USA: NESSUN LIMITE AL CYBER CONTROLLO DEI CITTADINI

Askanews – La Camera dei Rappresentanti statunitense ha bocciato il 16 giugno, con 222 voti contro 198, l’emendamento che avrebbe chiuso quella che i critici chiamano la “backdoor search loophole” della legge sulla sorveglianza, limitando le prerogative del governo in tale ambito.

Nei giorni precedenti al voto, i repubblicani dell’Intelligence Committee hanno messo in atto una forte azione di lobbying per scongiurare la modifica, inviando ai colleghi una lettera in cui chiedevano di lasciare alla comunità di intelligence “tutte le autorità di cui questa ha bisogno per rilevare e fermare gli attacchi terroristici”.

Emendamenti identici – ricorda la stampa Usa – erano già stati proposti nel 2015 e nel 2014, ma non erano stati eliminati prima di giungere sulla scrivania del presidente Barack Obama.

In questo caso il voto è arrivato dopo una lunga serie di attentati, da quello a Parigi alla recente strage di Orlando, passando per la sparatoria di San Bernardino: tutti episodi che hanno riacceso i riflettori sulla necessità di rafforzare, e non di indebolire, le norme per un efficace contrasto di azioni criminose.

Se fosse passato, l’emendamento avrebbe imposto al governo e alle sue agenzie di ottenere un mandato prima di cercare informazioni su cittadini americani nei database federali.

E avrebbe anche vietato alle autorità di richiedere alle aziende di creare vulnerabilità ad hoc nei loro prodotti – le cosiddette backdoor nella crittografia – al fine di garantire al governo di accedere alle comunicazioni dei sospetti, anche nel caso di indagini come quella sui fatti di Orlando.

Se l’esito del voto ha soddisfatto i promotori di una lotta senza quartiere al terrorismo, ha rappresentato invece una sconfitta cocente per i sostenitori della privacy, che credono sia necessaria una riforma della sorveglianza federale.

(fonte: Cyber Affairs)

Foto: Ronald Zak/DAPD/AP

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