LE INCERTEZZE DELLA TREGUA PARZIALE IN SIRIA
Russia e Stati Uniti rispolverano gli antichi fasti dell’epoca della Guerra Fredda e cercano di imporre la loro “pax” al conflitto siriano con una tregua che dovrebbe entrare in vigore al tramonto di oggi.
Il termine “tregua” rischia però di risultare eccessivo per definire un cessate il fuoco che riguarderà solo una piccola parte dei ribelli siriani e dei territori sotto il loro controllo. I dettagli dell’intesa raggiunta venerdì notte sono rimasti segreti ma da quanto è stato annunciato da John Kerry e Sergei Lavrov l’accordo prevede lo stop ai combattimenti tra le truppe regolari siriane (e i loro alleati) e le opposizioni “moderate”.
In pratica riguarderà solo le milizie laiche e islamico moderate che in parte si riconoscono nell’Esercito Siriano Libero mentre la guerra continuerà contro il Califfato, gli ex qaedisti del Fronte Fateh al-Sham (ex Jabat al-Nusra) e contro le milizie islamiste sue alleate nell’Esercito della Conquista.
Meglio quindi parlare di ridefinizione delle alleanze più che di tregua. Uno strumento attraverso il quale Mosca e Washington vorrebbero avviare un negoziato politico tra Damasco e i ribelli “moderati” che porti a un accordo di transizione politica per poi mobilitare tutte le forze contro Isis e gruppi islamisti.
I punti chiave dell’accordo prevedono:
1 – la sospensione del bombardamenti del regime su aree in mano all’opposizione “moderata”. Disposizione che non si applica alle zone controllate dallo Stato Islamico e il Fronte Fateh al-Sham dal quale i gruppi alleati nell’Esercito della Conquista (salafiti e fratelli musulmani) sono chiamati a dissociarsi per conservare la loro legittimità politica
2 – l’impegno di regime e ribelli “moderati” di astenersi da attacchi o dal tentare di conquistare terreno e di rispettare il cessate il fuoco.
3 – l’ingresso di aiuti umanitari alle zone assediate o contese, tra cui Aleppo. In questa città è prevista la smilitarizzazione della strada di Castello, asse principale per gli approvvigionamenti ai quartieri controllati dai ribelli a nord est della città, e libero passaggio di civili, degli aiuti e beni commerciali per il quartiere Ramoussa, nel sud-ovest della città, da pochi giorni riconquistato dalle truppe di Assad.
4 – La costituzione di un centro di coordinamento russo-americano per il controllo del rispetto della tregua che prevede la “condivisione delle informazioni necessarie per delimitare i territori controllati dai diversi gruppi armati “.
Se il cessate il fuoco dovesse tenere tutta la settimana prossima, Stati Uniti e Russia potranno iniziare azioni militari congiunte contro l’Isis e il Fronte Fateh al-Sham, compreso il coordinamento di attacchi aerei ma senza coinvolgervi le forze siriane.
L‘intesa penalizza i gruppi islamisti sostenuti apertamente da Arabia Saudita e Qatar che da anni appoggiano l’Esercito della Conquista e non hanno ancora espresso commenti sulla tregua.
La milizia salafita Ahrar al-Sham ha fatto sapeere che non aderirà al cessate il fuoco e l’Esercito dela Conquista ha minacciato dure rappresaglie se verrà attaccato da forze russo-americane.
A indebolire i jihadisti contribuisce anche il muovo ruolo di Ankara, che sostiene la tregua e sembra strizzare l’occhio a Bashar Assad pur di assicurarsi che i curdi non assumano il controllo di tutta a fascia di confine turco-siriano.
Non mancano le riserve circa il successo dell’iniziativa russo-americana. L’Esercito della Conquista è la formazione militare più forte tra quelle che combattono Assad, seconda per capacità militari solo Stato Islamico, controlla la gran parte dei territori in mano ai ribelli inclusa una vasta fetta dei quartieri orientali di Aleppo.
Senza i jihadisti il peso militare dei ribelli anti Assad sarà molto limitato e del resto l’impatto della tregua risulterà in ogni caso minimo considerato che Isis ed Esercito della Conquista controllano la gran parte del territorio siriano non in mano al regime o ai curdi.
Difficile quindi attendersi che la tregua chiuda un conflitto scatenato nel 2011 per far cadere il regime di Bashar Assad in cui secondo l’Onu hanno perso la vita circa mezzo milione di persone (300 mila secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani vicino ai ribelli moderati) mentre su 22 milioni di abitanti 4,8 milioni sono fuggiti all’estero e 6 sono sfollati all’interno del Paese arabo.
I ribelli moderati dell’ESL sono scettici sull’esito della tregua. Come ha detto il portavoce Fares al-Buyush a Sky Arabia “noi non riteniamo che questa sarà una grande occasione di successo per la pace in Siria perché il regime di Bashar Assad e la Russia non rispetteranno l’accordo”.
Nelle ultime ore l’intensificarsi dei raid aerei russi e siriani sembrerebbe confermare i dubbi di al-Buyush ma Damasco, Teheran i loro alleati Hezbollah hanno espresso sostegno all’accordo anche se uno stop alle azioni offensive penalizzerebbe in questo momento le truppe lealiste che stanno avanzando su molti fronti.
La tregua parziale, se dovesse reggere, rappresenterebbe l’ennesima vittoria di Vladimir Putin, che si confermerebbe il vero arbitro del conflitto siriano a un anno esatto dall’inizio dell’intervento russo.
Ma sarebbe un successo anche per l’Amministrazione Obama ormai agli sgoccioli ma bisognosa di incassare qualche risultato tangibile in termini di distensione con la Russia e dopo anni di guerra blanda e incerta allo Stato Islamico.
Anche per dare una mano a Hillary Clinton contro un Donald Trump scatenato nell’accusare la Casa Bianca di non aver combattuto con determinazione i jihadisti.
Fioto SANA, AP e al-Jazira
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.