IL MISTERO DELLA BASE TUNISINA PER I DRONI AMERICANI

“Non vi è alcuna base militare straniera in Tunisia: semplicemente gli Stati Uniti stanno addestrando i tunisini all’utilizzo dei velivoli senza pilota per missioni d’intelligence, cosa nota da tempo!”.

Lo ha detto ieri il ministro della Difesa tunisino, Farhat Horchani, intervenendo sulle notizie di stampa circa l’utilizzo da parte degli Usa di una presunta base militare per condurre attacchi contro lo Stato islamico in Libia.La base servirebbe per far decollare gli aerei senza pilota Usa per raid mirati in Libia e ospiterebbe almeno 70 militari Usa.

La notizia, pubblicata anche dal Washington Post, parla di operazioni iniziate lo scorso mese. “La Tunisia è uno stato sovrano e non ospita alcuna base militare straniera”, ha detto Horchani (nella foto sotto) ai giornalisti, a margine di una visita presso la base aerea di Gafsa.

“Quanto riportato dai media statunitensi e tunisini sulla presenza di una base militare Usa in Tunisia è falso”, ha detto il titolare del dicastero.

“La Tunisia è uno dei pochi paesi ad essersi opposto all’intervento militare in Libia.

Noi siamo per la soluzione politica in questo paese”, ha aggiunto Hoarchani, citato dall’agenzia d’informazione ufficiale tunisina “Tap”.
Il ministro tunisino ha poi evidenziato che “l’intelligence è essenziale nella guerra contro terrorismo”.

Per tale motivo, ha precisato il ministro, “la Tunisia ha iniziato un progetto per rafforzare le sue capacità in materia di comando d’intelligence, riduzione dei rischi e il ‘tracking’ dei terroristi, mediante l’utilizzo di droni e il supporto di altri paesi, tra cui gli Stati Uniti”.

L’utilizzo di tecniche avanzate di intelligence, ha detto ancora Horchani, “richiede un periodo di addestramento, e gli Usa ci stanno aiutando”.

La Tunisia, secondo il titolare del dicastero, “sta cooperando con diversi altri paesi su questo aspetto: la lotta contro il terrorismo non puo’ funzionare al di fuori della cooperazione internazionale, in particolare con i paesi ad alto potenziale”.

Il ministro della Difesa tunisino, infine, ha assicurato che le frontiere della Tunisia sono sicure e che il paese ha compiuto importanti passi avanti in materia di monitoraggio dei confini con l’Algeria, grazie anche al “perfetto coordinamento tra Esercito e forze di sicurezza da un alto, e le controparti algerine dall’altro”.

Lo scorso mese di luglio era scoppiata in Tunisia una polemica per la creazione di una presunta base della Nato.

L’ambasciatore tunisino in Algeria, Abdelmadjid el Farchichi, rispondendo alle preoccupazioni dei vicini in Algeria, aveva precisato al quotidiano locale “Al Hiwar” che si tratta di una “struttura desinata all’addestramento dei funzionari di alto profilo della sicurezza tunisina per l’utilizzo di strumenti ed armi moderni”.

Il 12 luglio il ministero della Difesa tunisino aveva precisato di aver disposto, già nel 2014, la creazione di un nuovo centro per l’intelligence utilizzando i fondi del budget militare nazionale.

Il ministero aveva aggiunto che la Nato si era offerta di sviluppare le capacità del centro, in conformità con gli standard adottati dalle Forze armate dei paesi più avanzati.

Il ministero tunisino già in estate aveva ricordato che la Nato avrebbe assistito nelle attività di formazione di un alcuni militari tunisini, per sviluppare le loro capacità in termini di raccolta e analisi delle informazioni nella lotta contro il terrorismo.

Ad annunciare l’apertura del nuovo centro era stato, nel corso del vertice di Varsavia dell’8 e 9 luglio, il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg.

La cosiddetta “base straniera” sarebbe in realtà un “Intelligence Fusion Centre” per facilitare la raccolta dati, la condivisione delle informazioni, la “fusione” tra le intelligence degli alleati in operazioni congiunte, ma anche per rafforzare “capacity building” delle forze locali.

L’unica altra struttura di questo tipo è stata inaugurata nel 2007 a Milton Keynes, nel Regno Unito. La decisione è comunque rilevante se si tiene conto del ruolo della Tunisia nella regione – esempio di democrazia e al tempo stesso primo fornitore di ‘foreign fighters’ per lo Stato islamico – e della criticità della situazione nella vicina Libia, focolaio di instabilità e primo paese di transito per le rotte dell’immigrazione clandestina nel Mediterraneo centrale.

A metà ottobre Londra ha annunciato l’invio di 40 istruttori e consiglieri militari in Tunisia per addestrare le forze locali all’anti-terrorismo e anti-insurrezionale.

L’addestramento, che coinvolgerà circa 200 militari tunisini, sarà incentrato su pianificazione operativa, intelligence, sorveglianza e pattugliamento.

Si tratta della terza missione di questo genere effettuata dalle forze britanniche in Tunisia dopo la strage terroristica della spiaggia di Sousse (fotio a fianco) del 26 giugno 2015 dove vennero uccisi 30 turisti britannici.

(con fonte AGI/NOVA)

Foto: Tunisie Focus, Getty Images, Us DoD, Africa News, Stato Islamico e EPA

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