Tripoli ci ricatta con gli immigrati clandestini
Mentre il governo libico riconosciuto internazionalmente di Tobruk deve decidere oggi se accettare l’ultima variazione alla proposta Onu di governo di unità nazionale (i membri del Consiglio di presidenza sono passati da sei a nove), i rivali ‘islamisti’ di Tripoli pongono un aut aut a Bruxelles: riconosceteci se non volete essere sommersi da uno tsunami di migranti che al momento loro bloccano sulle coste libiche ma che ad un certo punto penseranno loro a caricare su barconi per inondare il Mediterraneo.
La minaccia, non nuovissima (già attuata in passato da Muammar Gheddafi per sollecitare l’accordo con l’Italia e le “riparazioni di guerra”), è del portavoce del General National Congress, il cosiddetto Parlamento di Tripoli, Jamal Zubia, che in un’intervista al britannico Daily Telegraph rivendica che il suo governo a speso decine di milioni per fermare i migranti sulle sue coste ma “ad essere onesti, ho consigliato molte volte al mio esecutivo di organizzare una flotta di barche e mandarla in Europa”.
Il problema, dice Subia, è che a Bruxelles “non hanno ancora capito che siamo noi a proteggere i cancelli dell’Europa e l’Europa ancora non ci riconosce e né intende farlo.
Per cui perché dovremmo fermare i migranti qui da noi?”
Ovviamente, sottolinea il Telegraph, le parole si Zubia non segnala un imminente ripensamento delle politiche del governo di Tripoli (che quanto meno ha tollerato in parte i commerci dai porti ad ovest di Tripoli da dove sono arrivati quest’anno in Italia 140 mila immigrati e 170 mila l’anno scorso) ma è una sorta di minaccioso “memento” all’Europa che il Gnc se vuole ha i mezzi per effettuare una rappresaglia se non sarà riconosciuto.
Un ricatto tanto più efficace con l’Italia e la Ue che hanno sempre subito i flussi di immigrati clandestini, addirittura incoraggiandoli con operazioni come Mare Nostrum e Triton, rinunciando ad applicare quei respingimenti assistiti sulle coste libiche che avrebbero scoraggiato i flussi migratori, azzerato il giro d’affari dei trafficanti e negato a governi e fazioni libiche la possibilità di ricattarci.
(con fonte AGI)
Foto: EPA e Reuters
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