OFFENSIVA IMMINENTE CONTRO L’ISIS A MOSUL?

(aggiornato alle 22.50)

Fonti statunitensi considerano imminente l’offensiva per la liberazione di Mosul, da oltre due anni nelle mani dello Stato Islamico. Alle valutazioni trapelate nelle ultime settimane da fonti militari si sono aggiunte oggi dichiarazioni ufficiali del presidente Barack Obama che ha stimato che un’offensiva su Mosul è possibile “abbastanza rapidamente”.

“Noi pensiamo di essere in grado d’avanzare abbastanza rapidamente”, ha dichiarato Obama a margine di un incontro con il primo ministro iracheno Haider al Abadi ammettendo che si tratterà di “una dura battaglia”.

Nell’area si stanno concentrando circa 100 mila combattenti iracheni tra forze governative, curdi e milizie scite appoggiate da iraniani e dalla Coalizione internazionale che oltre ai velivoli si appresterebbe a schierare  artiglieria (lanciarazzi M-142 High Mobility Artillery Rocket System – Himars) ed elicotteri da attacco Apache statunitensi.

Armi in grado di completare le carenze delle forze irachene anche se Baghdad ha recentemente ricevuto dalla Russia nuovi elicotteri MI-28 russi e ulteriori caccia Sukhoi Su-25 cui si aggiungeranno presto altri velivoli dello stesso tipo in arrivo dalla Bielorussia portando la consistenza della flotta a una trentina di mezzi.

Anche la portaerei francese Charles de Gaulle è salpata ieri sera dal porto di Tolone per partecipare alle operazioni per la riconquista di Mosul.

Lo ha annunciato lo stato maggiore francese. La portaerei “appoggerà le forze irachene per la ripresa della città di Mosul” ha detto un portavoce dello stato maggiore francese.

Con 24 caccia Rafale Marine a bordo, la De Gaulle triplicherà i mezzi aerei impegnati contro l’Isis dalla Francia che conta già 12 Rafale di stanza in Giordania e negli Emirati arabi Uniti.

Come nell’autunno 2015, il fiore all’occhiello della marina transalpina sarà dispiegata nel Mediterraneo orientale, molto più vicino alla Siria e all’Iraq rispetto a quando stazionava nel Golfo.

La de Gaulle è alla terza e ultima missione – la prima risale al gennaio 2015 – contro l’Isis prima di una pausa tecnica di 18 mesi a inizio 2017. La Francia ha anche inviato obici semoventi da 155 millimetri Caesar all’esercito iracheno.

Difficile immaginare invece un ruolo offensivo per i 4 elicotteri AW-129D Mangusta della Brigata Friuli basati a Erbil con altrettanti NH-90 e un plotone di fanti aeromobili del 66° reggimento.

Il reparto italiano ha compiti di Personnel Recovery, cioè  recupero di piloti abbattuti o altro personale dietro le linee dell’Isis.

La missione italiana, quella elicotteristica come quella della Task Force Praesidium che protegge la Diga di Mosul (50 chilometri a nord della città ma solo 10 dalle postazioni dell’Isis) non è di combattimento anche se non si può escludere che le vicende belliche coinvolgano il contingente tricolore.

Quanto alla preparazione dell’offensiva, aerei  iracheni hanno lanciato negli ultimi giorni 2 milioni di volantini su Mosul promettendo la liberazione della città e chiedendo ai cittadini di stare lontani dai miliziani dell’Isis.

“Preparatevi all’ora zero della battaglia” è scritto sul volantini diffusi dal ministero della Difesa e in cui si sottolineano gli ultimi successi, le “grandi perdite” e le “sconfitte” subite dal gruppo jihadista.

Altri 500.000 volantini sono stati lanciati su altre località in mano al Califfato: Tel Afar, Al Hadar e sulla regione di Baaz, al confine siriano, e 250.000 su Baaziqa, Hamam al Alil, Al Shura, Al Mahlabija e Al Hamidat, Al Ajadia, Al Kahtanija, Kairawan, Al Hamadanija, Bartala e Namrud.

Stato d’emergenza a Mosul
L’Isis ha dichiarato il 15 settembre lo stato d’emergenza a Mosul dopo i “misteriosi” omicidi verificatisi nelle ultime settimane, quasi tutti leader delle milizie islamiste, ad opera di sconosciuti: lo ha riferito il sito Iraqi News, citando fonti locali della provincia di Ninive.

Per questo motivo sarebbero state chiuse le principali strade della città che conducono ai quartieri residenziali dove si trova la leadership del gruppo jihadista.

