LO STATO ISLAMICO COLPISCE IL CUORE (MALATO) DELL’EUROPA

(aggiornato alle 22,55)

Diciamolo subito. Gli attentati di Bruxelles, oltre quattro mesi dopo la strage di Parigi, confermano ciò che già sapevamo tutti da tempo. Inutile ripetere la solita tiritera che siamo in lotta contro il terrorismo poiché quest’ultimo è solo uno degli strumenti utilizzati dallo Stato Islamico che già minaccia nuovi attacchi.

114227999-4de5c8d6-dd62-412d-88be-115258ef6fd0Sul portale jihadista bosniaco Vijesti Ummeta nella serata di ieri è apparso un messaggio inequivocabile: “Ripetiamo ai Paesi crociati che li aspettano giorni neri per mano dello Stato Islamico a causa dell’ostilità e della guerra che questi conducono contro di esso. Quello che seguirà sarà, per volere di Allah, ancor più duro e amaro”.

Sulla difensiva sui fronti bellici in Iraq e Siria, dove continua a combattere con tenacia, lo Stato Islamico è tornato all’attacco sul “fronte europeo” puntando su un nemico fiacco e impaurito. Un’Europa incapace di combattere e vincere in tempi ragionevoli la guerra contro l’IS in Medio Oriente nonostante la tanto ostentata quanto inconcludente Coalizione a guida statunitense e incapace di farsi rispettare anche scatenando rappresaglie.

Un’Europa che parla di guerra ma non la combatte, così impaurita dal nemico e così ben simboleggiata dalle lacrime pubbliche di Federica Mogherini (un regalo formidabile alla propaganda jihadista) da non osare attaccare lo Stato Islamico neppure in Libia per il timore di subire peggiori rappresaglie terroristiche.

BruxuntitledEppure fummo noi europei a dichiarare guerra all’Isis nell’agosto 2014 seguendo gli USA nella Coalizione nata dopo la “calata” dei miliziani di al-Baghdadi in Iraq. Aderendo alla Coalizione siamo diventati belligeranti ma dopo aver dichiarato guerra non la vogliamo combattere e ci stupiamo chje il nemico ci colpisca.

Così timorosa da non tentare nemmeno di fermare i flussi migratori illegali che aumentano la presenza islamica in Europa e arricchiscono trafficanti legati allo Stato Islamico e ad al-Qaeda.

Anzi l’impiego di poderose flotte militari “in aiuto” ai trafficanti dall’Egeo al Canale di Sicilia ha contribuito non poco a determinare il crollo di ogni forma di deterrenza che ha generato nei jihadisti la consapevolezza precisa della nostra debolezza.

Un’Europa incapace di cacciare salafiti e altri nazisti islamici dal suo territorio ma pronta a ospitare ondate di persone che odiano noi, la nostra società, le nostre libertà e i diritti che riconosciamo a ogni persona ma che al tempo stesso pretendono di vivere grazie al nostro welfare e importare la loro barbarie.

Un’Europa guidata da pusillanimi incapaci di rispondere all’attacco ai suoi cittadini e alle sue città con rappresaglie dieci o cento volte più devastanti (radere al suolo Raqqa non sembra essere un’opzione presa in seria considerazione neppure da Francois Hollande che pure aveva giurato “vendetta” e “sterminio” dopo la strage del 13 novembre). Un’Europa talmente inetta da accettare di farsi dettare condizioni e subire soprusi e angherie persino dagli immigrati clandestini sbarcati il giorno prima non ha nessuna speranza di risultare credibile innanzitutto agli occhi degli europei.

brussels-terror-g_3506981b-300x1871Per tutte queste ragioni il duplice attentato a Bruxelles con due ordigni esplosi all’aeroporto Zaventem e uno in un vagone della metropolitana nella stazione Maalbeek, rappresenta un grande successo per lo Stato Islamico.

Attacchi di questo tipo, coordinati contro obiettivi multipli costituiti da infrastrutture che dovrebbero essere protette, non si improvvisano in poche ore ma erano stati pianificati probabilmente già da tempo.

Anche se in Europa continuiamo a considerarli erroneamente dei criminali, gli uomini dello Stato Islamico sono “militari” che combattono con ferocia la loro guerra ed è quindi immaginabile che le cellule attive in Europa (e composte in parte da veterani che hanno combattuto in Siria e Iraq) abbiano messo a punto da tempo piani elaborati per colpire diverse tipologie di bersagli.

4685871Obiettivi protetti come sedi istituzionali e infrastrutture strategiche e “soft target”, cioè obiettivi non protetti come quelli di Parigi dove per i terroristi è facile provocare un elevato numero di vittime agendo indisturbati.

Piani messi a punto nei dettagli e forse già assegnati a qualche unità operativa (definirla cellula può risultare riduttiva  se si valuta che i fans del Califfato in Belgio sono sicuramente molte migliaia) che comprende logisti, combattenti e attentatori suicidi che vengono messi in atto solo quando giunge l’autorizzazione.

La manovalanza del resto non manca. Nel giorno della cattura di Salah Abdeslam, il sito dell’opposizione siriana “Zaman Wasl” ha rivelato che  centinaia di Foreign Fighter dello Stato Islamico, per lo più europei, hanno lasciato la Siria e sono tornati nei loro Paesi d’origine: Francia, Belgio, Germania, Gran Bretagna, Finlandia e Olanda.

brussels-airport-metro-502865A quanto pare indisturbati dal momento che nessun Paese europeo sembra ansioso di arrestare i jihadisti che tornano dal fronte siriano.
I servizi segreti di Berlino valutavano sei mesi or sono che in Germania vi fossero circa 600 veterani della guerra in Siria, cioè addestrati ad azioni di guerra e terrorismo, e ben 43 mila estremisti salafiti ideologizzati ma non addestrati militarmente.

