Piccole ma cattive: le corvette russe classe Buyan

Il 7 Ottobre scorso dal Mar Caspio un flottiglia russa ha lanciato 26 missili da crociera “Kaliber” su alcuni bersagli terrestri  in Siria. I missili hanno percorso circa 1.500 chilometri sorvolando territori iraniani ed iracheni per colpire centri di comando e depositi dei ribelli nei pressi delle città di Raqqa e di Aleppo.

L’operazione è stata insolitamente ben documentata da foto e filmati russi riguardanti sia la fase di lancio che quella d’impatto. Della flottiglia russa facevano parte una fregata della classe “Gepard” e tre corvette della classe “Buyan”. L’azione di tipica power projection ashore della Marina di Mosca ha avuto numerosi commenti sulla stampa, ma, a nostro giudizio, non è stato sufficientemente sottolineato l’intervento delle “Buyan”.

La corretta denominazione russa di queste unità minori è quella di “small- size gunnery ship”, ma pare accettata anche la loro classificazione quali “corvette” forse per renderle più appetibili ad un eventuale acquirente estero.

Si tratta di un prodotto del famoso centro progettistico di Zelenodol’sk (città della Russia che si trova nella Repubblica autonoma del Tatarstan) con famosi cantieri navali fondati nel 1895, nei quali già durante la guerra fredda venivano progettate navi da guerra.

Il progetto iniziale fu denominato “21631”, ma solo tre unità vi appartengono e tutte operative nella Marina del Caspio, il successivo progetto “21631” ne ha sviluppato le caratteristiche rendendole missilistiche e destinandole non solo al Caspio ma anche alla Flotta del Mar Nero.

La recentissima pubblicazione dell’US Office of Naval Intelligence intitolata “The Russian navy, a Historic Transition” classifica le prime tre con la sigla PG, vale a dire cannoniere da pattugliamento, mentre attribuisce la caratteristica PGG alle ultime facendole rientrare nella categoria delle unità da pattugliamento armate di missili guidati.

Esaminiamo brevemente le caratteristiche di queste interessanti navi.
Le unità del progetto “21630”, dette anche classe “Astrakhan” dal nome della prima unità, pur progettate dal centro ingegneristico Zelenodol’sk sono state costruite dai cantieri Almaz di San Pietroburgo tra il 2005 ed il 2011. Sono lunghe 62 metri, dislocano circa 500 tonnellate e propulse da due water jet mossi da motori Diesel raggiungono i 25-26 nodi.

Il loro armamento è veramente cospicuo trattandosi di un cannone da 100 mm del tipo “A-190-01” ad alto volume di fuoco utilizzabile sia contro bersagli di superficie che aerei, di un lanciatore SAM per missili “Gibka”, di un lanciarazzi da 122 mm a 40 canne per utilizzo contro costa, di due mitragliere Gatling a sei canne da 30 mm e due mitragliatrici da 14,5 mm.

Le consorelle maggiori del progetto “21631” sono più lunghe (74 metri) e sfiorano il dislocamento di 1.000 tonnellate ed all’armamento delle “Astrakhan” aggiungono l’impianto per il lancio verticale (VLS) di otto missili da crociera “Kaliber”, che sono stati i protagonisti dell’azione contro l’ISIS. Di queste unità esiste anche una versione da esportazione dal nome di “Tornado” (progetto 21632) di cui un’unità è stata fornita dal Kazakhstan.

L’equipaggio di circa 35-40 persone dovrebbe, a nostro parere, avere sistemazioni logistiche piuttosto “rustiche” in considerazione dei molti spazi a bordo occupati dai sistemi d’arma, dai depositi munizioni e dalle attrezzature elettroniche, comunque l’autonomia dichiarata è di ben 10 giorni di mare.

Il programma di costruzione per le Buyan missilistiche, costruite da Zelenodol’s Zavod, sembra essere di 10 unità da realizzare entro il 2019 migliorando in modo significativo l’efficacia militare sia della Flottiglia del Caspio sia della Flotta del Mar Nero con piccole unità dotate di un significativo armamento land attack oltre che di eccellenti sistemi di autodifesa.

In conclusione ci pare che le caratteristiche complessive di queste navi stiano dimostrando un certo cambiamento della strategia navale russa nell’area meridionale degli interessi di Mosca con lo schieramento di unità di limitate dimensioni, adatte quindi ad operare in mari ristretti, ma con una capacità di intervenire su bersagli terrestri situati a notevolissime distanze (oltre 1.000 chilometri) dal punto di lancio. E’ forse presto per dare giudizi, ma l’attenzione su questi mezzi ci appare doverosa.

Foto: Marina Russa

Pier Paolo RamoinoVedi tutti gli articoli

L'ammiraglio Ramoino è Vice Presidente del Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali dell'Università di Firenze, Docente di Studi Strategici presso l'Accademia Navale di Livorno e cultore della materia presso la Cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del S. Cuore a Milano. Dal 1982 a tutto il 1996 ha ricoperto le cattedre di Strategia e di Storia Militare dell'Istituto di Guerra Marittima di Livorno, di cui è stato per dieci anni anche Direttore dei Corsi di Stato Maggiore. Nella sua carriera in Marina ha comandato diverse unità incluso il caccia Ardito e l'Istituto di Guerra Marittima.

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