Negli USA i “patriots” fanno più paura del Califfo?

Il 2 gennaio il rifugio faunistico della contea di Malheur, 30 miglia dalla cittadina di Burns (Or), è stato occupato da un commando di estremisti antigovernativi, armati fino ai denti e pronti ad uccidere e morire, con tanto di video del martirio.

Considerando la durata dell’occupazione – 40 giorni – ed il pugno di ferro con cui le autorità hanno trattato precedenti simili, ci si sarebbe aspettati un feroce assedio come minimo. E invece niente, nessun intervento risoluto o quasi! Se si fosse trattato di al-Qaeda, ISIS o semplicemente altri gruppi razziali “diversamente bianchi”, cosa sarebbe successo? Critiche e perplessità sulla fiacca reazione dei federali sono piovute da ogni parte, portando in evidenza anche quella che sembrerebbe una maggior minaccia rispetto al Califfo e suoi lupi solitari: il domestic terrorism, terrorismo interno.

Una prima risposta è arrivata solamente il 26 gennaio: I leader degli autoproclamatosi sono stati arrestati ad un posto di blocco lungo la Highway 395, mentre si recavano ad un comizio. Ne è nato un conflitto a fuoco conclusosi alla peggio per gli occupanti: un morto, un ferito e 7 successivi arresti.

160105-militia-go-home-jsw-5p_70194afb0abe74b98da0b636fb4ff7bb_nbcnews-ux-2880-1000I rimanenti  “patrioti” – così si fanno chiamare – si sono arresi alle autorità l’11 febbraio. Durante tutta la vicenda l’FBI non ha inteso adottare “altro approccio se non il dialogo”, per stemperare i toni e scongiurare tragedie come quelle di  Waco (Texas) – l’assedio al ranch dei Davidiani con quattro agenti dell’ATF e 82 adepti della setta morti nel 1993 – o Ruby Ridge (Idaho) – l’arresto del leader neonazista, Randy Weaver costato la vita alla moglie e al figlio nel 1992 -.

Ma soprattutto evitare pretesti per rappresaglie come quella di Oklahoma City, quando Timothy McVeigh, con un camion bomba, uccise 168 persone nel più sanguinoso atto terroristico sul suolo americano fino al 11-09-2001.

dt_common_streams_StreamServerLa reazione delle forze dell’ordine, seppur limitata, ha acceso i riflettori su di un’appassionata  vicenda che ha diviso la comunità. Da una parte chi lamentava il ritardo di una decisa risposta chiedendo l’intervento della Guardia Nazionale e perfino di droni armati, dall’altra chi la considera eccessiva, ritenendo l’occupazione una legittima protesta contro l’appropriazione indebita di terre da parte del Governo federale.

Il tutto, infatti, ha avuto inizio durante una manifestazione a sostegno di Dwight e Steven Hammond, due ranchers che dopo aver scontato una pena per incendio doloso su terre federali, sono stati condannati ad altri 4 anni visto che il precedente periodo era nettamente inferiore al minimo previsto dalla legge.

Lo sceriffo della contea di Grant ha espresso simpatia per l’occupazione  e molti sono i militanti anti-governativi accorsi da tutto l’ovest.

Deadly-Attacks-in-the-US-since-911 Ryan Payne, ex militare, ha portato il sostegno della Milizia: “Noi vi proteggeremo”.
L’iniziativa degli estremisti interni non fa altro che confermare un costante, ma sconosciuto trend: crescita e vivacità del domestic terrorism. I recenti fatti di San Bernardino e la più che decennale minaccia qaedista hanno focalizzato l’attenzione delle forze di pubblica sicurezza e dell’opinione pubblica sul jihadismo.

Numeri alla mano, invece dimostrano un maggior attivismo e letalità del terrorismo interno. Secondo un rapporto dell’Anti-Defamation League’s Center on Extremism, delle 52 vittime di terrorismo negli Stati Uniti nel 2015, 20 sarebbero state uccise dai suprematisti bianchi, mentre 19 da jihadisti o gruppi ad essi legati.

Da un sondaggio condotto dal The New York Times in collaborazione con il Police Executive Research Forum nel 2014, su 382 agenzie del Law-Enforcement intervistate, il 74% ha indicato l’estremismo antigovernativo come una delle tre principali minacce nella loro giurisdizione; il 39% ha indicato al-Qaeda e altri gruppi della galassia jihadista.

next-1Ancora, solamente il 3% ha indicato l’Islam radicale come una minaccia seria rispetto ad un 7% che ha invece indicato gruppi interni. Appartenenti a 19 agenzie di pubblica sicurezza hanno sostenuto che la radicalizzazione dei gruppi estremistici di destra sarebbe molto più pericolosa di quella di origine mediorientale.

