Baltico: la “Spada di ferro” che irrita Mosca

Hanno preso il via il 19 novembre le esercitazioni NATO nelle repubbliche baltiche denominate Iron Sword che si svolgono in Lituania. Secondo il Ministero della Difesa di Vilnius alle manovre parteciperanno 4000 soldati provenienti da 11 paesi membri dell’Alleanza Atlantica. Le esercitazioni Iron Sword si tengono con cadenza biennale e quest’anno su svilupperanno fino al 2 dicembre e impiegheranno il doppio dei militari coinvolti nelle precedenti edizioni.

Le tensioni con Mosca hanno attribuito maggiore rilevanza alle manovre della Nato che coi volgono truppe da Stati Uniti, Gran Bretagna, Lussemburgo, Romania, Polonia, Slovenia, Germania, Canada e dalle tre Repubbliche Baltiche.

La risposta russa a quella che viene definita l’ennesima provocazione della NATO non si è fatta attendere. Mosca ha dislocato missili per la difesa costiera K-300P Bastion a Kaliningrad, l’enclave russa nel Baltico. Una mossa che non è stata commentata direttamente dal ministero della Difesa russo, ma che è stata anticipata da una fonte citata da Interfax.

A questo annuncio è seguito, poi, nella giornata di ieri quello del capo della commissione difesa del Parlamento russo Viktor Ozerov, che parlando a Ria Novosti ha dichiarato che nella stessa zona, che confina con Polonia e Lituania, verranno installati anche i missili balistici a corto raggio Iskander e i sistemi di difesa aerea e anti-missile S-400.

“Dobbiamo prendere contromisure come per esempio colpire con i nostri sistemi missilistici quelle installazioni che dal nostro punto di vista ci minacciano” ha dichiarato ieri il presidente russo Vladimir Putin.
I missili supersonici Oniks installati a Kaliningrad, nell’ambito del sistema anti-nave Bastion, hanno fatto la loro prima apparizione la scorsa settimana nei combattimenti in Siria impiegati contro obiettivi terrestri.
La Russia sta progressivamente trasformando l’enclave di Kaliningrad (la ex Koenisgberg capoluogo della Prussia Orientale) tra Polonia e Lituania, in una fortezza. Da tempo è in grado di colpire il cuore dell’Europa con i missili balistici a corto raggio Iskander (415 km di gittata). Ora sara’ in grado di resistere ad ogni attacco dal mare con le modernissime (sono entrate in servizio nel 2015) batterie costiere di missili anti-nave K-300P Bastion con un raggio d’azione di 350 chilometri contro obiettivi navali e di 450 contro bersagli terrestri.

bastion_pUna batteria di Bastion (nella foto a sinistra) è costituita da 1 o 2 veicoli comando, un veicolo di supporto, e 4 lanciatori ognuno in grado di sparare due missili, cui si affiancano altrettanti veicoli con i missili per ricaricare i lanciatori. Il missile usato dai Bastion è il P-800 Oniks che vola a Mach 2,5 (2 volte e mezzo la velocità del suono) armati con una testata di esplosivo ad alto potenziale di 250 chili.

Le batterie Bastion sono schierate dal marzo 2015 nella penisola ucraina di Crimea, annessa l’anno prima dalla Russia, e dal 15 novembre 2016 in Siria, presso la base navale di Tartus che entro due anni verrà ampliata per poter accogliere navi di ampie dimensioni come gli incrociatori tipo Kirov, la portaerei Admiral Kunzetsov e i grandi sottomarini a propulsione nucleare. L’ampliamento è previsto da rinnovo degli accordi tra Mosca e Damasco per l’utilizzo della base navale di Tartus che avranno una durata di 49 anni.

Il 18 novembre la Nato aveva inaugurato alla presenza del Comandante del Joint Force Command (JFC) di Brunssum, Generale Salvatore Farina, la Nato Force Integration Unit (NFIU) stabilita in Ungheria, che si va ad aggiungere al network di otto nuovi quartieri generali disseminati lungo il fianco orientale dell’Alleanza in seguito alla decisione presa dai suoi membri al termine del Summit in Galles nel 2014. Parte integrante del Readiness Action Plan con cui la Nato ha avviato il più grande rafforzamento della difesa collettiva degli ultimi decenni, la NFIU stabilita a Sze’kesfehe’rvar si aggiunge alle analoghe strutture nell’area di responsabilità del JFC di Brunssum già operative in Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, e a quella recentemente attivata in Slovacchia, oltre a quelle in Romania e Bulgaria facenti capo al JFC di Napoli.

gen-farinaNel suo discorso il Generale Farina (nella foto a lato) ha sottolineato il grande impegno dimostrato dall’Ungheria e dallo staff della NFIU per stabilire questo quartier generale e renderlo operativo in brevissimo tempo, consentendo alla Nato di acquisire rapidamente un importante risultato. Ha inoltre riconosciuto il ruolo chiave giocato da questa nuova unità con la sua ‘missione di assistere la nazione ospitante nel processo di ricezione e supporto rapido della Enhanced Nato Response Force (E NRF), compresa la sua componente a più alta prontezza, la VJTF – Very High Readiness Joint Task Force, allo scopo di incrementare la capacità di reazione complessiva dell’Alleanza.

Le NFIU sono strutture militari funzionali, interforze e multinazionali, fungono da facilitatori che permettono ai reparti delle forze di reazione rapida alleata di schierarsi ma hanno anche un ‘significativo ruolo nell’acquisire e incrementare il controllo della situazione nelle rispettive aree d’impiego. La loro isti8tuzione è stata messa a punto direttamente per far fronte alla rinnovata minaccia russa più volte denunciata dalla NATO.

Minaccia a cui sembra rispondere anche la nuova iniziativa della Ue contro i cyber attacchi con il progetto di costruire in Finlandia una centrale per difendersi dai cyberattacchi e le altre forme di guerra ‘ibrida’, comprese le Info-ops e Psy-ops, secondo quanto dichiarano fonti finlandesi.

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Un progetto – ha spiegato il sottosegretario Jori Arvonen, che segue gli affari europei nel governo di Helsinki – al quale partecipano anche gli Stati Uniti e dieci Paesi Ue fra cui l’Italia, oltre a Germania, Francia, Gran Bretagna, Svezia, i tre Paesi baltici, Polonia e Spagna. Arvonen fa sapere che la scelta del suo Paese è dettata, oltre che dall’enorme estensione territoriale, anche dalla minaccia della vicina Russia, con la quale condivide 1.300 chilometri di confine e dalla quale Helsinki denuncia di subire continue azioni di “guerra ibrida”.

Una decisione finale sarà presa nella prossima primavera ma certo questa iniziativa non favorirà la distensione con Mosca specie considerando gli stretti rapporti militari che uniscono ormai Finlandia e Svezia un tempo neutrali) alla NATO e agli USA.

Certo il futuro di tutte queste iniziative targate NATO e UE di contrasto o contenimento della Russia sono suscettibili di radicali modifiche con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca le cui valutazioni sono distensive nei rapporti con Mosca e molto critiche verso i partner della NATO. Senza dimenticare che le prossime elezioni in Francia, Germania e altri Paesi europei potrebbero vedere il trionfo di forze politiche vicine a Mosca e contrarie ad alimentare la tensione con la Russia come “imposto” negli ultimi anni dalla leadership anglo-americana all’interno dell’Alleanza Atlantica.

Foto: NATO, Defence Technology e Reuters

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