Su-24: un vecchio guerriero ancora in azione

Nell’ambito di quegli aerei che non godono di un doveroso riconoscimento mediatico a fronte di un continuo e intenso utilizzo (spesso in sordina) d possiamo annoverare un progetto Sukhoi che a quasi 50 anni di distanza dal suo primo volo e a quasi 40 anni dall’ingresso in servizio che è salito recentemente alla ribalta della cronaca per l’abbattimento da parte di un F-16 turco ai confini siriani: stiamo parlando del Sukhoi Su-24 (Codice NATO “Fencer”).

Ritenuto frettolosamente una copia dell’oramai congedato da 17 anni General Dynamics F-111, il Su-24 “Fencer” continua a volare nell’Aeronautica e nell’Aviazione Navale russa mostrando chiaramente di saper svolgere ancora oggi il suo compito di caccia bombardiere con spiccate capacità di attacco a bassa quota.

Questo particolare e affascinate progetto dotato di ala a freccia variabile secondo quella moda tecnica del tempo che costituì la prerogativa di altri aerei come F-111 e Tornado – per inciso gli unici rivali del Fencer – ma anche dei MiG-23/27 o di alcuni bombardieri strategici o aerei imbarcati (ricordiamo ancora il Tu-22M, il Tu-160, il B-2, l’F-14 tra i più noti), a dispetto delle apparenze di aereo poco noto è stato usato in ben 14 paesi ed attualmente, nonostante gli anni evidenti del progetto, continua ad operare in 6 nazioni: Algeria, Iran, Kazakhstan, Sudan, Siria, Ucraina e per l’appunto Russia.
Velivolo d’attacco ogni tempo, il Su-24 è stato progettato (proprio come i suoi avversari F-111 e Tornado) per operare a quote molto basse e ad elevate velocità utilizzando un TFR (Terrain-following radar); può imbarcare un carico utile di 8 tonnellate, ha una portata massima di 2.800 chilometri e un raggio d’azione a pieno carico di oltre 600.

Dotato di un cannone GSh-23-6 da 23 mm con un elevatissima cadenza di fuoco pari a 8.000 colpi al minuto, il Su-24 può imbarcare praticamente qualsiasi armamento possibile per l’interdizione, incluso armamento nucleare e convenzionale: missili a guida TV, IR, laser semiattiva e attiva, bombe a caduta libera e persino missili aria-aria da autodifesa.

Il Su-24 vanta la presenza operativa in numerosi conflitti, tra cui la guerra sovietica in Afghanistan, la guerra civile libanese, Desert Storm, i conflitti in Tagikistan, Ossezia, Cecenia, Libia fino alle attuali guerre in Ucraina e Siria; proprio in quest’ultimo conflitto il Su-24 opera nella variante M2 (l’ultima versione aggiornata che ha visto un programma di estensione della cellula, sistemi di navigazione satellitare GLONASS, rinnovamento radicale del cockpit dotato di un moderno head-up display e una capacità di auto-difesa aggiornata con l’aggiunta della compatibilità con il missile aria-aria R-73 “AA-11 Archer”) con il ruolo di bombardiere a bassa quota.

Operazione che ha svolto insieme al suo successore Su-34 “Fullback” (una versione derivata dalla prestigiosa famiglia dei Flanker) dedito alle missioni notturne e ai Su-25SM.

Sembra un paradosso, ma in realtà il Su-34 è in forza all’Aviazione russa in un numero ben più esiguo rispetto al vecchio Su-24, e pensare che l’ingresso in servizio (allo stato attuale) di circa 60 nuovi bombardieri Fullback possa cancellare di colpo non meno di 300 Su-24 mandandoli in pensione è pura fantascienza poiché questo lascerebbe Mosca con un settore scoperto nello specifico compito della penetrazione profonda e attacco al suolo a bassa quota.

Tanto per dare una piccola idea del rapporto di presenza dei due bombardieri dispiegati in Siria presso la base di Latakia basta ricordare i numeri: 12 Su-24M2 e 4 Su-34 (a questi aerei si uniscono ovviamente anche 12 Su-25SM, 4 Su-30SM, Il-76/78, An-124 e ancora elicotteri Mi-24 e Mi-17).

Solo alla fine di ottobre, l’insieme di questo gruppo di aerei aveva effettuato secondo la dichiarazione resa dal Ministero della Difesa russo oltre 900 sortite, distruggendo più di 800 strutture dei terroristi dell’ISIS; e considerate le caratteristiche dei suddetti velivoli è chiaramente comprensibile come la forza d’urto a lungo raggio sia stata certamente svolta ampiamente ed efficacemente dai vecchi Su-24.

Nel recente conflitto ucraino i Su-24 sono invece saliti alla ribalta della cronaca per dei passaggi a bassa quota su unità navali della Marina statunitense; “provocazioni” che ai tempi della guerra fredda erano una consuetudine e non davano adito a proteste internazionali né tantomeno a clamori mediatici com’è avvenuto recentemente.

Ora, secondo alcune fonti non verificate, il passaggio dei Fencer evidentemente disarmati ma (stante alle suddette fonti) dotati di elettronica di disturbo avrebbe messo a dura prova il sistema AEGIS dell’unità navale USS Donald Cook.

Quello che è realmente accaduto probabilmente rimarrà un segreto militare, ma sebbene alcuni analisti abbiano etichettato come una semplice bufala tale capacità mostrata da un passaggio a bassa quota da un vetusto e innocuo Su-24 resta il fatto che, a dire degli stessi, l’agitazione dei marinai americani per un volo comunque decisamente distante dall’unità navale da parte di un aereo disarmato è sembrata comunque oltremodo eccessiva.

Sebbene dunque la Siria potrebbe quasi certamente costituire il canto del cigno di questo vecchio bombardiere ad ala variabile anche in virtù del progressivo ingresso in servizio del Su-34, bisogna rendere merito a questo vecchio guerriero che con le sue prestazioni di tutto rispetto unite alle numerosissime sortite in Siria e a fronte di un livello manutentivo di basso profilo ha lasciato ancora una volta positivamente impressionati il personale tecnico e i piloti russi che potrebbero citare un vecchio adagio: – “Guardatevi bene da un vecchio in un lavoro in cui di solito gli uomini muoiono giovani”.

Foto Aeronautica Russa e Novosti

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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