Questo perché di tipo emergente e su cui non si ha ancora una gran consapevolezza. Nonostante il timore suscitato dal terrorismo islamico e dall’immensa cassa di risonanza mediatica, il numero di attenti – compiuti o sventati – negli Stati Uniti è stato molto basso.

Dall’11 Settembre, circa 9 musulmani americani all’anno sono stati coinvolti in una media di 6 attentati terroristici. Di questi, la maggioranza è stata sventata, ma i 20 riusciti hanno causato la morte di 50 persone (conteggio al 16 giugno 2015).
Invece, secondo Ariel Perlinger dello United States Military Academy’s Combating Terrorism Center, la media annuale di attentati perpetrati dagli estremisti di destra nella decade post 11 Settembre è di 337 attacchi con 254 vittime (studio pubblicato nel 2012).

untitled-51Dati raccolti da altri istituti secondo parametri, definizioni ed inclusioni più ampie hanno riportato risultati simili. L’Università del Maryland ha contato 65 attentati di estrema destra contro 24 dell’estremismo musulmano.
Un conteggio molto recente è quello dell’International Security Program della New America Foundation che riporta  45 vittime  per mano jihadista (in 9 attentati) contro 48 dei gruppi interni (in 18 attacchi) dall’11 settembre 2001 fino a fine 2015

Lo studio del Journal of Communication datato dicembre 2014, ha indicato i motivi per cui gli Americani hanno “erroneamente” considerato i musulmani radicali come la maggior minaccia per il Paese al posto degli estremisti interni.

untitled6ra il 2008 ed il 2012 i principali notiziari hanno riportato che l’81% degli attacchi era stato attribuito all’Islam radicale; le statistiche dell’FBI relative allo stesso periodo addossavano loro invece solo un 6% di responsabilità. Queste travisazioni e differenti reazioni delle forze di pubblica sicurezza a seconda della razza, etnia o religione coinvolta non sono nuove nella storia americana.

Pregiudizi, stereotipi e razzismo determinano troppo spesso la propensione all’utilizzo della forza: Wounded Knee nel 1973, il bombardamento del quartier generale del M.O.V.E. a Philadelphia ed i continui omicidi di afroamericani di questi giorni. L’assistente del Procuratore Generale, John P. Carlin ha dichiarato che, nonostante l’attenzione sia precipuamente focalizzata sul terrorismo di matrice jihadsita “[…] io prendo entrambi seriamente in considerazione […] i famigliari delle vittime non sono interessati alla categorizzazione – terrorismo interno o internazionale -, bensì a cosa stiamo facendo per evitare che ciò che è accaduto loro capiti ad altri.”

untitled7Ha aggiunto inoltre di essere stato molto colpito dalla differente copertura mediatica di due complotti risalenti al 2011: L’arresto di Khalid Ali-M Aldawsari, cittadino saudita residente in Texas, accusato di voler fabbricare una bomba e quello del neo-nazista Kevin William Harpham, reo di aver posizionato un ordigno esplosivo sul percorso della parata del Martin Luther King Jr. Day, nello stato di Washington. Il caso di Harpham ha ottenuto molta meno attenzione mediatica nonostante sia stato trattato più seriamente dalle autorità.

A riconferma dell’alto livello della minaccia interna, verso fine 2015 il Dipartimento di Giustizia ha istituito la figura del Coordinatore per il terrorismo interno, al fine di potenziare le indagini ed il contrasto ai gruppi radicali “homegrown”.
Entrando maggiormente nel merito del terrorismo interno, l’FBI lo definisce come una qualunque attività che “implichi atti pregiudizievoli alla vita degli individui che violino la legge federale o statale; con l’apparente scopo (i) di intimidire o coercizzare la popolazione civile; (ii) influenzare la politica di un governo attraverso l’intimidazione o la coercizione; o (iii) condizionare la condotta di un governo attraverso devastazioni, omicidi, o rapimenti; e abbia luogo, prima di tutto, entro la giurisdizione territoriale degli Stati Uniti”.

vanilla-isis Una definizione apparentemente chiara e completa, ma non sufficiente ad evitare ambiguità e dibattiti. Primo fra tutti la divergenza tra chi ritiene terrorismo interno un qualunque attacco perpetrato sul suolo americano e chi, alla localizzazione geografica, aggiunge la presenza di una spinta ideologica interna.

