F-35: BELGIO E FINLANDIA I PROSSIMI CLIENTI?

L’anno prossimo assisteremo alle fasi decisive della guerra senza esclusione di colpi (anche bassi) che i costruttori occidentali hanno ingaggiato per sostituire le vecchie flotte europee di aerei da combattimento.

Le nuove battaglie si svolgeranno in Belgio e Finlandia, Paesi che devono rimpiazzare rispettivamente 60 Lockheed Martin F-16AM/BM e 65 F/A-18C/D, ormai alla fine della loro vita operativa.

Il caso per qualche verso più interessante è quello del Belgio, dove Lockheed Martin s’è portata avanti per prima nel 2013 offrendo il suo F-35A a decollo convenzionale, già scelto dagli altri tre Paesi (Olanda, Norvegia e Danimarca) equipaggiatisi anch’essi all’inizio degli anni Ottanta con l’F-16 della allora General Dynamics.

Col Belgio annoverato fra i clienti del Joint Strike Fighter statunitense, il “club dei quattro” nord-europeo, componente decisiva dello schieramento NATO, si ricompatterebbe una seconda volta sotto il segno del “made in USA”.

Il marketing politico-militare non risparmia le sue cartucce se è vero che a maggio il capo di stato maggiore dell’aeronautica olandese, generale Alexander Schnitger (nella foto sotto), si è auto-invitato in Belgio a un dibattito sulla sostituzione degli F-16.

Il generale ha proposto una collaborazione operativa per la difesa aerea fra i due Paesi fondata sull’impiego per l’appunto dello stesso velivolo – il JSF- arrivando a ventilare la costituzione di un’unica aeronautica militare belga-olandese.

Il suo omologo al comando della Force Aérienne Belge generale Frederik Vansina, s’è dimostrato piuttosto freddino, limitandosi a dichiarare d’aver “preso nota”.

Non andrà dimenticato che lo stealth della Lockheed Matin è essenzialmente un aereo da attacco, dotato anche di capacità aria-aria molto buone ancorché dedicate prioritariamente alla auto-difesa. Capacità comunque superiori – stando agli esiti di alcuni “dissimilar air combat” – a quelle dei vecchi F-16 e F-15, ma ancora tutte da dimostrare in un confronto con caccia di quarta generazione e mezzo come gli europei Eurofighter e Rafale, e a maggior ragione con i nuovi stealth russi e cinesi.

Il Belgio ha stanziato per ora 3 miliardi e mezzo di euro per acquistare non più di 34 F-35, un numero che potrebbe crescere se la competizione internazionale avviata per la sostituzione degli anziani Fighting Falcon fosse vinta da uno degli altri concorrenti in lizza, e cioè i soliti Eurofighter e Rafale, il nuovo Gripen E e il Super Hornet. Tutti aeroplani che a conti fatti (nel vero senso dei termini) costerebbero a Bruxelles un po’ meno del Joint Strike Fighter.

Le allettanti proposte di BAE Systems

Il concorrente più agguerrito sembra l’Eurofighter Typhoon, il nemico giurato dello stealth statunitense proprio sul mercato europeo.

Ad avanzare una proposta dettagliata al Belgio è stata qualche settimana fa la britannica BAE Systems, che nel consorzio quadrinazionale ha il 33 per cento, contro il 46 di Airbus e il 21 di Finmeccanica-Leonardo.

L’industria e il governo d’oltre Manica condurranno le trattative con Bruxelles, assicurando in caso di vittoria nuovo lavoro alla linea di assemblaggio britannica del Typhoon. A

lle aziende aeronautiche belghe offrono importanti compensazioni industriali e la condivisione delle tecnologie di punta del velivolo.

Colloqui sono già in corso con 100 società, la gran parte delle quali collabora già da anni con gli altri due partner del consorzio nei vari settori dell’aerospazio e della difesa (un documento di BAE Systems fa sapere che la sola Airbus nel 2015 ha procurato commesse a quelle società per 500 milioni di euro, con previsioni di crescita a 600 milioni entro fine 2020).

Da parte sua Lockheed Martin non è stata alla finestra, firmando l’anno scorso con Bruxelles un Memorandum of Understanding per “l’eplorazione di attività di collaborazione nelle tecnologie avanzate in tutti i settori”.

