CLANDESTINI E FICTION: “LAMPEDUSA” FA DISCUTERE

La fiction televisiva Lampedusa, mini serie di due puntate andate in onda il 20 e il 21 settembre per la regia di Marco Pontecorvo e con protagonista Claudio Amendola ha suscitato pareri e recensioni opposti.

Al di là della trama, che vede un sottufficiale della Guardia Costiera coinvolto nell’emergenza immigrazione (“ispirata a fatti accaduti, ma non ricalca nessun episodio in particolare” ha precisato il regista”) era inevitabile che un tema di così stringente attualità e che spacca in due la società italiana determinasse valutazioni e critiche che investono la scelta politica dell’accoglienza e non tanto la qualità della fiction.

Per il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta (figlia di Beniamino Andreatta già ministro della Difesa nel governo Prodi) “per i suoi riferimenti continui al reale e gli avvenimenti che giornalmente venivano riportati nelle news di un fenomeno migratorio di grande portata e purtroppo spesso drammatico, ci è sembrato un film necessario per il servizio pubblico».

Lo stesso Amendola ha assunto una posizione “politica” affermando che “c’è stata negli anni passati grande disinformazione sul tema dei migranti che sbarcano sulle nostre coste e continua a esserci ancora. Si fa troppa propaganda.

Questo è un argomento importante, non deve essere un bieco mezzo per racimolare voti. Le persone che vivono nel nord sono fortunate e devono prendersi le responsabilità delle azioni del passato” riferendosi al passato coloniale.

“Siete riusciti a restituire un fenomeno sconosciuto a molti italiani che conoscono i numeri dell’immigrazione ma non l’aspetto umano” ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, rivolgendosi al direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, incontrandolo nel suo studio a Montecitorio insieme alla direttrice di Rai Fiction, Eleonora Andreatta e con il cast e i produttori della miniserie di Raiuno Lampedusa.

Campo Dall’Orto ha sottolineato come il “compito del servizio pubblico sia quello innanzitutto di informare, ma non sempre si riesce a raccontare tutti gli elementi”. In questa fiction si affronta anche “il tema dell’accoglienza e rende merito a quello che succede nel nostro Paese”.

Opinioni opposte per il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “La fiction ‘Lampedusa’ è un’opera degna della propaganda sovietica. La Rai ormai è ridotta ad agenzia di regime del governo Renzi-Alfano.

Non bastavano i tg monotematici sul Governo e le trasmissioni affidate a conduttori amici: ora siamo costretti a versare il canone per sorbirci le fiction che esaltano la delirante politica delle ‘porte aperte a tutti’ della sinistra e per strapagare qualche attore radical chic per farci la morale dalla sua villa con piscina.I migranti muoiono in mare per colpa di chi non ha il coraggio di bloccare i barconi al largo della Libia e riportarli indietro. L’ipocrisia della sinistra causa solo disastri: l’invasione dell’Italia e le morti in mare. Ma questo le fiction Rai non ce lo racconteranno mai”.

Lo scrittore Rino Cammilleri su Nuova Bussola Quotidiana liquida la fiction come puri “buonismo e cattocomunismo “bergogliano”, ponti e non muri, Sentimentalismo in salsa coop-caritas”.

Aldo Grasso sul Corriere della Sera entra nel merito della sceneggiatura e dello spessore dei protagonisti.
“Lampedusa» è un curioso esempio di fiction politicamente corretta: non tanto per quello che riguarda le istituzioni (il lavoro della Guardia costiera è ovviamente encomiabile e i cittadini dell’isola meritano tutta la nostra riconoscenza), ma per quello che dicono e fanno i due protagonisti.

Il loro è un mondo diviso fra buoni e cattivi, ogni azione è intesa come una missione per salvare il mondo, si considerano strumenti della redenzione finale. Sarebbe interessante capire quanto il «politicamente corretto» è funzionale alla linea editoriale del servizio pubblico. O meglio, se il politicamente corretto è il minimo indispensabile per fare servizio pubblico.”

Per il direttore di questo web magazine, Gianandrea Gaiani, “la fiction “Lampedusa” rappresenta la prosecuzione di un lungo filone militar-umanitario che ha già visto la RAI trasmettere “Nassirya”, “La scelta di Katia” e “Task Force 45”.

Prodotti melensi, insulsi e di rara superficialità fatti pagare ai contribuenti e tesi a mistificare la realtà con i classici strumenti della propaganda buonista (italiani brava gente!) o a raccontarla parzialmente e da una sola angolazione.

Preferibilmente quella umanitaria infarcita di elementi di facile presa emotiva come donne e bambini. Peccato che nessuna fiction sui “migranti” ci racconti che per l’82 per cento quelli che arrivano dalla Libia sono uomini per nulla denutriti né in fuga da guerra e miseria, che hanno pagato cifre importanti per gli standard africani per venire illecitamente in Europa e che non vantano alcun titolo legale per essere accolti.”

Foto RAI

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