Ciò escluderebbe pertanto cittadini mossi dagli appelli di al-Qaeda e ISIS. Sebbene gli occupanti dell’Oregon rientrino ampiamente nella definizione, si è sempre optato per chiamarli “manifestanti”, “attivisti armati”, “miliziani” , ma mai “terroristi” in quanto mancherebbe l’intenzione di terrorizzare o fare del male a qualcuno; il web li definisce “Vanilla ISIS”,   ironizzando sulla clemenza mostrata nei confronti di “questi bianchi”.

militia4Altra equivocità riguarda l’utilizzo dei termini “terrorismo” ed “estremismo”; essi possono sembrare sinonimi ed utilizzabili intercambiabilmente, in realtà i significati sono molto più articolati.

Gli estremisti si differenzierebbero dai terroristi per la loro riluttanza a commettere atti violenti: Non tutti gli estremisti sono terroristi, ma tutti i terroristi sono estremisti!

A loro volta, secondo i politologi Chris Hamilton e Davide Neiwert gli estremisti andrebbero divisi tra “eliminazionisti” e “part-timers”. Ideologie integraliste ed estremiste fini a se stesse non costituiscono un reato in quanto rientrano nelle libertà di parola e di stampa garantite dal Primo Emendamento; minacce e violenze comportano tuttavia il perseguimento legale. La difesa di William Pierce, ad esempio, che con il romanzo “The Turner Diaries” aveva ispirato l’attentato di Timothy McVeigh, ha utilizzato l’Emendamento come espediente per evitare qualunque attribuzione di responsabilità al suo assistito.

hqdefault Le autorità preferiscono usare “estremisti” così come “minacce” al posto di “gruppi terroristici”, garantendosi l’utilizzo di una più ampia gamma di leggi ed una maggiore flessibilità d’azione. All’inizio delle indagini, infatti risulta abbastanza complesso stabilire se si tratti di terrorismo interno, internazionale o crimine comune. Inoltre, aggiunge John P. Carlin “ciò che causa confusione è il fatto che il terrorismo interno non sia un reato o un’accusa” e quindi gli indagati devono essere perseguiti per violazioni diverse, quali quelle relative alle armi da fuoco o esplosivi.

Gli attivisti dell’Oregon infatti sono accusati di cospirazione mirata ad impedire ai funzionari federali lo svolgimento del proprio lavoro, mediante minacce ed intimidazione. Queste escamotages generano differenze nell’applicazione della legge e non consentono di valutare credibilmente la portata del fenomeno “terrorismo interno”, visto che le condanne avvengono spesso per crimini comuni. Manca anche un elenco ufficiale di complotti terroristici (sventati o riusciti) e, soprattutto, una designazione pubblica delle organizzazioni terroristiche interne come quella invece disponibile per il terrorismo internazionale. Ciò complica gli sforzi antiterrorismo e la comunicazione tra Governo federale e le proprie agenzie di sicurezza e di intelligence.

Non senza polemiche è stata delineata una serie di minacce terroristiche interne:

ELFpatch_1024x1024Attivismo per i diritti animali: reati commessi in nome della salvaguardia dei diritti degli animali. Trattasi solitamente di atti vandalici quali danneggiamento e distruzione di proprietà, laboratori, macchinari ed infrastrutture per la sperimentazione, ma anche incendi ed atti intimidatori o violenti nei confronti di scienziati o personale operante nel business della ricerca o della pellicceria. Il principale gruppo è ALF, l’Animal Liberation Front.

Ecoterrorismo: è strettamente legato all’attivismo per i diritti animali e comprende i reati commessi in nome della tutela ambientale. Gli obiettivi di quest’estremismo sono i simboli dell’industrializzazione e dell’impatto umano sulla natura. Si caratterizza per danneggiamenti o sabotaggi di cantieri, opere pubbliche, sedi o siti produttivi di grandi multinazionali energetiche, industriali, dei legnami o della grande distribuzione; tutti colpevoli di condurre attività dannose per l’ambiente. Citiamo ELF, Earth Liberation Front. Dal 1979 al 2012 sono stati commessi oltre 2.000 crimini appartenenti a queste due tipologie di estremismo superando 110 milioni di dollari di danni.

