Dopo sei mesi a Sirte lo Stato Islamico resiste ancora

Le milizie libiche impegnate nella campagna militare a Sirte contro l’Isis hanno annunciato nelle scorse ore che “è vicina l’ora X della liberazione della città dai jihadisti accerchiati nel quartiere di Giza el Baharya”.

L’Isis ha “dato fuoco ad alcune case, mentre i nostri soldati avanzano, e abbiamo chiesto ai civili che si trovano nel quartiere di abbandonare l’area”, hanno riferito fonti dell’operazione al Bonyan al Marsous al portale Alwasat. Non è la prima volta che le milizie – impegnate da maggio nella campagna militare – fanno annunci simili. Le difficoltà sono legate alla feroce resistenza dei combattenti dello Stato islamico disposti a morire piuttosto che arrendersi e alla presenza di civili nelle aree degli scontri.

Alto il bilancio delle perdite tra le forze libiche, almeno 670 morti e oltre tremila feriti, imprecisate invece quelle sofferte dall’Isis che secondo le stime avrebbe impiegato per difendere a città almeno un migliaio dei 6/8 mila combattenti di cui si crede disponga in Libia.

L’ennesimo annuncio di imminente vittoria non sembra inoltre coincidere con l’ammissione che il 19 novembre le forze dello Stato Islamico hanno lanciato un contrattacco definito dal comando libico un “disperato tentativo dei jihadisti di rompere l’assedio stretto in tutte le direzioni nella marina di Giza”, ultima roccaforte del Califfato in città. Lo ha reso noto la stessa operazione militare in un aggiornamento sulla sua pagina ufficiale Facebook.

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Gli scontri hanno causato la morte di sette uomini dell’Isis e di tre combattenti dell’Operazione Bunian al Marsus (Struttura Solida), come confermato anche dal Centro medico di Misurata. La battaglia per la liberazione della città che diede i natali al colonnello Muhammar Gheddafi, iniziata il 12 maggio, va avanti ormai da oltre sei mesi.

I velivoli statunitensi impegnati nell’operazione “Odyssey Lightning” hanno condotto un totale di 368 raid aerei a sostegno delle forze libiche fedeli al governo di Tripoli, dal primo agosto allo scorso 8 novembre.
Il 17 novembre le forze di Misurata avevano reso noto di aver conquistato 23 edifici a Ghiza Bahriya, un quartiere dove da molte settimane sono asserragliati gli ultimi irriducibili al servizio del califfo Abu Bakr al Baghdadi.

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L’avanzata dei tank di Misurata tra gli edifici sventrati dai bombardamenti procede molto lentamente per limitare le perdute tra gli attaccanti e i civili, sostengono le forze fedeli al governo di Tripoli ma anche di natura diversa come la scarsa propensione al combattimento delle milizie di Misurata rivelatesi male organizzate e che lamentano di essere poco pagate.

Problemi generati a quanto sembra dal caos istituzionale che si registra a Tripoli dove il fragile governo di Fayez al-Sarraj costituito e sostenuto dalle Nazioni Unite, è minacciato dal ritorno nella capitale del deposto premier del governo di Salvezza Nazionale, Khalifa Ghwell, sostenuto da diverse milizie islamiste e che vorrebbe trovare un’intesa con il governo laico di Tobruk che amministra la Cirenaica grazie all’esercito del generale Khalifa Haftar.

Foto: AFP e Askanews

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