EUNAVFOR MED: CAMBIO AL VERTICE DELLA TASK FORCE UE
Sono quasi 20.000 i migranti salvati in mare in un anno di attività di Eunavfor Med/Operazione Sophia, il dispositivo creato il 18 maggio del 2015 con l’obiettivo di “interrompere il modello di business dei trafficanti” e che ieri ha visto l’avvicendamento al comando della Task Force, cioè il gruppo navale che opera in mare agli ordini dell’ammiraglio Enrico Credendino, tra il contrammiraglio Andrea Gueglio e il contrammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto.
La cerimonia si è tenuta a bordo della portaeromobili Garibaldi, unità di bandiera dell’Operazione Sophia, ormeggiata nel porto di Taranto. La flotta europea ha impiegato finora 19 navi (incluse due portaerei), 8 aerei e 4 sommergibili mai realmente impiegati per fermare i flussi di immigrati clandestini o fermare i trafficanti che, al contrario, hanno ingigantito i loro affari grazie alle flotte italiane ed europee come Enavfor Med che raccolgono in mare i clandestini da sbarcare ni Italia incoraggiando così le partenze e gonfiando i forzieri dei criminali.
Neppure l’arresto di decine di scafisti può essere considerato un deterrente tenuti conto che molti di loro, consegnati alla giustizia italiana con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, tornano presto in libertà se on hanno provocato naufragi o vittime.
Anche il successo di aver “reso indisponibili per il riuso” centinaia di imbarcazioni dei migranti “portando a un considerevole detrimento delle capacità operative dei trafficanti” fa sorridere.
Se i trafficanti avessero subito danni così seri alle lorio flotte di barconi e gommoni non assisteremmo all’attuale esodo con quasi 20 mila clandestini salpati in pochi giorni dalla Libia con decine di gommoni. Inoltre ora il tratto di costa interessato alle attività dei trafficanti è soprattutto quello compreso tra Tripoli e Misurata, cioè l’rea sotto il diretto controllo delle forze che sostengono il governo di unità nazionale voluto dall’Onu e guidato da Fayez al-Sarraj.
Il premier ha annunciato che non riprenderà in Libia i clandestini gestiti dai trafficanti e del resto non potrebbe certo contrastare un business che costituisce oggi ameno il 50% del PIL della Tripolitania (datrui firni da Eunavfor Med) e che arricchisce sostanzialmente milizie e tribù che appoggino il suo traballante governo.
Resta da chiedersi perché Roma lo sostenga e lo abbia fatto fin dall’inizio senza pretendere in cambio contropartite proprio sul fronte dei flussi di immigrati illegali.
Sconfitta e umiliata dai barchini” dei trafficanti, Eunavfor Med celebra il salvataggio di 20 mila persone in un anno fingendo di scordarsi che non è “Mare Nostrum” e ha compiti ben diversi dal salvataggio in mare che giustificano la spesa sostenuta per mantenere la flotta europea.
Solo l’Italia spende quest’anno 160 milioni per le missioni navali Eunavfor Med e Mare Sicuro che, come l’operazione Triton dell’agenzia europea Frontex, si limitano di fatto a favorire il giro d’affari dei trafficanti.
Inoltre negli ultimi tre anni l’usura delle navi della Marina nelle operazioni di salvataggio si è ingigantita: le ore di moto sono salite da 70 mila a 110 mila l’anno a fronte del dimezzamento delle risorse di bilancio per l’esercizio (manutenzioni, ricambi, carburante, addestramento) ma sono stati “traghettati” in Italia oltre 550 mila immigrati illegali per la stragrande maggioranza provenienti dall’Africa Occidentale e “migranti economici “come li definisce Frontex raccomandandone il rimpatrio.
Il Contrammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto assume l’incarico di Force Commander di Eunavfor Med in una nuova fase dell’operazione il cui mandato, lo scorso 20 giugno, è stato esteso dal Consiglio dell’Unione europea sino al 27 luglio 2017 all’addestramento della Guardia Costiera e della Marina libica e al controllo in alto mare dell’embargo sulle forniture di armi alle milizie libiche approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione 2292 del 2016.
L’Ammiraglio ha invitato tutti “a volgere un pensiero rispettoso a tutti i migranti che hanno perso la loro vita nel perseguimento di un sogno. A loro, ai loro figli ed alle loro famiglie, dobbiamo oggi una risposta, che non può che essere la promessa che metteremo tutto il nostro impegno per combattere il traffico di esseri umani e porre fine a questa emergenza”.
Il messaggio appare però confuso poiché porre fine all’emergenza e impedire che vi siano altri morti in mare significa bloccare i traffici di esseri umani e non è certo quello che vogliono i trafficanti ma neppure gli immigrati clandestini, pronti a tutto pur di arrivare in Europa.
A rispondere con dati concreti e disarmanti alla retorica militar-umanitaria di Eunavfor Med hanno provveduto ancora una volta i rapporti di Europol che poche settimane fa avevano rivelato come solo l’anno scorso i trafficanti avessero incassato nel Mediterraneo (rotta balcanica e libica) tra i 5 e i 6 miliardi di euro. Cifre pazzesche che solo l’incapacità europea di tutelare la legalità e difendere i propri confini poteva regalare a organizzazioni criminali in combutta con i terroristi islamici.
L’ultimo rapporto di Europol smentisce la favola che le flotte italiane ed europee abbiano inferto un duro colpo al business dei trafficanti rivelando che tra gennaio e giugno l’intelligence ha contato oltre 7mila nuovi sospetti trafficanti di migranti: il 95% sono uomini, di un’età media di 36 anni.
I trafficanti sono in aumento soprattutto in Pakistan (+9%) enei Paesi sub-sahariani come Senegal, Gambia e Eritrea (+8%). Cali si osservano invece in Nord Africa, in Egitto e Tunisia (-7%), in Europa Orientale come in Ungheria, Romania e Serbia (-6%); e iù limitati in Medio oriente, Siria, Iraq e Turchia (-1,3%).
Dati che confermano l’aumento di chi si dedica a questo crimine proprio sulla rotta che dall’Africa sub sahariana conduce in Libia e in Italia.
Foto: Marina Militare ed Eunavfor Med
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.