Anarchici: Si oppongono ad istituzioni e governi, leggi, forze di pubblica sicurezza, multinazionali e qualunque altra autorità. Sebbene l’anarchismo in sé non costituisca un reato, esiste una minoranza che persegue i propri obiettivi attraverso la violenza, sostenendo forme rivoluzionarie che riallineino l’autorità ed il potere all’insegna di autonomia ed eguaglianza collettiva. L’anarchismo estremo abbraccia attualmente un vasto range di ideologie quali anti-capitalismo, anti-globalizzazione e anti-urbanizzazione. Vi è anche un “anarchismo verde” strettamente collegato all’ecoterrorismo. L’attività è fortemente decentralizzata e si estrinseca in atti vandalici di proprietà ed assets, simboli della società occidentale, tafferugli a conventions e summit, incendi e piccoli ordigni esplosivi. Le prime tracce di estremismo anarchico negli USA risalgono ad attentati dinamitardi nel 1919. Esempio preferenziale è quello delle sommosse contro il WTO di Seattle nel 1999.

Suprematisti bianchi: gruppi o individui che commettono crimini in nome di un’ideologia basata sul primato della razza bianca. Sono soliti dividere la società in bianchi e resto del mondo, considerandolo come nemico ed accanendosi in particolare contro ebrei, afroamericani e minoranze religiose.

untitled8Sono ossessionati da Adolph Hitler e dalla Germania nazista, ma anche dall’Odinismo e dalla mitologia nordica. La società è considerata allo sbando ed altamente discriminatoria nei loro confronti. Sintomatico di questo vittimismo comune a molti gruppi estremisti è lo slogan conosciuto come “Fourteen Words” (Quattordici Parole): “We must secure the existence of our race and a future for white children” (Dobbiamo assicurare la sopravvivenza della nostra razza ed un futuro per i bambini bianchi).  Altri due concetti fondamentali sono l’inevitabilità dello scontro violento – la cosiddetta RAHOWA (“Racial Holy War”- Guerra Santa Razziale) – e l’esistenza di una cospirazione mondiale contro la supremazia bianca. Accusano il Governo federale di essere uno ZOG (“Zionist Occupied Government” – Governo Sionista Occupato), manipolato da interessi ebraici internazionali. Molte loro idee trovano ampia condivisione presso i movimenti della Milizia.

Le loro tattiche comprendono assalti, omicidi, minacce, intimidazioni ed attentati dinamitardi. Per autofinanziarsi si dedicano anche a reati quali traffico di droga, rapine ed assalti ai furgoni porta valori e contraffazione. Tra i principali gruppi suprematisti, spesso in lotta tra di loro, troviamo il Ku Klux Klan, il National Socialist Movement (NSM), gli skinheads – di cui si contavano 133 gruppi attivi negli Usa nel 2011, alcuni dei quali annoverati tra le frange più violente del suprematismo bianco -. L’FBI ha iniziato ad occuparsi di questo estremismo a partire del 1918 con il Ku Klux Klan.

Miliziani: il movimento della milizia è emerso negli anni 90 come insieme di gruppi paramilitari autocostituitisi per fermare ciò che veniva percepito come ingerenze governative. Alcuni di essi si addestrano paramilitarmente alla sopravvivenza, all’utilizzo di armi e all’indottrinamento ideologico. Accumulano armi illegali, munizioni ed esplosivi.

1024x1024Certi gruppi hanno i propri siti per il reclutamento ed il raccoglimento di fondi.  Credono alla presenza di una cospirazione, un “Nuovo Ordine Mondiale” che controlla le istituzioni americane ed i media; il tutto incoraggiato da organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite. Gli emissari di questo “governo ombra” sarebbero intenzionati a sequestrare le armi da fuoco legalmente detenute per eliminare ogni possibilità di resistenza al loro piano di erosione della democrazia e delle garanzie costituzionali.

I miliziani si considerano protettori della Costituzione e delle Libertà Individuali; si sentono investiti del potere di deporre il Governo con la forza. Nel 1995 la Milizia comprendeva ben 441 gruppi salvo poi scendere a 72 entro il 2000. Danneggiato dalla pubblicità negativa dell’attacco di Oklahoma City, il movimento ha dovuto ridimensionare i propri proclami, anche se piccole frange si sono ulteriormente radicalizzate. A partire dal 2008 ha subito un forte rinvigorimento causato da un crescente malcontento verso il Governo Federale, passando dai 42 gruppi del 2008 ai 334 nel 2011.

