Tokyo e Seul alleati per forza

Giappone e Corea del Sud non si sono mai amati neppure dopo che la Guerra Fredda li aveva ha costretti alla comune alleanza con gli Stati Uniti. Troppe le rivalità, le contese e soprattutto il risentimento della popolazione coreana per la spietata dominazione nipponica tra il 1910 e il 1945.
Ciò nonostante la minaccia dell’espansionismo cinese e la minaccia nucleare della Corea del Nord, uniti al rischio che gli Stati Uniti di Donald Trump riducano il loro impegno militare a favore degli alleati anche in Asia ha indotto Seul e Tokyo a firmare, il 23 novembre, un accordo storico per lo scambio d’intelligence superando le numerose resistenze poste da ampi settori della politica e della società civile a Seul.

Il Ministro della Difesa sudcoreano, Han Min-koo e l’ambasciatore giapponese in Corea del Sud, Yasumasa Nagamine, hanno infatti firmato l’Accordo di Sicurezza Generale delle Informazioni Militari definito da Seul “necessario” rispetto alla crescente minaccia militare di Pyongyang, che ha condotto due test nucleari e più di 20 lanci missilistici di prova quest’anno.
La Corea del Nord “è pronta a condurre ulteriori test nucleari e lanci di missili in ogni momento” ha riferito in un comunicato il ministero della Difesa sudcoreano. “Dal momento che ora possiamo utilizzare la capacità d’intelligence del Giappone per affrontare efficacemente la Corea del Nord, questo consoliderà i nostri interessi di sicurezza”.

I militari di Seul considerano l’intesa con Tokyo essenziale per entrare in possesso di dati relativi ai lanci e alla traiettoria dei missili balistici da parte della Corea del nord, oltre che alle capacità nucleari e alle attività della flotta subacquea di Pyongyang.
Il ministero degli Esteri nipponico ha sottolineato come l’accordo permetterà ai due governi di “condividere informazioni in maniera più efficace e rapida”. Finora Tokyo e Seoul hanno utilizzato gli Stati Uniti come collettore di i informazioni d’intelligence poi ridistribuite ai due Stati Asiatici in base a un’intesa firmata nel 2014.

Con il nuovo accordo Seul e Tokyo si garantiscono la possibilità di disporre autonomamente delle informazioni necessarie a gestire crisi e ad assumere iniziative, fin da subito poiché l’intesa è entrata in vigore immediatamente e prevede lo scambio di tutte le informazioni confidenziali e segrete tra agenzie di intelligence dei due paesi escluse quelle classificate “top secret”.
E’ da anni che i due Paesi cercavano di firmare l’accordo che sembrava imminente già nel 2012 quando Seul si tirò indietro all’ultimo momento. La Corea del Nord ha condannato l’accordo definendolo “un atto pericoloso” che apre le porte a una “re-invasione nipponica della Corea”.

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Il principale partito d’opposizione sudcoreano ha definito l’accordo “non patriottico e umiliante” ma la polemica si inserisce nella profonda crisi istituzionale in atto a Seul dove la destituzione della presidente sudcoreana Park Geun-hye potrebbe essere imminente. In Giappone, invece, il governo di Shinzo Abe sta perseguendo una politica che punta a un uso più ampio dello strumento militare a tutela degli interessi nazionali, al potenziamento delle spese della Difesa e delle intese strategiche con i Paesi del Pacifico.

L’accordo è stato sottoscritto in un momento di incertezza in una regione in cui la minaccia atomica nordcoreana e le mire egemoniche cinesi vanno commisurate con la dichiara la volontà di Donald Trump di lasciare agli alleati un carico maggiore di responsabilità e di costi per la difesa. Un contesto in cui potrebbe venire messo in discussione lo schieramento in Corea del Sud del sistema contro i missili balistici THAAD (Terminal High Altitude Area Defense System) che Seul e Washington hanno concordato di schierare entro l’estate 2017.

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L’accordo ha suscitato malumore a Pechino che nei giorni scorsi aveva raggiunto un’intesa con gli USA per inasprire le sanzioni internazionali contro la Corea del Nord a seguito del suo quinto test nucleare e di diversi test missilistici. Stando a quanto riferito da fonti diplomatiche, la bozza di risoluzione negoziata per tre mesi da Washington e Pechino è stata trasmessa agli altri membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che dovrebbe votarla la prossima settimana.

I diplomatici prevedono che il testo venga adottato nonostante le obiezioni della Russia. Secondo un diplomatico del Consiglio di sicurezza che ha parlato all’agenzia AFP sotto anonimato, il testo prevede in particolare di limitare le esportazioni di carbone dalla Corea del Nord alla Cina, privando il regime di Pyongyang di decine di milioni di dollari.

La Cina è l’unico alleato e principale partner economico della Corea del Nord. “I russi cercano di rinviare, ma i cinesi non hanno problemi con il suo contenuto” ha detto la stessa fonte. La risoluzione prevede anche di allungare l’elenco di individui e aziende accusate di contribuire ai programmi militari del regime nordcoreano, che saranno posti sotto sanzioni. Dall’inizio dell’anno, Pyongyang ha condotto due test nucleari e una ventina di test missilistici, a dispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Lo scorso marzo il Consiglio di sicurezza aveva già inasprito le sanzioni.

Foto: Reuters e AP

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