Ramadi pacificata in due mesi, tempi lunghi per Mosul

di Alberto ZanconatoANSA
Ancora “due mesi” per pacificare, liberare dalle mine e rimuovere le macerie da Ramadi. E’ questa la previsione fatta oggi da un amministratore locale, mentre un portavoce delle forze americane fa sapere che saranno necessari “tempi lunghi” per avviare un’offensiva volta a strappare all’Isis anche Mosul.

Due giorni dopo che le truppe irachene hanno ripreso il controllo di gran parte di Ramadi, il capoluogo della provincia di Al Anbar occupata per sette mesi dallo Stato islamico, i toni trionfalistici usati ieri dal primo ministro Haidar Al Abadi lasciano il posto alle preoccupazioni per le difficoltà che attendono le autorità e le forze di Baghdad nella prosecuzione della loro campagna.

Il premier aveva affermato che il 2016 sarebbe stato l’anno della “vittoria finale” contro il ‘Califfato’.

Ma gli ostacoli ancora da superare sono molti, a partire proprio da Ramadi, dove alcuni quartieri rimangono sotto il controllo dei jihadisti e dove gli sforzi richiesti per la ricostruzione fisica e la pacificazione saranno notevoli.

Ghanim Eifan, membro della cellula di crisi di al-Anbar, ha sottolineato che l’esercito, il quale lunedì ha ripreso il controllo del compound governativo nel centro della città, “no è ancora entrato nei quartieri orientali, come Sajiriya, Sufiya e Juwaiba, dove hanno ripiegato molti miliziani dell’Isis”.

La televisione panaraba Al Jazira riferisce che l’esercito ha permesso l’ingresso in città di circa 500 miliziani di clan tribali sunniti filo-governativi per dare man forte alle forze regolari nei combattimenti che “continuano”.

Non sono invece state impiegate finora le milizie paramilitari sciite, in gran parte sostenute dall’Iran, che avevano svolto un ruolo di importanza fondamentale nella riconquista di Tikrit, nella primavera scorsa.

Il timore, infatti, è che possano avvenire rappresaglie contro la popolazione sunnita di Ramadi, in parte sospettata di essersi schierata con l’Isis. Violenze come quelle denunciate dopo la cacciata dell’Isis proprio a Tikrit, anch’essa a maggioranza sunnita e città natale di Saddam Hussein.

Molti ex funzionari e comandanti militari del defunto dittatore, del resto, si sono uniti alle file dello Stato islamico, che si presenta come difensore dei sunniti.

Arkan Tarmuz, membro del Consiglio provinciale di al-Anbar, ha detto che saranno necessari ancora due mesi per riportare la pace e consentire il ritorno dei civili fuggiti a Ramadi, che secondo le autorità locali è distrutta all’80 per cento. Mentre

si ritiene che miliziani dell’Isis continuino a muoversi attraverso una rete di tunnel sotterranei, pronti a compiere attentati suicidi.

Intanto il colonnello americano Steve Warren, portavoce della Coalizione internazionale a guida Usa, ha detto in una conferenza stampa a Baghdad che, nonostante 2.000 jihadisti siano stati uccisi nei raid aerei dal luglio scorso, la battaglia per la riconquista di Mosul, la seconda città dell’Iraq che dal giugno del 2014 è controllata dall’Isis, richiederà “tempi lunghi di preparazione”.

“Sarà il governo iracheno a decidere quali forze saranno impiegate”, ha aggiunto Warren. Un riferimento alle tensioni che potrebbero nascere tra forze di Baghdad e miliziani curdi Peshmerga, rimasti da soli a fronteggiare l’Isis nel nord dell’Iraq dopo che lo scorso anno l’esercito federale si era dato alla fuga.

Foto: AP, Reuters, Esercito Iracheno

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