Movimento dei Cittadini Sovrani: Estremisti antigovernativi che si reputano “sovrani” o indipendenti dagli Stati Uniti, sebbene vi risiedano. Disconoscono qualunque autorità governativa come istituzioni, tribunali, autorità fiscali, motorizzazioni, forze armate e di pubblica sicurezza.

160106-oregon-standoff-rd-205a_3d736df4f3175258ad2c55363b686a51_nbcnews-ux-2880-1000Considerano il 14° Emendamento della Costituzione una deviazione della Nazione verso una società federale che schiavizza legalmente chiunque. Ignorando ogni sorta di legge, tassa, permesso e distruggendo i documenti rilasciati dal Governo federale cercano di tagliare ogni legame con quello che ritengono un regime illegittimo. Hanno presentato istanza per ottenere lo status di “non cittadini” degli Stati Uniti e creato i propri documenti, moneta, passaporti, targhe e patenti.

Dal 2000 hanno ucciso 6 agenti di polizia, costituendo una minaccia crescente. Commettono omicidi, minacciano giudici, agenti di polizia ed altri funzionari governativi, impersonano personale di sicurezza o diplomatico, utilizzano e diffondono documenti e contratti contraffatti. Queste ideologie sono nate attorno agli anni 70 e hanno trovato popolarità tra i circoli estremisti tra gli anni 80 e 90. Attualmente il movimento conterebbe 300.000 sostenitori.

Separatisti Neri: Sostengono la superiorità della razza nera su tutte le altre. Sono estremamente razzisti e giustificano l’utilizzo della violenza per il raggiungimento dei loro obiettivi.

imagesCANKSN1KFini più specifici variano da gruppo a gruppo, tuttavia condividono il risentimento razziale contro il Governo federale, dal quale molti pretendono risarcimenti ed autonomia. Viene segnalata una crescente pericolosità dovuta al reperimento di armi, all’acquisizione di capacità di fabbricazione di esplosivi ed elaborazione di complotti sempre più sofisticati. Partecipano a manifestazioni ad altro profilo e dimostrazioni mirate a scontri con le autorità; a tal fine utilizzano come pretesto l’arresto o la morte di afroamericani durante azioni di polizia, sia che si tratti di innocenti o criminali. Sono dediti ad attività criminali come contrabbando, riciclaggio di denaro, traffico d’armi e di droga per autofinanziarsi. Tra i principali gruppi troviamo il New Black Panther Party for Self Defense (NBPP) – non ha nulla a che vedere con le Black Panthers degli anni 60 -, la Israelite Church of God in Jesus Christ ed il Black Hebrew Israelite Group.

Estremisti antiaborto: Commettono crimini in nome del movimento antiabortista. Nella fattispecie azioni dinamitarde, incendi e attacchi con acido. Dal 1997 al 2010 si sono consumati 66 casi di violenza contro medici, personale o cliniche abortiste che hanno provocato la morte di 8 sanitari.

imagesCAMS0I6BDagli studi effettuati emergono cinque caratteristiche rappresentative della minaccia terroristica interna: (i) Una particolare vivacità a partire dall’11 Settembre, rivolta principalmente al Governo federale, (ii) l’impiego di tattiche non particolarmente elaborate, (iii) un diffuso e professionale utilizzo della rete e delle nuove tecnologie, (iv) la configurazione di minaccia fortemente decentralizzata e (v) una forte radicalizzazione nelle carceri.

Il trend dominante è infatti quello di una minima strutturazione e gerarchizzazione che prende il nome di “leaderless resistance”: resistenza senza leader teorizzata dal suprematista bianco Louis Beam per consentire una maggior numero e ripartizioni di attacchi sul territorio, ma soprattutto scongiurare infiltrazioni della polizia e delazioni. Si articola su due livelli: uno operativo, militante e clandestino attraverso individui (lupi solitari) o cellule ideologicamente motivate senza una direzione centrale o tradizionale ed un livello pubblico, presentabile e politico che fa propaganda e diffonde l’ideologia.

Abuuntitled1Cellule clandestine e i lupi solitari sono in questo modo indipendenti e direttamente responsabili delle proprie azioni, evitando così d’intaccare l’immagine pubblica del movimento.

Anche per il jihadismo attuale si parla di gruppi “senza leader”: Il sociologo Marc Sagemen, nel libro “Leaderless Jihad” sottolinea l’evoluzione da minaccia esterna ed infiltrante ad una interna, autofinanziata ed autoaddestrata. Osservando anche le altre caratteristiche, non può che apparire lampante la notevole somiglianza con lo Stato Islamico per il quale, forse, gli estremisti a stelle e strisce hanno rappresentato una fonte d’ispirazione.

