ERDOGAN ACQUISTERÀ A MOSCA LO “SCUDO ANTIMISSILE”?

Prima i missili cinesi HQ9 (versione di Pechino dell’S-300), poi direttamente le batterie da difesa aerea e contro i missili balistici e da crociera prodotte in Russia.

Il programma per la difesa aerea continua a consentire alla Turchia del presidente Recep Tayyip Erdogan di mostrare un forte “anticonformismo” nell’acquisizione degli armamenti anche se finora non si è andati al di là delle chiacchiere dopo l’abbandono del programma T-Loramids da 3 miliardi di euro.

Come si ricorderà la gara vedeva protagonisti anche il Patriot statunitense e il franco-italiano SAMP-T, armi che tra l’altro la NATO ha schierato in questi ultimi anni proprio in Turchia per difenderla da eventuali attacchi di missili balistici e da crociera siriani e una batteria italiana di SAMP/T è da mesi basata nel sud della Turchia.

Ankara selezionò invece il sistema d’arma cinese  che aveva fatto infuriare USA e Nato ma mai attuata (forse proprio perché l’HQ-9 non era integrabile nella rete Nato) e con la decisione di Ankara di prodursi in casa un sistema missilistico a lungo raggio.

A novembre 2015 la Turchia aveva annunciato di aver cancellato l’accordo con Cpmiec (China National Precision Machinery Import & Export Corporation), sottolineando che l’azienda cinese si era rifiutata di soddisfare alcune richieste di Ankara, compreso il trasferimento del know-how.

Erdogan e Vladimir Putin si sono ripromessi ieri, durante un incontro a Istanbul, di rafforzare la cooperazione in tutte le aree, senza esclusione del settore tecnico-militare e a dare la notizia della decisione turca di scegliere non meglio specificati sistemi di difesa aerea russi è stata la tv Ntv che ha citato fonti del ministero degli Esteri di Ankara.

I rapporti tra Russia e Turchia avevano raggiunto il loro minimo storico meno di un anno fa, il 24 novembre scorso, quando 2 caccia F-16 turchi abbatterono un aereo da guerra russo Sukhoi Su-24 che dalla Siria entrato nello spazio aereo di Ankara solo per 17 secondi.

La ripresa dei rapporti bilaterali dopo il fallito golpe in Turchia del luglio scorso sta procedendo al galoppo con l’intesa siglata ieri per il gasdotto Turkish Stream che attraversando il Mar Nero porterà il gas alla Russia alla Turchia e poi in Europa e ora con potenziali commesse militari di valore strategico.

Secondo Ntv la Turchia è pronta a ricevere un’offerta dalla Russia e anche se non viene specificato il tipo di batterie proposte potrebbe trattarsi degli S-300 in versione PMU1 o PMU2.

Una scelta che non altererebbe gli equilibri regionali rispetto alle batterie di S-300 fornite a Cipro e Iran ma che consentirebbe a Mosca di acquisire un cliente membro della Nato proprio nel momento in cui le relazioni tra Mosca e l’Alleanza Atlantica sono tornate gelide.

Un successo dagli evidenti risvolti politici e strategici per Putin che però difficilmente cederà ai turchi sistemi più avanzati come l’S-400 o l’ultima versione dell’Antey 2.500 nota come S-300V4 schierate a difesa della base aerea di Hmeimim e di quella navale di Tartus, in Siria.

Considerata la volontà turca di acquisire in breve tempo la massima autonomia nella produzione degli armamenti non è escluso che le batterie del sistema missilistico (se l’accordo questa volta andrà in porto) vengano prodotte ameno in parte in Turchia o che l’industria di Ankara abbia l’opportunità di modificare il sistema d’arma con proprie componenti come fece l’Iran che per aggirare l’embargo sulla fornitura dei missili russi realizzò in casa il “suo” S-300 noto come Bavar-373.

Foto: Askanews, CPMIEC, Ministero Difesa Russo e FARS

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