L’esercito turco alleato dell’Isis

A dire il vero basterebbero i bombardamenti aerei e d’artiglieria che i turchi stanno concentrando da una settimana sui curdi siriani dell’Ypg (le forze protezione popolare) in rapida avanzata nei villaggi di confine in mano allo Stato Islamico e ai qaedisti del Fronte al-Nusra, per comprendere quale sostegno i “nostri alleati” di Ankara forniscano alle milizie jihadiste.

Potevano del resto essere sufficienti i traffici, documentati e indisturbati, di armi e munizioni attraverso il confino turco-siriano o il commercio di petrolio estratto nei territori in mano all’Isis per diradare i dubbi sul supporto turco al Califfato.

Il nuovo scoop del giornale turco Cumhuriyet, sgombera però il campo da ogni residuo dubbio circa la collaborazione tra l’esercito turco e i miliziani dell’Isis.

“Hanno gestito il confine con un emiro dell’Isis”. Con questo titolo il quotidiano turco di opposizione laica Cumhuriyet ha documentato ieri con alcune intercettazioni telefoniche risalenti al novembre 2014 ed emerse durante un’inchiesta della procura di Ankara (poi passata per competenza territoriale a quella di Gaziantep, alla frontiera con la Siria) gli stretti legami tra militari turchi e Stato Islamico.

Nelle trascrizioni  alcuni ufficiali dialogano amichevolmente con Mustafa Demir, un jihadista turco considerato il responsabile della zona di confine per conto dello Stato islamico e dalle  conversazioni si evincono contatti frequenti che avrebbero permesso il passaggio di combattenti e anche di materiale esplosivo usato poi in attentati compiuti in Turchia.

Tra i 27 indagati nell’inchiesta risulta anche Ilhami Bali, considerato la mente del doppio attacco kamikaze del 10 ottobre scorso a un corteo pacifista curdo alla stazione di Ankara, in cui morirono 102 persone.

Il pesante sospetto è quindi che l’Isis abbia effettuato attentati in Turchia in accordo con le autorità di Ankara per giustificare le rappresaglie governative contro i curdi del partito HDP e la ripresa delle ostilità contro il PKK in Turchia meridionale e il PYD in Siria.

Cumhuriyet aveva già pubblicato il video che documentava il passaggio indisturbato di camion carichi di armi e munizioni coordinato dai servizi segreti turchi e diretto ai miliziani jihadisti in Siria.

Scoop per il quale il direttore del giornale, Can Dundar, e il caporedattore, Erdem Gul (nella foto a fianco), sono in prigione da tre mesi con le accuse paradossali di “spionaggio,  tentativo di rovesciare il governo e sostegno al terrorismo”.

Reati per i quali il procuratore di Istanbul ha chiesto l’ergastolo.

Del resto il presidente Recep Tayyp Erdogan, che ha sporto personalmente denuncia contro i due giornalisti, aveva ammonito: “chi ha scritto l’articolo pagherà un prezzo molto elevato”.

@GianandreaGaian

Foto: AP, Cumhuriyet, Aeronautica Turca, Times of Israel e Press Tv

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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