IRAQ: LIBERATA LA BASE DI QAYYARAH A SUD DI MOSUL
AGI/NOVA – Le forze di sicurezza irachene hanno liberato la base aerea di Qayyarah, città strategica 70 chilometri a sud di Mosul, dalle milizie dello Stato islamico (Isis). Lo ha detto ieri il governatore della provincia settentrionale irachena di Ninive, Nofal Hammadi, al sito web informativo locale Alforat News.
“I miliziani dell’Isis in fuga si stanno dirigendo verso Mosul e la Siria”, ha aggiunto il governatore. Qayyarah ospita una base aerea e diverse strutture petrolifere, al punto che viene definita dai locali “la città del petrolio”. Negli ultimi giorni sono proseguite le operazioni dell’esercito iracheno nell’ambito dell’offensiva su Mosul, roccaforte dello Stato islamico conquistata dal gruppo jihadista nel giugno del 2014.
Lo scorso 27 giugno il premier iracheno, Haider al Abadi, dopo aver confermato la completa liberazione di Fallujah, situata 62 chilometri a ovest di Baghdad e conquistata dallo Stato islamico nel gennaio 2014, aveva detto che “la liberazione di Mosul arriverà presto”.
Diversi leader dello Stato islamico e cittadini stranieri, secondo i media governativi iracheni, starebbero fuggendo da Mosul, la “capitale” del gruppo estremista in Iraq dove nel giugno 2014 Abu Bakr al Baghdadi proclamò la nascita del Califfato, in vista dell’ingresso dei militari iracheni, considerato ormai imminente dopo la liberazione di Fallujah.
Lo scorso 25 giugno due leader dell’Isis sono rimasti uccisi nei pressi di Mosul in un raid delle forze della Coalizione internazionale a guida Usa.
Si tratta di Basim Mohammed Ahmed Sultan Al Bajari, vice ministro della guerra dello Stato islamico, e di Hatim Talib al Hamduni, comandante militare dello Stato islamico a Mosul.
Al Bajari ha anche guidato il battaglione Jaysh al Dabiq dello Stato islamico, noto per l’uso di Ied (ordigni esplosivi improvvisati), attentatori suicidi e gas mostarda nei suoi attacchi.
Al Hamduni invece era un comandante militare del gruppo jihadista a Mosul e capo della polizia militare nella regione.
Foto AFP e Ruters
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