Si rafforza la cooperazione tra Turchia e Pakistan
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha effettuato la scorsa settimana una visita di due giorni in Pakistan alla guida di una delegazione di ministri e imprenditori. Alla vigilia dell’arrivo del leader turco a Islamabad, il governo pakistano ha ordinato allo staff turco degli istituti della rete PakTurk International Schools and Colleges di lasciare il Paese entro il 20 novembre. “E’ stato deciso di non concedere la proroga del visto a 108 dipendenti e ai loro familiari”, ha spiegato il portavoce del ministero dell’Interno, Sarfraz Hussain.
La colossale epurazione scattata in Turchia dopo il tentativo di golpe dello scorso 15 luglio è arrivata fino in Pakistan lo scorso agosto quando sono stati rimossi dall’incarico i presidi turchi di 28 istituti della rete PakTurk International Schools and Colleges e sono stati sciolti i consigli direttivi con rappresentanti turchi tra i componenti. La decisione della scorsa estate arrivava poco dopo una visita del capo della diplomazia turca, Mevlut Cavusoglu, a Islamabad con la richiesta al governo pakistano di adottare “misure” per chiudere scuole e altre istituzioni culturali collegate in qualche modo all’imam Fethullah Gulen, ritenuto dalle autorità turche l’ispiratore del fallito colpo di stato.
A Islamabad Erdogan ha avuto colloqui con il presidente pakistano, Mamnoon Hussain e con il premier Nawaz Sharif, oltre a tenere un intervento davanti al Parlamento in cui Erdogan ha sostenuto che al-Qaeda e Isis “non hanno nulla a che vedere con l’Islam”, e anzi “lo danneggiano”, ed “è per questo che noi li combattiamo dentro il nostro Paese e fuori, come facciamo in Siria”. Erdogan ha quindi aggiunto che “i Paesi occidentali sostengono” al-Qaeda e l’Isis.
L’Occidente, ha ribadito, “fornisce armi all’Isis e anche a (Fethullah) Gulen e quando saremo riusciti a buttare fuori i terroristi dal mondo islamico – ha concluso – la pace ritornerà in Turchia, Pakistan ed in altre parti del mondo.
La visita ha visto la firma di diversi accordi di cooperazione tra Turchia e Pakistan che hanno stabilito da alcuni anni una solida cooperazione in diversi ambiti, tra cui quello della sicurezza e della difesa: una partnership strategica che ha uno dei suoi punti di forza nella cooperazione tra le rispettive industrie della Difesa.
Le relazioni bilaterali si basano principalmente sulla cooperazione economica tra i due governi in settori quali energia, trasporti, comunicazioni, infrastrutture, commercio, petrolio, gas e information technology mentre nei primi mesi del 2016 le esportazioni turche verso il Pakistan sono aumentate del 39% rispetto all’anno precedente.
Entrambi sono membri fondatori dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica che riunisce diversi paesi dell’Asia Centrale e dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica e numerose intese sono stati concluse nell’ambito delle relazioni economiche bilaterali. A seguito degli accordi quadro del 1976, i paesi hanno stabilito il Joint Economic Committee Mechanism. Da allora, incontri regolari si tengono tra le istituzioni pubbliche ad Ankara e Islamabad.
La Turchia ha promosso nel 2007 summit bilaterali con Pakistan e Afghanistan per sviluppare una cooperazione a tutto tondo tra i tre paesi, che andasse ben oltre l’aspetto puramente commerciale ed abbracciasse potenzialmente la componente della difesa e sicurezza.
Ma è solamente negli ultimi anni che la partnership turco-pakistana ha assunto una vera e propria consistenza ed è diventata strategica, in seguito alle visite reciproche dei due primi ministri nelle rispettive capitali a fine 2013.
In seguito numerosi accordi sono stati stretti in diversi settori, dalla logistica, al controllo della qualità con l’obiettivo di pervenire ad un accordo di libero scambio tra i due partner, discusso fin dal 2014.
L’emergente scenario geopolitico e geostrategico ha reso la cooperazione militare particolarmente significativa: Ankara e Islamabad hanno deciso di aggiornare i loro F-16 con tecnologia e componenti turche.
Un accordo che costerà al Pakistan 75 milioni di dollari mentre nel 2015 le forze aeree turche hanno fornito gratuitamente a Islamabad 34 vecchi addestratori T-37 e ordinato alla Pakistan Aeronautical Complex 100 addestratori basici MFI-395 Super Mushshak nell’ambito di un’intesa che vedrà anche la società cantieristica turca STM ammodernare i due sottomarini pakistani di origine francese tipo Agosta 90B.
