Migranti: la Nato interviene ma solo per sorveglianza e intelligence

(aggiornato alle ore 23,50)

dal nostro corrispondente a  Bruxelles

La Nato interverrà per aiutare ad arginare la crisi dei migranti ma lo farà in modo “soft”, limitandosi ad attività di monitoraggio e lasciando il “lavoro sporco” ai paesi interessati. Facendo seguito alle richieste di Turchia, Germania e Grecia, “l’Alleanza fornirà supporto sotto forma di sorveglianza, monitoraggio, riconoscimento e raccolta informazioni –  ha dichiarato il Segretario Nato Jens Stoltenberg alla ministeriale incorso ieri e oggi a Bruxelles–  fornendo informazioni di alto livello  per aiutare a contrastare il traffico di esseri umani e smantellare le reti criminali, mentre saranno le Guardie costiere turca e greche a salvare, recuperare o respingere i migranti”.

Insomma la montagna ha partorito, se non proprio un topolino, non certo un elefante. D’altra parte la Nato non poteva certo ignorare le richieste della Germania, dove Angela Merkel si trova in un momento di particolare difficoltà sul fronte interno per la scarsa popolarità della politica delle “porte aperte” agli immigrati. L’obiettivo del piano, ha spiegato Stoltenberg, è “partecipare agli sforzi internazionali per arginare l’immigrazione illegale”.

Nello specifico, l’attività verrà portata avanti tramite l’impiego dello  lo Standing Maritime Group 2 che, come specificato dal Segretario Nato, “è momentaneamente nella regione sotto comando tedesco”.

Lo Standing Nato Reponse Force Maritime Group 2 o SNMG2 è una forza navale della NATO composta principalmente da navi degli Stati del Mediterraneo, anche se vi operano pure unità navali del Nord Europa e della US Navy. Al momento, secondo quanto dichiarato dal Segretario “dispone di 3 unità navali (la fregata tedesca Bonn, la turca Barbaros e la canadese Fredericton – ndr) ma più avanti potrebbe ricevere rinforzi dagli alleati”.

Il compito della forza navale sarà quello di “portare avanti azioni di riconoscimento e sorveglianza in relazione all’attraversamento illegale dell’Egeo in stretta cooperazione con le Guardie Costiere greca e turca” ha spiegato Stoltenberg”.

Lo Standing Nato Maritime Group 2 “inizierà la sua attività di sorveglianza marittima immediatamente” e verrà spostato nell’area d’intervento senza “fermare o rimandare indietro le barche dei rifugiati” ma limitandosi a fornire “informazioni critiche usando le ottime capacità di sorveglianza, riconoscimento e monitoraggio” di cui dispone la Nato e cooperando “con le Guardie Costiere locali e l’Unione europea”.

A questo si aggiungerà un coordinamento del Patto Atlantico con l’Agenzia per la gestione delle frontiere Ue, Frontex, con la quale “urge iniziare a definire le modalità di condivisione di informazioni”.

Clausola importante e molto significativa del piano sarà che “le forze armate turche  e greche non opereranno nel territorio o spazio aereo reciproco” ha puntualizzato il segretario Nato.

La condizione risponde probabilmente alle preoccupazioni espressa dalla Grecia in relazione ad una possibile violazione della sua sovranità (e una ferma volontà di mantenere il coinvolgimento della Nato presso la costa turca) espressa dalle autorità di Atene all’indomani dell’annuncio turco-tedesco di voler un intervento Nato per la questione migranti. La Grecia infatti si aspetta che i migranti intercettati vengano riportati in Turchia.

Un’ulteriore direttrice dell’intervento dell’Alleanza sarà “l’intensificazione  dell’attività di intelligence, sorveglianza e riconoscimento sul confine turco- siriano” come ha dichiarato  Stoltenberg, vista l’importanza cruciale che il confine ha nella geopolitica locale.

“La Turchia è in prima linea per fronteggiare la crisi – ha spiegato il segretario dell’Alleanza – e queste misure saranno complementari a quelle di ‘rassicurazione’ della Turchia decise lo scorso dicembre”.

Tali misure prevedevano la sorveglianza aerea, la polizia dell’aria e una presenza marittima nel Mediterraneo orientale. L’importante, ha concluso il Segretario Nato, “è agire velocemente, perché la crisi riguarda tutti noi e dobbiamo contribuire a trovare una soluzione”.

Il segretario della Difesa statunitense Ashton Carter (nella foto a fianco) è intervenuto nel corso della ministeriale sottolineando che il piano evidenzia “la volontà della Nato di supportare le operazioni” nel Mediterraneo spiegando che la stessa volontà “è stata enfatizzata dai tre Paesi Nato” che hanno espressamente “richiesto di agire velocemente per salvare le vite e i destini delle persone coinvolte”.

Carter ha elogiato Turchia, Grecia e Germania per aver fatto “la proposta unite”. I ministri della Difesa dei paesi Nato hanno acconsentito a che i vertici militari dei paesi di appartenenza diano la loro valutazione alle misure decise in seno alla ministeriale Nato per gestire la crisi dei rifugiati. “Le diverse opzioni” ha spiegato Carter “saranno poi riviste dal Comitato Militare della Nato e presentate al Consiglio del Nord Atlantico, il massimo organo decisionale dell’Alleanza”.

Puntuale il commento del ministro tedesco della Difesa Ursula von der Leyen che ha commentato la decisione Nato dicendo che “ora è importante agire rapidamente”.

La Nato si è quindi mossa, ma facendo il minimo di quanto poteva fare. Non poteva certo ignorare un accorato appello di Angela Merkel, ma la decisione di utilizzare le navi solo per “ricognizione e sorveglianza” sa un po’ di ‘carità pelosa’.

D’altra parte i Paesi nordici della Nato e gli stessi Stati Uniti non avrebbero probabilmente consentito altro. Ora, forse, c’è da aspettarsi di un nuovo picco nei flussi di migranti nell’Egeo come è successo nel Canale di Sicilia quando fu annunciata l’operazione Mare Nostrum.

Sia come sia la questione migranti è adesso di pertinenza anche della Nato, e la cosa è importantissima (considerando il mandato e la tradizionale vocazione del Patto Atlantico) date le grandi strutture di cui la Nato dispone e le navi che ha a disposizione.

Al termine dei due giorni di riunione ministeriale il ministro della Difesa italiano, Roberta Pinotti, ha espresso un giudizio positivo sulla scelta della Nato di intervenire a sostegno della gestione dei migranti nel Mar Egeo ed è tornata a chiedere che l’attività dell’Alleanza nel Mediterraneo possa allargarsi anche alle coste libiche.

Foto: AP, NATO, US.DoD

Nata a Bruxelles, ha conseguito la laurea magistrale con lode in Scienze Politiche, indirizzo Relazioni Internazionali, all’Università Roma Tre. Vive e lavora a Roma, dove si è occupata di comunicazione, relazioni internazionali e giornalismo. Ha collaborato con diverse testate e si occupa di geostrategia e storia contemporanea con particolare attenzione ai temi connessi alla Guerra Fredda e al terrorismo.

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