40 anni fa l’esercito interveniva in Friuli dopo il terremoto
Il 6 maggio 1976, un sisma del nono grado della scala Mercalli, con epicentro tra Gemona ed Artegna devastò un’area di circa 5.500 chilometri quadrati tra le province di Udine e Pordenone:
Il bilancio sarà di 989 morti di cui 32 militari e 242 soldati feriti, 40.000 sfollati, 20.000 abitazioni distrutte e quasi 80.000 danneggiate. L’intervento dell’Esercito fu immediato, di massa e soprattutto spontaneo: già dopo due ore dall’evento partirono le prime colonne di soccorsi e furono costituiti dei centri direzionali per la gestione delle attività.
I militari si prodigarono giorno e notte senza risparmio di energia in interventi di recupero e sgombero feriti, tumulazione di salme, assistenza sanitaria e rifornimento viveri alle popolazioni colpite (distribuite oltre 70000 pasti al giorno)
La Forza Armata si trovò a fronteggiare un’emergenza di enormi proporzioni: furono allestite 17.872 tende per oltre 116.000 posti letto. Furono demoliti 2018 edifici pericolanti, effettuati 41 interventi con esplosivo per demolizione grandi manufatti.
Furono costruiti 118.000 mq. tra piazzali e strade, di 71 km di rete fognaria, 266 km di rete elettrica, 200 km di rete idrica, 110 km di marciapiedi e passaggi pedonali ripristinati 314 km di viabilità ricostruiti 8 ponti e oltre 1.800.000 mc. di macerie e 540 mc. di frane rimossi.
L’intervento coinvolse in totale 14.144 soldati dell’Esercito, furono distribuiti 64 tonnellate di medicinali, 2.616 automezzi, 54 cucine da campo, 60 serbatoi d’acqua, e ben 64 elicotteri che furono utilizzati affinché interi agglomerati urbani non rimanessero isolati soprattutto dell’alta Carnia assicurando il necessario supporto logistico e morale agli sfollati.
La popolazione friulana fu assistita anche dopo il sisma: i militari furono impiegati per coadiuvare i contadini nel lavoro dei campi per permettere alle economie colpite dalla catastrofe di ripartire.
L’intervento dell’Esercito in soccorso alla popolazione friuliana rappresentò e rappresenta il prodomo della nascita della protezione civile che da quelle macerie ebbe origine grazie all’opera del commissario straordinario per l’emergenza, Giuseppe Zamberletti.
Da non dimenticare il contributo e il supporto dato dalle forze armate straniere: svizzeri, tedeschi, austriaci, francesi, americani e canadesi di cui va ricordato il capitano pilota Ronald Mc Bride che durante un’operazione di soccorso precipitò con l’elicottero nella valle del torrente Leale nel comune di Trasaghis.
Nel suo intervento di soccorso alle popolazioni l’Esercito fu coadiuvato da assetti dell’Aeronautica Militare che assicurò il ponte aereo e della Marina Militare con due ospedali da campo e i rifornimenti via mare.
I cittadini non hanno mai dimenticato il contributo offerto dagli uomini con le stellette.
“Il Friuli ringrazia e non dimentica” è il sentimento ancora presente e radicato in chi ha vissuto quei terribili momenti che nella tragedia hanno rinsaldato in maniera indissolubile il sentimento di profondo rispetto e fiducia della popolazione dei confronti delle Forze Armate.
Indimenticabile, qualche mese dopo il terremoto, la frase di uno studente di Gemona che sul suo quaderno aveva appuntato la seguente frase: “io, quando viene il terremoto vado nella tenda dei militari così io, non ho più paura..”
L’Esercito per tenere vivo la memoria di quanti perirono in quell’immane tragedia e per trasmetterla alle nuove generazioni, ha lanciato, da giorni, sul suo sito web un’iniziativa dal titolo “1976-2016: a 40 anni dal terremoto, il Friuli ricorda l’intervento dell’Esercito Italiano” dove chiunque puoi lasciare una testimonianza, una foto, un semplice pensiero e un ricordo di quei giorni pieni di umanità e di dolore: [email protected]
Fonte: comunicato Stato Maggiore Esercito
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