GOLPE FARSA A TRIPOLI MENTRE A SIRTE L’ISIS RESISTE ANCORA

(aggiornato il 16 ottobre alle ore 13,55)

Il tentato golpe a Tripoli contro il governo Fayez al Sarraj sostenuto dall’Onu è durato meno di 24 ore.

Con una mossa a sorpresa le milizie vicine ai Fratelli Musulmani guidate da Khalifa al Ghwell (nella foto a lato), ex premier del governo di salvezza nazionale che ad aprile ha dovuto cedere il potere a Sarraj, hanno occupato venerdì notte alcuni edifici governativi e una stazione tv e si sono detti pronti a combattere per rovesciare le autorità della capitale.

Dopo avere assaltato l’hotel Rixos,  già sede del Consiglio di Stato,  i golpisti hanno dichiarato lo stato di allerta in una “iniziativa storica per salvare la Libia”.

Ghwell, accompagnato da Awad Abdul Saddeq, vice premier del vecchio Congresso nazionale generale (Gnc), e l’ex capo della sua guardia presidenziale, Ali Ramali, ha invitato Abdullah Al-Thinni, capo del governo ad interim di Tobruk, a unirsi a lui per formare un governo di unità.

Ghwell ha accusato il Consiglio di Presidenza guidato da al-Sarraj (nella foto a suinistra) di minare l’unità nazionale e di essere una pedina delle forze straniere che vogliono dividere il Paese.

Subito dopo il blitz è arrivata la condanna di al-Sarraj che ha ordinato di arrestare i golpisti, colpevoli di “aver cercato di creare istituzioni parallele e destabilizzare la capitale”.

Parole dure anche dall’Ue e dall’inviato Onu Martin Kobler (nella foto a lato), che hanno espresso sostegno a Sarraj. Nonostante gli sviluppi notturni a Tripoli non si sono registrati scontri o segnali di tensione questa mattina, ha riferito Al Jazeera.

“Il golpe, o meglio il bluff degli islamisti è fallito – ha affermato un consigliere della municipalità di Tripoli, Ahmed Wali .La situazione nella capitale oggi è calma mentre non sappiamo dove si trovi l’ex premier Khalifa al Ghwell, forse è fuggito da Tripoli”.

Gli insorti fedeli a Ghwell non sembrano però sconfitti come hanno dimostrato gli scontri a fuoco con armi leggere e lanciarazzi portatili a Tripoli e intorno alla base di Abu Setta (sede di al-Sarraj) nelle prime ore di domenica.

Una colonna con 50 mezzi è stata trasferita da Misurata (le cui forze sono già impegnate a Sirte ciontro lo Stato Islamico) alla capitale probabilmente per dare man forte ad al-Sarraj.

Alla base del tentato golpe ci sarebbe il mancato pagamento della milizia a cui si è appoggiato Ghwell, che non veniva retribuita dal governo che aveva intenzione di sostituirla perché considerata non più affidabile.

Da anni i traballanti governi di Tripoli pagano le diverse milizie della Tripolitania con i proventi dell’export petrolifero ma è pur vero che Ghwell da tempo meditava la rivincita contro al-Sarraj che lo aveva scalzato.

Malgrado sembri non aver avuto successo, il tentato golpe rappresenta una nuova battuta di arresto per al-Sarraj, già debolissimo in Tripolitania e contrastato dalle autorità di Tobruk che non riconoscono il suo governo e con le truppe agli ordini del generale Khalifa Haftar un mese fa hanno occupato la zona della Mezzaluna petrolifera sottraendola al controllo delle Guardie delle infrastrutture, milizia che avebva dichiaratro fedeltà ad l-Sarraj.

Intanto a Sirte la battaglia per la liberazione della città dalle milizie dello Stato Islamico continua ormai dal 12 maggio.

Almeno 14 combattenti filo-Tripoli, riferiscono fonti mediche, sono stati uccisi venerdì in scontri con le milizie del Califfato, più volte date per annientate ma che ancora combattono tenacemente nonostante i jet Usa continuino a martellarne le postazioni con raid aerei: 8 venerdì e 288 dall’inizio di agosto quando prese il via l’Operazione Odyssey Lightning.

In città i cecchini jihadisti asserragliati nei palazzi che ancora controllano si stanno rivelando un osso duro difendendo quelle che da mesi vengono definite “le ultime sacche di resistenza”.

Le milizie di Misurata e le altre fedeli a Tripoli hanno lasciato sul terreno finora circa 600 uomini mentre altri 3.000 sono stati feriti.

(con fonti ANSAmed, Il Velino e AGI/AFP)ù

Foto: AFP, AP, CN e Reuters

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