Venticinque anni di progressivo disarmo dell’europa

Una recente ed interessante pubblicazione dell’Atlantic Council of United States intitolata “Alliance at Risk: Strengthening European Defense in the Age of Turbulence and Competition” contiene un importante allegato con dei grafici che paragonano le spese per la difesa di alcune nazioni europee dell’Alleanza Atlantica (Regno Unito, Francia, Germania, Polonia, Italia e Norvegia) ed indicano alcuni “numeri” che sin dal tempo della Guerra Fredda hanno rappresentato gli indicatori della potenza militare degli stati.

Il paragone che alcuni di questi grafici ci presenta tra la situazione del 1991 (ossia appena caduto il leggendario “Muro”) ed il 2015 è abbastanza sconfortante.

Challenger-2-in-Iraq-02-740x412La NATO o almeno la sua componente europea vi appare in una fase di vero e proprio disarmo strutturale. In questi anni i mezzi di comunicazione di massa ci hanno certamente spiegato il fenomeno, che parte dalla voglia di mettere a frutto i cosiddetti peace dividends alla perdurante crisi economica del Mondo Occidentale.

I numeri citati nel documento in questione sono comunque molto significativi e preoccupanti.

Iniziamo dal Regno Unito. Nel 1991 erano in inventario 1.314 carri armati, 48 grandi unità di superficie della marina e 530 velivoli da combattimento delle forze aeree; nel 2015 i suddetti numeri si riducono a 227 carri, 19 navi e 266 velivoli. Anche per la Francia la situazione è simile, nel 1991 i carri erano 1.349, le navi di superficie 41 ed i velivoli 845, mentre nel 2015 i carri sono 200, le navi 23 ed i velivoli 235.

Portaerei FochLe differenze numeriche per la Germania sono ancora maggiori: nel 1991 si avevano 7.000 carri e 638 velivoli, mentre nel 2015 i carri sono ridotti a 410 ed i velivoli a 237.

Solo la Marina Tedesca sta cambiando profilo dalle 14 grandi navi del 1991 è passata 16 unità.

Considerazioni simili si possono fare per la Polonia (1991: 2.850 carri, 2 grandi navi e 506 velivoli;  2015: 926 carri, 2 navi e 113 velivoli), per la Norvegia ( da 211 carri, 5 navi e 85 velivoli a 52 carri, 5 navi e 63 velivoli) e per l’Italia (da 1.220 carri, 32 grandi navi e 449 velivoli a 160 carri, 19 navi e 242 velivoli).

Controllando queste cifre da altre fonti, ugualmente credibili, le cose purtroppo non cambiano molto.

T-55A_Martial_law_PolandLa pubblicazione è certamente interessante per gli importanti saggi che contiene, tra cui uno dell’Ammiraglio Di Paola, ma credo che al lettore che si interessa di politica militare siano i numeri sopra citati che impressionino maggiormente.

In una situazione internazionale molto complicata con in atto una “terza guerra mondiale a pezzi” come molto saggiamente ha detto il Sommo Pontefice, questo disarmo in fieri appare come una decisione non troppo saggia a cui l’Europa dovrebbe mettere fine.

L’unica speranza è che i mezzi oggi in servizio siano veramente più moderni e performanti di quelli residuali dalla Guerra Fredda, ma strategicamente parlando non dobbiamo dimenticare che anche “i numeri” hanno un loro valore. Un esempio per tutti, quello dei carri armati. La Cina ha in servizio 6.540 carri armati, l’India 2.874, la Russia 2.809  ed anche l’Egitto ne ha 2.540.

Foto: British Army, Luftwaffe, Marine Nationale e Wikipedia

Pier Paolo RamoinoVedi tutti gli articoli

L'ammiraglio Ramoino è Vice Presidente del Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali dell'Università di Firenze, Docente di Studi Strategici presso l'Accademia Navale di Livorno e cultore della materia presso la Cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del S. Cuore a Milano. Dal 1982 a tutto il 1996 ha ricoperto le cattedre di Strategia e di Storia Militare dell'Istituto di Guerra Marittima di Livorno, di cui è stato per dieci anni anche Direttore dei Corsi di Stato Maggiore. Nella sua carriera in Marina ha comandato diverse unità incluso il caccia Ardito e l'Istituto di Guerra Marittima.

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