L’ASSE PUTIN – ERDOGAN SFIDA L’OCCIDENTE

 

di Mattia Bernardo BagnoliANSA

Tra lo zar e il sultano è scoppiata ufficialmente la pace. Dopo mesi di gelo, accuse reciproche e una sostenuta ‘information war’ da parte russa, i due nemici-amici sono dunque pronti a guardare al futuro.

Ma c’è una frase, sibillina, pronunciata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan in piena conferenza stampa congiunta con il suo “caro amico” Vladimir Putin, destinata a tenere più di ogni altra cosa sulle spine Washington e Bruxelles.

L’annuncio di Ankara di voler sviluppare una cooperazione con la Russia nel settore “dell’industria difensiva” e della produzione militare. Erdogan, in altri passaggi munifico di dettagli, qui è stato parco di subordinate.

Eppure, per un paese-chiave dell’Alleanza Atlantica come la Turchia, la ‘glasnost’ su una questione tanto delicata, soprattutto in tempi di quasi guerra fredda, dovrebbe essere all’ordine del giorno.

Putin ha senz’altro apprezzato. Lo zar, infatti, non solo può ben sostenere – ad uso e consumo della propaganda interna, tonico gradito per le elezioni politiche di settembre – di aver vinto la mano di poker con il sultano, ma anche di aver portato a casa una rinnovata partnership con una nazione cruciale per gli interessi economico-geopolitici della Russia (l’esportazione del gas è uno di questi).

Tanto è vero che Erdogan si è detto disponibile a portare l’intesa bilaterale a livelli persino “superiori” a quelli pre-crisi.

Il che s’inserisce perfettamente nella ‘strategia della pressione’ varata dal Cremlino nei confronti del blocco euro-atlantico.

Un “asse” – espressione di Erdogan – fra Mosca e Ankara, al di là dei normali rapporti di buon vicinato, sarebbe infatti una vittoria per Putin, anche in chiave della complessa partita per la soluzione della crisi siriana.

E se è vero che l’incontro tra i due era in preparazione da mesi, facilitato dai servigi dell’imprenditore turco Cavit Caglar, ben connesso con le alte sfere russe, e dalla mediazione del presidente kazako Nursultan Nazarbaiev, resta un fatto: la visita a Putin è il primo viaggio all’estero di Erdogan dalla notte del tentato golpe (quando Putin, e lo stesso Nazarbaiev, ‘bruciarono’ gli alleati Nato nell’esprimere sostegno al presidente turco).

Insomma, se un paese tradizionalmente amico come l’Ucraina si è distanziato da Mosca, il rischio è che la Turchia post-golpe invece se ne avvicini, fosse anche solo per alzare la posta nella partita negoziale con Ue e Usa.Per Putin sarebbe comunque una vittoria e chiuderebbe a punteggio pieno l’azzardo dell’apertura ‘dell’arco di crisi’ sul fronte sud.

Foto Ansa, AP e RIA Novosti

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