La figura del lupo solitario trae origine dai suprematisti bianchi Alex Curtis e Tom Metzger e ai loro appelli ad attività clandestine ed attacchi a bersagli governativi e non. La stessa FBI ed il Dipartimento di Polizia di San Diego hanno ribattezzato l’indagine sulle attività di Curtis “Operation Lone Wolf”.

militia1Ancora, l’ efficace utilizzo della rete per raggiungere l’audience di riferimento, educandola e propagandando le proprie gesta come fanno gli uomini di Daesh. Infine, la radicalizzazione all’interno delle prigioni ha svolto un ruolo importante sia per l’estremismo interno che per la nascita ed il funzionamento dello Stato Islamico, permettendo a jihadisti ed ex baathisti iracheni di poter ordire alle spalle del nuovo governo durante la prigionia.

Il periodo di detenzione, infatti impenna l’avvio di processi di radicalizzazione in quanto offre soluzioni a problemi identitari e d’appartenenza, permettendo di trovare un senso alla detenzione e stabilire legami con persone ideologicamente simili. Studi condotti in 15 Paesi (Stati Uniti inclusi) hanno indicato le prigioni come fonte primaria di radicalizzazione, se non addirittura “università di al-Qaeda” .

gun_rally002-4_3Nella valutazione della minaccia terroristica interna stilata dall’FBI nel 2013, non si fa alcun riferimento al jihadismo, nonostante l’attentato alla maratona di Boston e la sparatoria di Fort Hood siano stati compiuti da musulmani americani. Oltre alla precedente distinzione tra terrorismo interno ed internazionale, ci sarebbe qualcosa di più profondo della presenza/assenza della spinta ideologica interna/esterna.

L’esperto di terrorismo interno, Patrick Poole ed il deputato repubblicano del Texas, Louie Gohmert coincidono nell’indicare scelte “politically correct” dell’amministrazione Obama alla base dell’esclusione del radicalismo islamico dall’elenco delle minacce interne degli Stati Uniti. Misure talmente politicamente corrette da obbligare il Federal Bureau ad evitare qualunque riferimento ad Islam, jihad e musulmani nei propri rapporti antiterrorismo interni. Termini talmente tabù che gli attentati di Boston e Fort Hood sono stati considerati fino a poco tempo fa semplici atti di violenza sul luogo di lavoro.

untitled5 Cosa ancor più grave, tale “negazionismo” sarebbe così radicato da provocare falle nelle indagini e nell’addestramento degli agenti federali nonché mancate condivisioni di informazioni tra federali e subordinati statali e locali. L’ex agente dell’FBI, John Guandolo, come sintomatica di queste carenze, apporta l’esempio del direttore dell’FBI, Robert Mueller che, testimoniando davanti al Congresso, ignorava che la Islamic Society di Boston fosse la responsabile della radicalizzazione dei fratelli Tsarnaev, attentatori della maratona di Boston.  

Accuse sono state rivolte anche a diversi studi precedentemente citati che, per far percepire quella jihadista come minaccia di secondo piano, avrebbero incluso/omesso episodi e/o vittime nei vari conteggi per far risaltare maggiormente un fenomeno piuttosto che un altro.  

imagesCA2AMOTCDopo questa sorta di “concorso” a chi abbia ucciso di più o meno e chi rappresenti la maggior minaccia tra terrorismo interno ed internazionale, pur restando entrambe molto serie, è doveroso considerare che, in tutte le sue forme, il terrorismo ha apportato solamente un minimo contribuito al livello di violenza generale negli Stati Uniti. Si calcola infatti che dall’11 settembre 2001, ci siano stati più di 215.000 omicidi: per ogni persona uccisa dall’integralismo islamico negli Stati Uniti, 4.300 sono state uccise da altre tipologie di criminali, per la maggior parte di tipo comune.

L’FBI ha catalogato 12.554 omicidi per rapina, 7.363 per reati legati alla droga e ben 10.210 vittime in scontri tra gangs giovanili. Ma il dato più sconcertante riguarda i 455 bambini uccisi dalla persona a cui erano stati affidati dai genitori. Catalogati come “bambini uccisi dalla babysitter”, a conti fatti, una figura così utile e comune rappresenta una minaccia ben più seria di patrioti e califfi!  

Foto: Web, Reuters, AP, NBC e Getty Images.

Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.

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