La classica pre-tattica cui industrie e governi, almeno in Occidente, ricorrono quando vogliono agguantare un solo, ben preciso risultato.

Come la Svizzera e (in qualche misura) il Canada, coi quali tra l’altro condivide la presenza di differenti comunità nazionali e lingue ufficiali sullo stesso territorio, il Belgio è diviso sull’acquisto “tout court” di nuovi caccia.

Alla fine di aprile c’è già stata una prima manifestazione di pacifisti, e almeno parti della politica (al Governo c’è il centro-destra, affiancato da una forte componente separatista fiamminga) e dell’opinione pubblica si solleverebbero se la promessa competizione internazionale dovesse “sgonfiarsi” prendendo la strada di un (più che prevedibile secondo vari quotidiani di Bruxelles) “buy Lockheed Martin”.

Qualche commentatore si spinge a prevedere un referendum popolare, come fece nel 2014 la Svizzera, quando i suoi cittadini bocciarono l’acquisto dei Gripen svedesi.

Per Helsinki aerei di nuova concezione

Apparentemente meno complicato il caso della Finlandia, dove, almeno nella fase attuale, questa guerra è più che altro un affare interno americano, con una sfida diretta fra l’F-35 (in tutte e tre le versioni) e l’F/A-18E/F in edizione “Super Super”.

Data la connotazione geopolitica del Paese nordico, a diretto contatto con un “orso russo” sempre più minaccioso, l’enfasi è sui compiti di difesa aerea, che come s’è già ricordato non sono la priorità dello strike di Lockheed Martin.

A Helsinki servono 60-65 nuovi caccia per rimpiazzare altrettanti Hornet, per i quali il governo non intende investire in eventuali interventi di upgrade.

In aprile la Finlandia ha mandato ai costruttori una Request for Information che scadrà il 31 dicembre, con offerte da presentare entro il febbraio 2019.

I contratti di acquisto dell’aereo vincitore sono previsti due anni dopo, e la capacità operativa iniziale nel 2025.

Il ministero della Difesa finlandese ha specificato che vuole velivoli da combattimento di nuova concezione, e questo spiazza fin dall’inizio tutta la concorrenza di Lockheed, salvo considerare aerei nuovi almeno l’Eurofighter dotato delle migliorie attualmente in corso di sviluppo, e il Gripen E.

Da questo punto di vista (e non è lana caprina), il contendente più svantaggiato almeno sulla carta appare proprio il caccia europeo, che secondo le notizie più recenti vedrà presto la chiusura di due delle sue quattro Final Assembly Line (FAL), quella tedesca e quella spagnola, e che renderà disponibili i nuovi incrementi di capacità (radar AESA, nuove suite avioniche, di guerra elettronica e quant’altro) proprio nel momento in cui il suo portafoglio ordini si esaurirà, cioè nei primissimi anni ‘20.

Interessante a questo una nota di Defense Aerospace, che ha elaborato un calendario con le progressive “chiusure” di tutta la produzione del Thypoon dove si vede che il parnter più avvantaggiato sarà l’italiana Finmeccanica Leonardo, che produrrà il Typhoon almeno per altri sei anni.

Con il Belgio e la Finlandia “tirati” dalla sua parte, Lockheed Martin potrà assicurare al Pentagono una interoperabilità degli assetti aerotattici atlantici sicuramente preziosa in questi tempi di nuova Guerra Fredda.

E parteciperà al funerale dei costruttori europei di aerei da combattimento pilotati con le proverbiali “lacrime da coccodrillo”.

Foto: Lockheed Martin, Royal Air Force, Bae Systems, Sbap.be e Boeing

Silvio Lora LamiaVedi tutti gli articoli

Nato a Mlano nel 1951, è giornalista professionista dal 1986. Dal 1973 al 1982 ha curato presso la Fabbri Editori la redazione di opere enciclopediche a carattere storico-militare (Storia dell'Aviazione, Storia della Marina, Stororia dei mezzi corazzati, La Seconda Guerra Mondiale di Enzo Biagi). Varie collaborazioni con riviste specializzate. Dal 1983 al 2010 ha lavorato al mensile Volare, che ha anche diretto per qualche tempo. Pubblicati "Monografie Aeree, Aermacchi MB.326" (Intergest) e con altri autori "Il respiro del cielo" (Aero Club d'Italia). Continua a occuparsi di Aviazione e Difesa.

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