La stessa STM ha realizzato in cantieri pakistani un nuovo rifornitore per la Marina di Islamabad varato nell’agosto scorso e sta finalizzando un contratto per 4 corvette tipo MILGEM mentre negli anni scorsi l’Esercito Pakistano ha acquisto in Turchia 72 obici da 155 millimetri Panter e 270 veicoli protetti Otokar Akrep e Cobra.
Turchia e Pakistan effettuano inoltre addestramenti congiunti come dimostrano le varie esercitazioni Anatolian Eager e Indus Viper. Islamabad è allo stesso modo fortemente interessata ai carri armati Otokar Altay, come confermano fonti governative turche.
Le forze aeree pakistane guardano anche all’expertise di Aselsan per accrescere le proprie competenze nella guerra elettronica e nelle contromisure per equipaggiare i cacciabombardieri cino-pakistani JF-17.
Una cooperazione più stretta
La cooperazione militare tra Turchia e Pakistan ha le sue radici nel MCG (Military Consultative Group), istituito nel 1988 con l’obiettivo di estendere la cooperazione, scambiare esperienze nel campo delle esercitazioni militari tra i due paesi e rivedere la situazione geopolitica della regione.
Entrambi i paesi hanno stabilito un gruppo di dialogo militare di alto livello nel 2001 per promuovere la cooperazione nella difesa, che si è tradotta in una serie di esercitazioni militari, navali e aeree congiunte.
Il Pakistan, che quest’anno spende per la Difesa 8,2 miliardi di dollari (contro i più di 21 miliardi della Turchia), ha partecipato fin dal 2004 nelle esercitazioni Anatolian Eagle F-16 e nello scambio di piloti di F-16 e T-37.
Durante il quarto incontro dell’High Level Strategic Cooperation Council che si è tenuto quest’anno, Turchia e Pakistan hanno firmato 11 accordi al fine di rafforzare e istituzionalizzare la loro cooperazione strategica. Una delle iniziative intraprese in questa cornice è stata la collaborazione tra le industrie della difesa di Qatar, Pakistan e Turchia. L’esercito pakistano è da tempo interessato all’elicottero d’attacco Turkish Aerospace Industries T-129 Atak, evoluzione dell’italiano AgustaWestland AW129 Mangusta, per rimpiazzare la cinquantina di Bell AH-1F/S Cobra.
Diverse fonti riportano un particolare interesse di Islamabad all’acquisto di T-129 e due ministri della Difesa ne hanno duiscusso nell’incontro di Islamabad del giugno scorso. L’accordo per l’acquisto degli elicotteri è stato definito come una delle questioni più importanti tra i due paesi sebbene il Pakistan abbia acquisito recentemente 4 elicotteri da attacco russi MI-35, abbia ordinato 15 AH-1Z Viper (versione del Super Cobra impiegato dall’US Marine Corps) e stia valutando anche altri velivoli da attacco russi (Mi-28NE) e i cinesi CAIC WZ-10.
Oltre alle acquisizioni dirette, Islamabad potrebbe anche beneficiare della Turchia per migliorare la sua industria della Difesa attraverso l’ammodernamento degli stabilimenti della Heavy Industries Taxila (HIT), Karachi Engineering & Shipyards Works (KSEW), Air Weapons Complex (AWC).
Per il Pakistan la cooperazione militare con la Turchia significa maggiore efficienza, risparmio nel lungo termine e capacità di produrre sistemi più complessi mentre per Ankara significa espansione delle esportazioni e rafforzamento di partnership strategiche che rafforzino il suo ruolo in Asia Centrale.
Foto: AP, Governo Turco, Forze Armate Pakistane e STM
Sigrid LipottVedi tutti gli articoli
Classe 1983, Master in Relazioni Internazionali e Dottorato di Ricerca in Transborder Policies IUIES, ha maturato una rilevante esperienza presso varie organizzazioni occupandosi di protezione internazionale delle minoranze, politica estera della UE e sicurezza internazionale. Assistente alla cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali e Politica Internazionale presso l'Università di Trieste, ricercatrice post-dottorato presso il Centro di Studi Europei presso l'Università Svizzera di Friburgo, e junior member presso la Divisione Politica Europea di Vicinato al Servizio Europeo per l'Azione Esterna. Lavora attualmente presso Small Arms Survey a Ginevra come Ricercatrice Associata.