A inizio settembre miliziani dello Stato Islamico sono stati costretti a vietare (proprio loro!) il velo integrale alle donne per ragioni di sicurezza in alcune aree di Mosul e forse anche di Raqqah e altri centri sotto il loro controllo in Iraq e Siria.

A Mosul un preciso ordine proibisce alle donne coperte di entrare nei comandi militari e di polizia dopo che diversi comandanti dell’Isis sono stati uccisi da donne o da uomini vestiti con abiti femminili.

La notizia, riferita da una fonte locale della provincia di Ninive al sito Iran Front Page, evidenzia le difficoltà dell’Isis non solo sui campi di battaglia ma anche in quella guerra in atto nelle retrovie e fatta di spie e colpi di mano che vede impegnati dietro le linee del Califfato agenti di diverse nazioni (iraniani, iracheni, siriani, occidentali, arabi) alcuni dei quali sono stati catturati e uccisi in esecuzioni sommarie dall’Isis.

Lo Stato Islamico avrebbe schierato a Mosul in tutte le vie d’accesso elementi del “Battaglione Grigio”, un’unità d’élite fondata dallo stesso Abu Bakr al-Baghdadi, il cui compito è sovrintendere all’identificazione di ogni soggetto e alla perquisizione di tutti i veicoli che entrano a Mosul.

Sul reparto si hanno informazioni frammentarie: si tratta di un corpo scelto, una specie di guardia presidenziale, ben equipaggiato e con un addestramento superiore agli standard, di cui fanno parte solo veterani iracheni.

Presumibilmente, ma non ci sono conferme in tal senso, è guidato da un ex compagno di al-Baghdadi nelle fila di al-Qaeda.

Finora il titolare di questo tipo di attività era l’al-Hisba (la Polizia islamica) che ha ceduto l’incarico per spostarsi all’interno del centro abitato ed effettuare un monitoraggio capillare della popolazione e degli stessi membri dell’Isis di cui si sospetta la possibile defezione.

Progressi sul campo di battaglia
Il vice segretario di Stato americano Antony Blinken, in visita a Baghdad, ha affermato che le forze irachene, appoggiate dalla Coalizione internazionale a guida Usa, hanno strappato finora all’Isis la metà dei territori che aveva conquistato nel 2014, l’anno della sua massima espansione nel Paese.

Blinken ha anche annunciato lo stanziamento di 181 milioni di dollari da parte di Washington per aiuti umanitari, che dovranno servire soprattutto per far fronte ad una nuova ondata di profughi interni prevista per quando le truppe lealiste lanceranno l’offensiva per riconquistare Mosul.

Il 15 settembre le forze dell’antiterrorismo iracheno hanno catturato Ismail Shihab Hamad, capo delle forze dell’Isis per quella che il Califfato chiama “La Provincia al Jinub” (“Sud”), nome con il quale i jihadisti indicano la capitale irachena Baghdad, mai conquistata dall’Isis ma colpita ogni giorno da violenti attacchi terroristici.

Lavori alla Diga di Mosul
Gli ingegneri e i tecnici italiani inizieranno i lavori di messa in sicurezza della Diga di Mosul, nel nord dell’Iraq, dal primo ottobre come stabilito.

Lo ha detto ad “Agenzia Nova” il direttore generale della diga di Mosul, Riad Izz al Din Ali al Naimi. Quest’ultimo ha riferito che la parte civile non è in grado di individuare le potenziali minacce terroristiche.

“Gli Stati Uniti, le truppe italiane, le forze irachene e quelle curde Peshmerga hanno accesso a informazioni d’intelligence su questo argomento”, ha detto al Naimi.

Per quanto riguarda i lavori di messa in sicurezza della struttura, affidati alla ditta italiana Trevi, il direttore ha precisato che il contratto sottoscritto lo scorso mese di marzo prevede 18 mesi, di cui i primi sei dedicati alla preparazione dei lavori.

Al Naimi ha spiegato che il personale italiano inizierà effettivamente la manutenzione della diga dal primo ottobre, come previsto dalla tabella di marcia concordata in precedenza.

Il governo iracheno ha firmato un contratto da 296 milioni di dollari con la ditta italiana Trevi per le necessarie riparazioni della diga di Mosul, lunga 3,6 chilometri.

L’Italia, da parte sua, dispiegherà circa 500 militari (oltre 300 già sul posto) a protezione del personale che eseguirà i lavori per la messa in sicurezza della diga.

Foto: AP, AFP, Esercito Iracheno, Reuters e Stato Islamico

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