strategico/operativo: interno, con missioni di controllo delle SLoCs, della ZEE e vigilanza pesca (il 16% del totale delle aree di pesca dell’UE, il cosiddetto Irish Box), ed esterno, con missioni di peacekeeping, stabilizzazione e ricostruzione.

Ma, seppur rallentata nel proprio attivismo militare, l’Eire in ogni caso ha ormai avviato un lento cammino verso una rivoluzione politico-strategica, stravolgendo il classico approccio neutralistico, ridefinendolo in termini di una neutralità politica militarmente attiva. Il pericolo per il futuro è che davanti a crisi economiche e politiche sempre più ampie Dublino  ritorni a principi del proprio passato: localismo e bilateralismo stretto.

Foto: Ministero Difesa Irlandese

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