VENTI DI GUERRA NEL PACIFICO

Si può parlare di “rischio conflitto” nel Pacifico occidentale? Per il ministro della Difesa cinese, Chang Wanquan, la possibilità di una guerra che coinvolga i paesi asiatici che si affacciano sull’Oceano non sarebbe poi così remota.

Membro della Commissione militare centrale e del Consiglio di Stato, Chang Wanquan (nella foto) ha recentemente effettuato nella provincia del Zhejiang un’indagine sulle operazioni di mobilitazione della difesa nazionale.

Secondo quanto pubblicato dagli organi di stampa cinese, Wanquan avrebbe chiesto una maggiore collaborazione tra Forze armate, organi di Polizia e cittadini, questo al fine svolgere una più approfondita e concreta preparazione alla mobilitazione in caso di minaccia proveniente dai mari.

Con riferimento alle preoccupazioni di un possibile attacco, il ministro avrebbe inoltre parlato di “esercizio del potere di combattimento dei popoli nelle aree marittime” e di “salvaguardia della sovranità, della sicurezza e degli interessi dello sviluppo nazionale attraverso la difesa dell’integrità territoriale e dei diritti e interessi marittimi”.

Tutto questo mentre nella provincia di Liaoning i cantiari Dalian sono impegnati nella realizzazione della terza portaerei classe Type 001, unità della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione dotata di ski-jump, trampolino di lancio che assicura ai caccia Shenyang J-15 Flying Shark la possibilità di decollare con il massimo carico di armamenti.

Anche il nuovo ministro della Difesa giapponese, Tomomi Inada (nella foto a sinistra) ), nel primo giorno dell’incarico ha usato toni minacciosi rivolgendosi alla Corea del Nord e alla Cina: la prima per le sue “provocazioni” con i lanci missilistici; la seconda perché vuole “cambiare con la forza lo statu quo” nella regione.

Tomomi Inada, nazionalista convinta, é stata nominata ieri dal premier Shinzo Abe al dicastero della Difesa.

“La Corea del Nord riprende le sue azioni militari di provocazione, come i test nucleari e i lanci di missili balistici”, ha detto il ministro passando per la prima volta in rassegna le truppe.

La sua seconda stoccata l’ha riservata alla Cina per l’annosa questione delle isole contese nel Mar Cinese Meridionale: “La Cina é rapidamente diventata attiva nelle acque e nello spazio aereo che circondano il Giappone e continua nel tentativo di cambiare lo statu quo con la forza”.

La signora Inada, al pari di Abe, é favorevole alla revisione della Costituzione pacifista dettata dagli americani alla fine della Seconda Guerra Mondiale, che impedisce al Paese di dotarsi di forze armate che non abbiano scopi esclusivamente autodifensivi.

Un missile balistico lanciato dalla Corea del Nord era caduto nelle acque territoriali giapponesi il 3 agosto. Secondo fonti di Tokyo e della Corea del Sud, il razzo era stato lanciato alle 7,50 del mattino (ora locale) da una regione a sud-est di Pyongyang e ha percorso circa 1-000 chilometri.

È la prima volta che un test missilistico nordcoreano si conclude entro le 200 miglia nautiche dalle coste nipponiche. Il Comando strategico americano ha fatto sapere che due missili sono stati lanciati in modo simultaneo, ma uno di essi è esploso poco dopo la partenza. Il missile entrato nella Zona Economica Esclusiva giapponese sembra essere un Nodong-1, accreditato di una gittata massima di circa 1.300 chilometri.

Il premier giapponese Shinzo Abe ha condannato l’evento, definendolo una minaccia alla sicurezza del Giappone e un “atto di violenza che non potremo dimenticare”.

Una risoluzione delle Nazioni Unite vieta alla Corea del Nord di sviluppare tecnologie missilistiche e nucleari, ma negli ultimi mesi il leader Kim Jong-un ha continuato ad ordinare test balistici. Il 19 luglio scorso Pyongyang ha lanciato con successo tre missili dalla gittata di 500-600 chilometri (Hwasong, sviluppo degli Scud sovietici ma con gittata estesa a oltre 700 chilometri).

L’ultima provocazione nordcoreana fa seguito alle sanzioni di Washington contro la Corea del Nord e la decisione del governo americano e della Corea del Sud di installare nella Penuiola il Terminal High Altitude Area Defense (Thaad), sistema missilistico di difesa in grado di localizzare e distruggere in volo i vettori balistici lanciati dalla Corea del Nord. Cina e Russia si sono opposte al progetto.

Foto: japantimes/AP, KCNA, EPA

Eugenio Roscini VitaliVedi tutti gli articoli

Colonnello dell'Aeronautica Militare in congedo, ha conseguito un master di specializzazione in analisi di sistema e procedure all'Istituto Superiore di Telecomunicazioni. In ambito internazionale ha prestato servizio presso il Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, la 5^ Forza Aerea Tattica Alleata e il Comando NATO di AFSOUTH. Tra il 1995 e il 2003 ha preso parte alle Operazioni NATO nei Balcani (IFOR/SFOR/KFOR). Gestisce il sito ITlogDefence.

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