AL SUMMIT DI GROZNY I SUNNITI ESCLUDONO IL WAHHABISMO

 

di Bernardo Cervellera

AsiaNews – La notizia è passata sotto silenzio, ma è foriera di importanti sviluppi: il wahhabismo, la dottrina alla base dell’islam praticato in Arabia saudita e finanziata in molte parti del mondo grazie a Riyadh, non fa parte del sunnismo.

Esso sarebbe una “deformazione” dell’islam che porta all’estremismo e al terrorismo. È necessario perciò “un cambiamento radicale per poter ristabilire il vero senso del sunnismo”. In Arabia saudita si passa già al contrattacco nel timore che questo sia il primo passo per “mettere al rogo” il Paese e i suoi imam.

La stupefacente dichiarazione è emersa nel comunicato finale di un congresso tenuto a Grozny (Cecenia) il 25-27 agosto scorsi.  Il congresso ha radunato circa 200 dignitari religiosi islamici, dottori coranici e pensatori islamici da Egitto, Siria, Giordania, Sudan, Europa.

Fra questi vanno citati personalità come il grande imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayeb; il gran Mufti d’Egitto, Cheikh Chawki Allam; il consigliere del presidente egiziano e rappresentante del Comitato religioso al parlamento del Cairo, Cheikh Oussama al Zahri; il gran Mufti di Damasco Abdel Fattah al Bezm; il predicatore yemenita Ali al Jafri; il pensatore Adnan Ibrahim e molti altri.

Lo scopo dell’incontro era cercare di definire l’identità “delle genti del sunnismo e della comunità sunnita”, davanti alla crescita del terrorismo takfirista-wahhabita che pretende di rappresentare l’islam e che soprattutto si vuole affermare come il rappresentante legittimo del sunnismo.

Nel comunicato finale, i partecipanti hanno precisato che “le genti del sunnismo e coloro che appartengono alla comunità sunnita sono gli Ashariti e i Maatiriditi, sia a livello della dottrina che al livello delle quattro scuole della giurisprudenza sunnita, e anche i sufi, sia a livello di conoscenza che a quello della morale dell’etica”. Come si vede dalla lista delle “genti del sunnismo” viene escluso il wahhabismo salafita predicato dall’Arabia saudita.

L’esclusione di questo ramo dell’islam – si spiega – è dovuto alla necessità di “un cambiamento radicale per poter ristabilire il vero senso del sunnismo, sapendo che questo concetto ha subito una pericolosa deformazione in seguito agli sforzi degli estremisti di svuotare il suo senso per impossessarsene e ridurlo alla loro percezione”.

Una posizione così dura ed esclusiva non è nuova anche se è la prima volta che appare in modo esplicito la posizione anti-wahhabita. Il grande imam di Al Azhar, lo scorso anno, proprio alla Mecca, aveva domandato che si iniziasse una riforma dell’islam per escludere le interpretazioni fondamentaliste e i loro “concetti falsi e ambigui”, oltre che violenti.

Le vie per riformare l’islam

Al congresso di Grozny sono emerse anche alcune indicazioni per correggere la piega attuale che pesa sull’islam. Si propone di creare una catena televisiva in Russia [in contrasto con al Jazeera] per “far giungere ai cittadini un messaggio veridico dell’islam e per lottare contro l’estremismo e il terrorismo”.

Si raccomanda anche di istituire “un centro scientifico in Cecenia per sorvegliare e studiare i gruppi contemporanei… che permetterà di rifiutare e criticare in modo scientifico il pensiero estremista”. La proposta è che il centro venga chiamato col nome di “Tabsir” (chiaroveggenza).

Si suggerisce pure di “ritornare alle scuole della grande conoscenza” (la prestigiosa Al Azhar, la Qarawiyinne e Zaytouna in Tunisia, la Hadermouth), escludendo le istituzioni religiose saudite, in particolare l’università islamica di Medina. Infine si mettono a disposizione delle borse di studio per coloro che sono interessati a studiare la sharia, cercando di contrastare i finanziamenti che l’Arabia saudita eroga in questo campo.

L’Arabia saudita al contrattacco

Il wahhabismo è nato nel XVIII secolo ed è una dottrina sunnita radicale e letteralista fondata da Mohammad ibn Abd al-Wahhab, e utilizzata dall’iniziatore del regno saudita, Mohammed bin Saoud.

Esso propone l’uso della violenza contro tutti i nemici dell’islam, compresi i musulmani che non condividono quella interpretazione (takfirismo).

L’Arabia saudita, soprattutto dagli anni ’70 in poi, ha lanciato campagne di proselitismo in Asia e in Africa (e in seguito anche in Europa) per diffondere tale interpretazione dell’islam, costruendo moschee e scuole coraniche, e inviando i suoi predicatori.

La reazione dell’Arabia Saudita non si è fatta attendere. Il giornale al-Manar (libanese) cita il lancio di una campagna mediatica senza precedenti che fa leva sul patriottismo, per difendere “l’attentato alla nostra nazione”.

Si cerca di umiliare anche Ahmed al-Tayeb, ricordando che il grande imam di Al Azhar “si è abbeverato per molto tempo” della sapienza degli ulema sauditi” e ora “in alleanza con Putin… vuole escludere l’Arabia saudita dal mondo musulmano”.

Il congresso di Grozny è bollato come “deludente” e il presidente ceceno Ramzan Kadyrov, che l’ha ospitato, è accusato di essere “un sufi delirante”. L’imam e predicatore della moschea del re Khaled a Riyadh ha commentato: “La conferenza della Cecenia ci deve servire da campanello d’allarme: il mondo sta per accendere il rogo per bruciarci”.

I commenti

Interrogato da AsiaNews sulla conferenza di Grozny, p. Samir Khalil Samir, gesuita e islamologo non nasconde la sua soddisfazione: “Finalmente! È un fatto davvero straordinario.

L’Egitto sembra essere stato l’iniziatore. Comunque è finalmente l’applicazione della richiesta fatta nel dicembre 2014 dal presidente al-Sisi all’Università Al-Azhar del Cairo, che non aveva avuto nessuna applicazione finora.

“E’ anche interessante – continua – Il fatto che si sia tenuto a Grozny: una città islamica di meno di 300mila, capitale della Cecenia, facendo parte della Russia, di tendenza laica.

Ma cosa più straordinaria è la costituzione di quest’assemblea, molti dei quali sono legati proprio al wahhabismo!”

Agli occhi dei musulmani, forse proprio quest’ultimo aspetto rende meno credibile il “divorzio” fra sunnismo e wahhabismo. Kamel Abderrahmani, musulmano, linguista e studioso dell’islam, commenta ad AsiaNews:

“Se si guarda bene e si analizza in modo minuzioso la corrente sunnita, non vedremo alcuna differenza fondamentale fra l’uno e l’altro. Malgrado il divorzio proclamato la settimana scorsa, io rimango fermo nel dire che la corrente sunnita e la corrente wahhabita sono identiche. La sola differenza sta nel nome”.

Foto Wahhabism Unveiled

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