Tutto pronto per la battaglia finale ad Aleppo

La fragile tregua nella città siriana di Aleppo potrebbe presto cedere il passo a una battaglia probabilmente decisiva per le sorti del conflitto siriano.

Le forze di Bashar Assad, reduci dalla vittoria di Palmira, ammassano truppe intorno ad Aleppo e fronteggiano le puntate offensive dello Stato Islamico e delle altre milizie islamiste. Intensi scontri armati sono incorso nella Siria centrale tra Isis e forze governative per il controllo dei campi di gas e petrolio di Muhr e Saher, vicino a Palmira.

Il 6 maggio le milizie islamiste del nuovo Esercito della Conquista hanno riconquistato il villaggio Khan Touman, sulla strada che unisce Aleppo a Damasco.

I ribelli dei gruppi islamisti (qaedisti, salafiti e fratelli musulmani) si sono ricompattati nella formazione Jaish al Fatah (Esercito della Conquista), alleanza che ora comprende sette importanti gruppi jihadisti sei dei quali hanno però accettato di obbedire agli ordini del Fronte al Nusra, cioè la branca siriana di al-Qaeda.

L’alleanza si era sciolta tre mesi or sono per dissidi interni sorti in seguito all’offensiva russo-governativa nella provincia di Idlib ma gli sponsor dell’Esercito della Conquista (Turchia, Qatar, Arabia Saudita ed altri emirati) avrebbero usato la leva dei finanziamenti e dei rifornimenti di armi per premere sui diversi gruppi estremisti islamisti e indurli a comporre un’alleanza più larga sotto la guida degli uomini di al-Qaeda.

Il quotidiano panarabo al Hayat (edito a Londra e di proprietà saudita) e il libanese Assafir (legato alle milizie sciite filoiraniane Hezbollah) pur avendo orientamenti opposti concordano nel valutare la differenza di priorità tra Occidente (sconfiggere lo stato Islamico) e l’opposizione jihadista siriana (conquistare Aleppo).

Sulla conquista della città l’Esercito della Conquista sembra infatti pronto a giocare il tutto per tutto.

Mentre il regime di Assad vuole la città per tagliare ai ribelli la via al confine turco da cui giungono i rifornimenti ai ribelli, questi ultimi puntano a vincere ad Aleppo per contare qualcosa al tavolo dei negoziati di Ginevra dove oggi è il regime di Assad a godere di una posizione di forza.

Assafir racconta che le fazioni ribelli hanno consegnato le loro sedi ad Aleppo al Fronte al Nusra, il quale ha assunto il comando delle operazioni preparando un gran numero di kamikaze in vista dell’attacco per cacciare i governativi dalla città, in base alla consueta tattica comune a tutti i gruppi jihadisti per aprire la strada alle proprie milizie.

Al-Nusra avrebbe portato in città anche armi come i missili anti-carro Tow statunitensi la cui origine potrebbero essere saudita, turca oppure statunitense considerando che già in più occasioni armi fornite ai “ribelli moderati” siriani sono finite nelle mani di Isis, Fronte al-Nusra e altri gruppi estremisti islamici.

Nel tentativo di ripulirsi la faccia in vista di sedersi al tavolo negoziale, il Fronte al-Nusra vorrebbe distaccarsi da al-Qaeda, operazione approvata dallo stesso leader della rete terroristica, Auyman al-Zawahiri), come se la rinuncia al marchio coniato da Osama bin Laden rendesse più “moderati” i qaedisti.

Appellandosi in un messaggio audio “all’unità dei jihadisti per instaurare la sharia in Siria”, al Zawahiri ha affermato l’8 maggio di non avere nulla in contrario se il siriano Fronte al Nusra decidesse di staccarsi dal gruppo jihadista.

Questi i movimenti islamisti aggregati al nuovo Esercito della Conquista dominato dal Fronte al-Nusra: Ahrar al-Sham (salafiti), Al Hizb al- Islami al Turkistani (qaedisti), Feilaq al-Sham (Fratelli Musulmani) Jaish al Sunnah, Liwa al-Haq e Ajnad al-Sham (salafiti).

Per comprendere come le forze ribelli rilevanti siano solo quelle jihadiste (Stato Islamico ed Esercito della Conquista) è sufficiente valutare che gli oltre 50 gruppi armati si sono uniti alla tregua, per lo più appartenenti all’Esercito Siriano Libero e ad altri gruppi considerati “moderati” o addirittura “filo-occidentali” contano tutti insieme non più di 7 mila combattenti. In pratica ogni milizia è composta in media da meno di 140 combattenti, gli effettivi di una compagnia di fanti.

Se i jihadisti si preparano alla battaglia decisiva per Aleppo russi e forze governative siriane non sono certo da meno. Mosca ha annunciato di aver ritirato circa 30 aerei da combattimento dalla base aerea di Hmeimim, vicino a Latakya, compresi tutti i velivoli d’attacco al suolo Su-25.

Il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa, non ha specificato quanti caccia e bombardieri russi rimangano in Siria, ma ha assicurato che sono esattamente quanti bastano per continuare a combattere contro l’Isis e i qaedisti di Al-Nusra con i loro alleati. I bombardieri russi ancora in Siria dovrebbero essere due dozzina tra i più anziani Sukhoi Su-24 e i moderni Su-30, Su-34 e Su-35.

Da quanto emerso da immagini satellitari a indurre Mosca a ritirare parte dei velivoli (presentando il ripiegamento come un gesto distensivo) ha contribuito il cedimento strutturale di una delle due piste dell’aeroporto Hmeimim.

Per questo al ritiro di 30 cacciabombardieri ha fatto seguito l’invio di nuovissimi elicotteri da combattimento pesantemente armati Mi-28 e Ka-52 che non hanno bisogno di piste per atterrare e decollare.

Konashenkov ha poi precisato il 4 maggio che le forze aeree russe non hanno alcuna necessità di aprire basi supplementari in Siria aggiungendo che tutti gli aerei schierati presso la base di Hmeimim possono raggiungere qualsiasi zona del Paese.

Lo stesso giorno il portavoce militare ha annunciato la bonifica completa dai terroristi le province di Latakia, Hama, Homs, Damasco e Palmira sottolineando che le truppe governative e parte dell’opposizione siriana (curdi) hanno liberato più di 500 insediamenti dai terroristi.

In vista della battaglia per Aleppo Siria, Assad non ha risparmiato retorica e toni epici scrivendo a Putin (in occasione delle celebrazioni oggi a Mosca del “Giorno della Vittoria” nella seconda guerra mondiale) che “la lotta per Aleppo è come la battaglia di Stalingrado, continueremo a combattere fino a quando gli aggressori non saranno sconfitti”.

8con fonte Nuova Bussola Quotiodiana

foto: SANA, TASS, Fronte al-Nusra,

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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