Il problema potrebbe avere dimensioni simili o anche più ampie negli altri principali Paesi europei e quindi, di conseguenza, è impossibile ritenere che i servizi di sicurezza possano mantenere costantemente sotto stretto controllo una massa così ampia di individui.

Non è difficile immaginare quale impatto potrebbero avere sulla credibilità dei governi e degli apparati di sicurezza, sull’economia (a partire dalle borse) e sulla percezione dei cittadini attacchi terroristici complessi come quelli di Bruxelles ma  condotti simultaneamente in molte delle  principali città europee.

belgium-isis-467789I servizi segreti iracheni, generalmente ben informati sulle operazioni dello Stato Islamico, ritengono che gli attentati di ieri siano stati pianificati due mesi fa a Raqqa, capitale dello Stato Islamico in Siria”. Un’ipotesi plausibile e confermata dalla rapidità con cui l’IS ha rivendicato la paternità delle stragi anche se da Baghdad fanno sapere che Bruxelles non era indicata tra gli obiettivi iniziali ma sarebbe finita nel mirino dei terroristi “a causa dell’arresto di Salah Abdeslam”.

Le infrastrutture colpite, aeroporto e metropolitana, sono vulnerabili poiché solitamente l’accesso ai convogli e all’area dei check-in non prevedono controlli obbligatori. I jihadisti inoltre impiegano esplosivi fatti in casa (come quelli impiegati a Parigi il 13 novembre scorso) che non vengono rivelati dai detector né annusati dai cani.

isis-terror-4677941Gli attacchi a Bruxelles, rivendicati come punizione per la partecipazione delle forze belghe alla Coalizione anti-Isis a guida statunitense, si prestano anche ad essere interpretati come una risposta alla cattura di Salah Abdeslam dimostrando che lo Stato Islamico dispone di strutture da combattimento ancora ben salde in Belgio e probabilmente anche in Francia e in altri Stati europei.

In quest’ottica gli attentati costituiscono soprattutto una risposta a chi in Francia aveva definito, con malriposto trionfalismo, la cattura di Salah “un colpo mortale allo Stato Islamico”.

terror-arrest-467819Combattenti che hanno le loro retrovie logistiche nei tanti Molenbeek delle metropoli europee, piccoli “califfati” utili a nascondere miliziani e armi. Del resto le numerose testimonianze di solidarietà a Salah e l’esultanza per i sanguinosi attentati messi a segno a Bruxelles che inondano web e social network ci spiegano molto bene ciò che già sapevamo o avremmo dovuto sapere. E’ almeno dall’11 settembre 2001 che siamo al corrente dell’odio nei nostri confronti e della simpatia verso i jihadisti comune presso ampi strati della società islamica anche qui in Occidente.

I nostri governanti, per complicità, pigrizia o codardia, hanno preferito far finta di nulla e nascondere la testa sotto la sabbia col risultato che oggi continuiamo a stupirci di ciò che già dovremmo sapere.

336x0_1448106855585_Allerta-terrorismo-a-Bruxelles-1024x6821Invece di perseguire con tenacia la lotta agli islamisti ad ogni atto terroristico ci poniamo sempre le stesse domande evitando accuratamente di darci le risposte appropriate. Perché sarebbero scomode e richiederebbero un approccio diverso al problema rappresentato dall’Islam, colpendo l’estremismo che genera i terroristi e non solo il terrorismo già manifesto.

Colpendo quindi i tanti imam o pseudo tali che propagandano indisturbati il jihadismo invece di dare la caccia ai loro discepoli quando si sono già macchiati del sangue di molti innocenti.
Non si può escludere poi che gli attacchi di Bruxelles puntino anche a dissuadere il Belgio dal concedere l’estradizione di Salah Abdeslam, pretesa da Parigi per le sue responsabilità nella strage del 13 novembre scorso.

Tra le altre valutazioni occorre ricordare che i bersagli dell’aeroporto sono simboli che richiamano anche gli interessi statunitensi, come il banco check-in dell’America Airlines e il bar Starbucks, mentre l’aeroporto non si trova lontano dal quartier generale della NATO.

Bruxellres-untitledLo Stato Islamico ha poi dimostrato di poter colpire in modo devastante il cuore della “capitale” d’Europa mortificando gli sforzi di Bruxelles di garantire la sicurezza o di ostentarne una parvenza come aveva fatto negli ultimi mesi mobilitando l’esercito per le strade.

Un successo che i jihadisti possono spendere in termini di propaganda e quindi di consenso presso ampi settori della comunità islamica anche in Europa. L’esplosione alla stazione Maalbeek aveva anche il compito di ridicolizzare le misure di sicurezza adottate per proteggere le sedi dell’Unione Europea e del governo federale belga, situate a pochi isolati di distanza.

Nel complesso lo Stato Islamico ha massimizzato i risultati dell’attacco conseguendo un successo che va al di là del numero di vittime provocate.

Lo spazio aereo belga è rimasto paralizzato così come milioni di persone nella capitale d’Europa mentre in tutti i Paesi dell’Unione sono state prese misure precauzionali aggiuntive. In termini propagandistici lo Stato Islamico ha incassato un importante ritorno in termini di prestigio all’interno della comunità islamica che si tradurrà in nuove adesioni, reclutamenti e finanziamenti.

@GianandreaGaian

Foto: EPA, Twitter e Ansa.

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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