Nagorno Karabkh: violenti scontri tra forze armene e azere
La ripresa delle ostilità onferma le preoccuopazioni espresse dall’analisi che Sigrid Lipott pubblicò su Analisi Difesa esattamente un mese or sono
AdnKronos – Escalation militare nel Nagorno Karabakh. Violenti scontri fra le forze azere e quelle armene sono in corso lungo la linea di contatto che divide le parti coinvolte nel conflitto congelato dal 1994, ma di fatto riacceso, anche se a bassa intensità, negli ultimi anni.
Il presidente russo Vladimir Putin sollecita le parti a porre “immediatamente” fine ai combattimenti, ha reso noto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Mentre il ministero degli esteri precisa che Mosca ha avviato consultazioni con i partner del Gruppo di Minsk dell’Osce (i mediatori che hanno fino a ora provato senza risultati a trovare una soluzione del conflitto, ndr).
Erevan rivendica che un elicottero (o un drone) azero è stato abbattuto vicino alla linea di contatto che divide le parti, la distruzione di un carro armato e che incursori azeri arrivati nella regione sono stati neutralizzati, accusando l’Azerbaigian di aver dato inizio alla pesante offensiva. Baku, a sua volta, accusa le forze militari armene di aver iniziato a colpire le postazioni azere lungo il confine di fatto e gli insediamenti in cui vivono gli abitanti del Nagorno Karabakh azeri costretti a lasciare le loro case durante la guerra costringendo il governo ad adottare “misure urgenti”.
Il ministero della difesa armeno ha precisato che gli scontri continuano e denuncia perdite su entrambi i fronti.
Un bambino sarebbe stato ucciso e altri due feriti dai razzi Grad lanciati dal confine azero, denuncia Stepanakert (la ‘capitale’ della autoproclamata repubblica del Nagorno Karabakh sostenuta, ma non riconosciuta formalmente, dall’Armenia, ndr) precisando che la convocazione straordinaria del ‘consiglio di sicurezza’.
Proprio ieri il vice presidente americano Joe Biden, che a margine del vertice sulla sicurezza nucleare a Washington ha incontrato separatamente i presidenti di Armenia, Serzh Sarkisian, e Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha sollecitato una soluzione pacifica al conflitto.
Biden, si legge in un comunicato della Casa Bianca, aveva espresso “preoccupazione per le continue violenze, sollecitato il dialogo e sottolineato l’importanza di una soluzione completa della crisi per la sicurezza, la stabilità e la prosperità a lungo termine della regione”.
Sia Aliyev che Sarkisian hanno incoraggiato gli Stati Uniti ad assumere un ruolo più attivo per il raggiungimento di un accordo.
Primo conflitto a riesplodere prima ancora del crollo dell’Unione sovietica, quello del Nagorno Karabakh rimane come altri irrisolto: oltre al territorio della regione, rimangono occupati dalle forze sostenute dall’Armenia altri sette distretti azeri (una porzione di territorio pari al 20 per cento di quella totale dell’Azerbaigian). Baku denuncia un milione di sfollati e profughi interni.
Il ministro della difesa russo Sergei Shoigu ha parlato al telefono con le controparti di Azerbaigian e Armenia per discutere con loro dell’adozione di “misure urgenti” per stabilizzare la situazione nel Nagorno Karabakh mentre anche il ministero degli esteri a Mosca rende noto di aver aperto un canale di comunicazione continuo con i ministri dei due paesi coinvolti nel conflitto.
Erevan denuncia che l’escalation militare in corso è la più grave dalla tregua che nel 1994 ha congelato il conflitto e sollecitato Stati Uniti, Russia e Francia, i tre paesi che presiedono il gruppo di Minsk dell’Osce, a intervenire con urgenza.
Foto: Kavkaz.uzel.ru, Onnik Krikorian, Novosti, Getty Images, RT
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