KIM JONG-UN LANCIA UN ALTRO MISSILE DA SOTTOMARINO
di Alessandro Libri – ANSA
Si riaccendono le tensioni tra la Corea del Nord e la comunità internazionale dopo l’ultimo lancio di un missile balistico avvenuto da un sottomarino posizionato sulla costa orientale del Paese e conclusosi in un fallimento, secondo quanto riferito dai vertici militari di Seul, in Corea del Sud.
L’operazione ha avuto luogo alle 11:30 del mattino di sabato, dalla città costiera di Sinpo, a un giorno di distanza dall’accordo annunciato tra Stati Uniti e Corea del Sud sul sistema di difesa antimissile (Thaad), sviluppato dagli americani proprio per intercettare e colpire i missili balistici a medio e corto raggio.
Il regime di Pyongyang ha reso noto tramite il canale governativo che se il sistema di difesa dovesse essere attivato potrebbe innescare una feroce corsa agli armamenti e aumentare significativamente la tensione nell’area.
Il dispiegamento del Thaad in Corea del Sud ha sollevato critiche anche da parte di Cina e Russia, che hanno indicato come il suo schieramento potrebbe compromettere il loro apparato di sicurezza militare.
In un incontro con la stampa il premier giapponese Shinzo Abe ha duramente criticato l’ultimo gesto della Corea del Nord, spiegando che “il loro operato è un chiaro segnale di sfida alle risoluzioni delle Nazioni Unite, e per questo occorre una condanna unanime”.
Un portavoce del governo di Tokyo ha inoltre affermato che non ci sono segnali che il missile abbia raggiunto le acque territoriali del Giappone. Secondo il ministero della Difesa sud coreano il missile balistico (Submarine Launched Ballistic Missile – SLBM) é stato sparato con successo dal sottomarino ma ha percorso solo pochi chilometri prima di esplodere.
Il test segue quello analogo condotto il 23 aprile, sempre da un sottomarino; in quel caso il missile volò per 30 chilometri prima di esplodere.
Gli esperti concordano che le capacità di lancio raggiunte dalla Corea del Nord tramite l’utilizzo dei sottomarini – sebbene lontane dalla perfezione – rappresentano una nuova incognita, considerando le modalità di intercettazione più ridotte rispetto ai sistemi tradizionali, e la capacità del trasporto di testate nucleari.
In un altro comunicato il regime di Pyongyang ha ribadito che le sanzioni imposte lo scorso mercoledì dagli Stati Uniti hanno oltrepassato “una linea rossa” e costituiscono una “palese dichiarazione di guerra”, aggiungendo che le più energiche contromisure saranno adottate se non verranno rimosse.
Il Dipartimento di Stato americano ha reso noto che le sanzioni decise hanno come bersaglio il leader Kim Jong Un, 10 autorità governative e 5 enti statali, a causa del loro manifesto abuso dei diritti umani.
La Corea del Nord è attualmente soggetta a sanzioni multiple da parte dell’Onu, le ultime decise a marzo dopo il quarto test nucleare condotto a inizio anno. Il loro effetto – tuttavia – per il momento sembra essere molto limitato.
Foto KCNA e BBC
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