IL THAAD IN COREA, PECHINO AMMONISCE GLI USA
Washington e Seul hanno annunciato un accordo per il dispiegamento del sistema contro i missili balistici statunitense THAAD in Corea del Sud, per bilanciare le crescenti minacce provenienti da Pyongyang.
La decisione di dispiegare il Thaad (Terminal High Altitude Area Defense) sviluppato da Lockheed Martin. ha irritato Pechino, già ai ferri corti con gli Stati Uniti per la dispute sulle iole del Mar Cinese meridionale.
Usa e Corea del Sud avevano cominciato a discutere del dispiegamento del sistema antimissile a febbraio, un mese dopo il quarto test nucleare nordcoreano.
La scelta del luogo dove verrà basato il THAD (che peraltro è un sistema mobile) verrà presa nelle prossime settimane ma la Cina ha fatto sapere, attraverso il ministero degli Esteri, di essere “fortemente insoddisfatta”.
Il governo Pechino è contrario perché che il Thaad non servirà ad allentare la tensione nella penisola coreana e teme che il sistema di difesa possa tenere otto controllo con i suoi radar il territorio cinese.
Anche Mosca ha ribadito la propria opposizione al dispiegamento di sistemi di difesa antimissilistici statunitensi in Asia e in Europa durante la recente visita a Pechino del capo del Cremlino, Vladimir Putin, il mese scorso.
Mercoledì scorso, in una conversazione telefonica on il Segretario di Stato americano John Kerry, il ministro degli Esteri cinese aveva messo in guardia gli Stati Uniti dall’intraprende qualunque azione che infranga la sovranità territoriale di Pechino nel mar Cinese meridionale. Il dialogo è avvenuto a pochi giorni dalla sentenza che la Corte permanente dell’Aja emetterà sulla disputa che riguarda la porzione di oceano dove ogni anno circolano beni per 5mila miliardi di dollari.
Xinhua, l’agenzia di Stato cinese, riporta che durante la telefonata il ministro Wang Yi “ha insistito affinché gli Stati Uniti onorino il loro impegno a non prendere parte nelle dispute territoriali, siano prudenti con le parole e le azioni e non facciano nulla che infranga gli interessi e la sovranità cinese”.
La disputa nasce dalla rivendicazione di Pechino di una fetta consistente di oceano comprendente le isole Spratly e Paracel.
Queste zone sono contese da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia. Lì la Cina ha avviato la costruzione di una serie di isole artificiali con impianti militari.
Per contrastare la “militarizzazione” cinese nel mare, nel 2014 le Filippine hanno promosso una vertenza internazionale al tribunale Onu.
Pechino si è rifiutata di prendere parte al processo, affermando che la Corte non ha alcuna giurisdizione in materia e che la disputa deve essere risolta dai Paesi coinvolti.
Wang ha ribadito la posizione di Pechino, definendo il processo “una farsa”.
Due giorni fa Dai Bingguo, ex Consigliere di Stato cinese e diplomatico a Washington, ha affermato che la sentenza dell’Onu sulla questione del mar Cinese meridionale “è solo carta straccia”.
Il Dipartimento di Stato americano ha confermato la telefonata fra Kerry e Wang. La portavoce Gabrielle Price ha aggiunto che “i due hanno discusso questioni di mutuo interesse. Non intendiamo scendere nei dettagli di questa conversazione diplomatica e privata”.
Secondo fonti statunitensi, se la Cina continuerà ad ignorare la sentenza – che è molto probabile sia a suo sfavore – Washington potrebbe decidere di stabilire dei pattugliamenti navali nelle acque contese per garantire la libertà di navigazione che Pechino vuole impedire.
Altre fonti sottolineano il timore degli Stati Uniti che la Cina possa rispondere dichiarando una zona di controllo e difesa aerea nel mar Cinese meridionale, come aveva fatto nel 2013 nel mar Cinese orientale.
Ad aumentare la tensione nell’area ha contribuito nei giorni scorsi anche l’uso inappropriato in “modalità guerra” impostato sui pannello di controllo di una nave da guerra taiwanese impegnata in un’esercitazione navale ha portato al lancio di un missile superficie-superficie contro un peschereccio cinese.
L’ordigno, un Hsiung Feng III (Brave Wind) partito alle 08:20 del 1°luglio dal pattugliatore classe Chin Chiang PGG-610 in forza alla base militare di Kaohsiung, ha centrato, senza esplodere, un peschereccio che transitava a sud dell’isola di Penghu causando la morte del Capitano dell’imbarcazione e il ferimento di altre tre componenti l’equipaggio.
Dalle prime indagini sembra che l’errore sia stato causato da una disattenzione dell’operatore alle armi durante il lancio simulato di un missile contro un obiettivo posto a 40 miglia nautiche (74 km) a nord ovest di Zuoying, porto a sud di Kaohsiung, Taiwan meridionale. Sull’incidente è stato riferito il Ministero della Difesa taiwanese che si sta occupando dei rapporti con Pechino. (IT log defence)
Foto: taipeitimes , Lockhered Martin, EPA e US Navy
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