Presentato a Bologna “Il segreto dei marò”
di Carmelo Abisso
“E’ un piccolo strumento di lotta contro una grande ingiustizia, scritto con un pò di rabbia, mettendo nero su bianco quello che è successo per non farlo passare sotto silenzio”. Cosi Toni Capuozzo, giornalista e scrittore, ha definito il suo libro “Il segreto dei marò”, presentato a Bologna il 12 marzo, nel salone d’onore del circolo ufficiali dell’Esercito, davanti a un folto pubblico. Moderatori dell’incontro gli avvocati Marco Lisei e Francesco Sassone che hanno posto alcune domande all’autore trattando i profili giuridici della vicenda.
Come vivono i nostri due fucilieri di Marina questa situazione ?
Sono militari “tutti di un pezzo”, anche dopo 4 anni di ingiusta detenzione. Salvatore Girone sta studiando per la laurea con un’università telematica e Massimiliano Latorre non sta bene. Le sue giornate sono vuote, ha il cruccio di essere lontano da Salvatore e tornerebbe in India. Vorrei ricordare il collegamento in videoconferenza dall’India, nel quale Girone per la prima volta alza la voce “Abbiamo obbedito a un ordine e siamo ancora qui. Vorremmo che fosse riconosciuta la nostra innocenza”. Se sono stati ricevuti al Quirinale sai che sono innocenti.
Non si è ancora visto un plastico della petroliera Enrica Lexie su note trasmissioni televisive e non ci si è chiesti se l’ictus di Latorre, a 46 anni, sia una malattia professionale. Ringrazio Mursia che ha pubblicato il libro che non hanno voluto grandi case editrici, come la Mondadori.
Dov’è la cultura dei diritti, il garantismo, davanti a uno sfregio del diritto come questo. C’è qualcosa che non va in questo paese, se nel caso dei fucilieri di Marina non vale la presunzione di innocenza?
Guai se si cercasse di staccare questa con le etichette politiche e andare all’attacco. Perchè non è stato ritirato loro il passaporto? Per “il loro bene”, per non complicare le cose con l’India. Non sono stati rinviati a giudizio, non sono stati imputati, non è stato formulato un capo di accusa. La prima volta ce li hanno mandati perchè li tenessimo.
Li avremmo liberati dall’imbarazzo. L’India sta esercitando la privazione della libertà su due persone che la loro stessa perizia balistica farlocca scagiona. Conosco Latorre (il sottufficiale è stato il suo caposcorta a Kabul) è un tipo tranquillo. Ho una “religione dei fatti”, ogni volta che ho incontrato militari in azione hanno fatto di necessità virtù. In ogni missione i nostri soldati si sono sempre mossi bene, non hanno conquistato rispetto con la forza ma con il rispetto.
In 14 anni in Afghanistan noi abbiamo fatto una sola vittima civile (una bambina afghana di 13 anni all’interno di una Toyota Corolla bianca che non si è fermata all’alt il 3 maggio 2009 a Herat). Siamo stati attenti a non fare vittime civili. Avremmo avuto più di 54 caduti se il pastore, il ragazzo, non avessero detto “abbiamo visto il talebano che posava lì l’ordigno”. Sanno che non li consideri occupati e che li rispetti.
Allora militari di questa razza improvvisamente si mettono a sparare, non esiste, non c’è questa cultura. In questa storia c’è un messaggio pericoloso di cui la politica non si rende conto. Oggi la sicurezza interessa tutti noi. Il carabiniere, il poliziotto, si può chiedere “Se finisco in un guaio, lo Stato che sto servendo lo avrò ancora alle mie spalle?”. Se quel giorno, il 15 febbraio 2012, Latorre si fosse girato da un’altra parte avremmo avuto una nave sequestrata, avremmo pagato un riscatto e i due marò sarebbero a casa. A fare il proprio dovere ci si mette nei guai. Avete presente il senatore Razzi, “fatevi i c…. vostri”.
Ma allora ai nostri soldati chi glielo fa fare ?
Conoscevo alcuni dei caduti di Nassiriya, erano persone del nostro tempo, contente del lavoro che facevano. Pensavano alle cose preziose del proprio Paese. I militari sono la parte buona del Paese, spesso non capìta.
Cosa pensa del futuro di questa vicenda, come andrà a finire ?
Non ho molta fiducia nella classe politica, non mi sembra all’altezza. La politica deve trovare e lanciare delle strategie, non i twitter.
Sesta edizione per il libro inchiesta di Toni Capuozzo sul caso dei due fucilieri di Marina, Latorre e Girone. Una vicenda che è diventata un limbo giudiziario fatto di inchieste approssimative, estenuanti dibattiti sulla giurisdizione e sull’immunità funzionale, rinvii e nulla di fatto.Toni Capuozzo ricostruisce gli eventi, a cominciare dalla legge che consentì l’impiego di personale militare a bordo di navi mercantili. Spiega il groviglio giuridico che ha intrappolato due Paesi amici, l’Italia e l’India, e il peso degli interessi economici e politici che hanno condizionato la vicenda, gli errori di tre governi e cinque ministri degli Esteri italiani. Ma soprattutto ricostruisce l’incidente del 15 febbraio facendo emergere tutte le contraddizioni e le lacune dell’inchiesta indiana e avanzando un’ipotesi di innocenza dei due militari, mai fatta propria dalla diplomazia italiana. Latorre e Girone hanno sempre detto: «Siamo innocenti». Ma nessuno finora gli ha creduto. Perché? (Fonte: ANSA)
Fonte Perseonews
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