Le forze di Haftar marceranno su Tripoli?

Le forze libiche  affiliate al generale Khalifa Haftar si starebbero preparando ad attaccare Tripoli con l’aiuto delle tribù fedeli al defunto colonello Muhammar Gheddafi. Lo ha riferito nei giorni scorsi  la versione araba dell’Huffington Post, citando fonti anonime che riferiscono del piano per consentire alle forze di Haftar di guadagnare più terreno possibile nel paese con il sostegno di un alcuni paesi della regione come l’Egitto che ha l’appoggio di Emirati Arabi, Arabia Saudita, Francia e Gran Bretagna.

Fonti di sicurezza libiche “ben informate” hanno detto  che il generale Khalifa Haftar sta mobilitando forze a ovest in preparazione di un attacco a Tripoli con l’aiuto delle tribù fedeli al defunto Muhammar Gheddafi, in particolare i Warfalla, e dei gruppi armati di Zintan, opposti alle milizie di “Alba della Libia” che controllano Tripoli. L’operazione militare di Haftar mira a prendere il controllo della capitale come primo passo per poi controllare l’intera Tripolitania mentre in Cirenaica le sue truppe sono impegnate contro le milizie qaediste e dei fratelli Musulmani a Bengasi.

Per la conquista di Tripoli, il generale ha incaricato  Khalid Bu Ameid e Muamar Al Dawi, ex generali dell’era Gheddafi,  per mobilitare i combattenti a lui fedeli in Tripolitania.

L’offensiva sarebbe imminente dal momento che il colonnello Idris Madi, comandante della regione di Tripoli per conto dell’esercito libico guidato dal generale Khalifa Haftar, è convinto che se domani il parlamento di Tobruk darà il via libera al governo di unità nazionale libico, l’esecutivo guidato da Fayez al-Sarraj potrà insediarsi a metà marzo nella capitale “!liberata” dalle forze di Tobruk.

“Due settimane dopo l’approvazione del governo da parte del parlamento di Tobruk noi possiamo portarlo a Tripoli – ha detto Madi (nella foto sotto) in un’intervista al Daily Beast – i comandanti hanno le liste dei soldati e siamo in contatto ogni giorno.

Avremo circa 6.000 soldati e 2.500 agenti di polizia. L’esercito nazionale libico ha 10 regioni. Ognuna delle quali contribuirà con 500 soldati a questa operazione. Nell’Ovest della Libia ci sono 500 soldati dalla costa, 500 dalle montagne e 200 da dentro Tripoli”.

Madi, originario di Zintan, era nell’esercito dell’ex regime di Muammar Gheddafi e oggi è molto vicino ad Haftar, il generale attorno a cui ruota il destino del nuovo governo di unità nazionale presentato dal Consiglio presidenziale libico. I deputati di Tobruk dovrebbero votare tra oggi e domani la proposta di esecutivo, che vede il ministero della Difesa affidato a un comandante dell’Operazione Dignità lanciata da Haftar contro gli islamisti, ma che non vanta più buoni rapporti con il generale.

Oltre ad Haftar, l’altra grande incognita che grava sulla proposta del Consiglio presidenziale riguarda proprio la possibilità del nuovo esecutivo di insediarsi a Tripoli, dove oggi siede il governo di salvezza nazionale del Congresso nazionale generale, a cui rispondono le milizie islamiste Fajr Libya.

Già all’inizio del mese, il sito libico Libya Channel aveva riferito di un accordo raggiunto dal Comitato temporaneo per la sicurezza, nominato a gennaio dal Consiglio presidenziale libico, con l’80% delle forze tribali e politiche di  Tripoli per garantire l’insediamento del futuro governo di unità nazionale, escludendo il coinvolgimento delle milizie islamiste del Fronte Fajr Libya (Alba della Libia). Anche Madi ha sottolineato la necessità di escludere le milizie nel processo di insediamento del nuovo governo, perché altrimenti “saremmo daccapo”.

Secondo Madi, i piani dell’esercito libico per Tripoli si basano su migliaia di soldati ancora fedeli alle forze armate libiche, costretti a tenere segreta tale fedeltà perché vivono in città oggi in mano alle milizie della coalizione islamista Fajr Libya del governo di Tripoli. Tuttavia rimane il problema di decine di migliaia di giovani disoccupati che si sono uniti a queste milizie.

Secondo il colonnello, questi miliziani “devono andare alle frontiere” per ripristinare i controlli e mettere fine al contrabbando di droga, alcol e armi, al traffico di migranti e all’arrivo di terroristi.
Di fronte ai dubbi espressi dal Daily Beast sulla fattibilità di tale piano e sulla disponibilità dell’attuale leader del governo di Tripoli, Nuri Abu Sahmein, a lasciare il potere, Madi ha risposto che “questa è una battaglia divisa in tre parti.

Una parte riguarda il dialogo, una parte le nuove scelte e una parte i combattimenti. Credo che (Nuri Abu Sahmein) lascerà in modo pacifico. I libici non accettano l’islam politico”.

Secondo il colonnello “non ci sarà” una battaglia per far insediare il governo a Tripoli, “ad eccezione di piccoli combattimenti in alcune zone”, perché ora “c’è un’altra minaccia, che è lo Stto Islamico”. E “la maggior parte dei libici non accetta lo accetta”, ha sottolineato. “Ma lo Stato Islamico è stata una parte del governo di Fajr Libya o ha collaborato con loro”  ha proseguito.

Alla domanda su un possibile sostegno internazionale nella lotta ai jihadisti dello Stato Islamico, Madi ha tenuto a rimarcare che l’esercito libico “è in grado di sconfiggerlo, non attraverso bombardamenti aerei ma sul terreno.

Abbiamo solo bisogno dell’aiuto internazionale per il monitoraggio”, ossia di informazioni di intelligence sui loro siti e combattenti. “Abbiamo bisogno del sostegno della comunità internazionale – ha detto – perché abbiamo bisogno di informazioni sui confini e sui movimenti dei combattenti all’interno del Paese”.

(con fonti AGI, Nova e Askanews)

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