Corea del Sud nuova potenza marittima

L’attenzione dei media, anche quelli specializzati, sulla crescita del potenziale bellico navale in Estremo Oriente si è quasi totalmente concentrata in questi ultimi anni sullo sviluppo eccezionale e straordinariamente rapido della Marina Cinese (PLAN) e sulla costante crescita della JMSDF nipponica quasi trascurando quanto stava avvenendo nella Corea del Sud.

Nella realtà oggi la cosiddetta ROKN (Republic of Korea Navy ) è la testimonianza del sorgere in oriente di una vera “potenza marittima”. Con il giusto interesse dei commentatori strategici a quanto avviene nel Nord Corea ci si è limitati a vedere l’interesse sudcoreano nella volontà di difendersi da una possibile invasione dal Nord. Certamente la minaccia terrestre è fortemente sentita a Seul e lo testimoniano sia l’esistenza di un esercito di circa 490.000 persone, potentemente armato e dotato di oltre 2.500 carri armati, sia l’eccellente integrazione con le forze statunitensi presenti sul territorio sudcoreano sin dall’oramai lontano armistizio del 1953.

Il pericolo rappresentato da numerose incursioni di addestrati commandos sulle coste meridionali facilmente organizzabili data la vicinanza tra i due Stati è stato costantemente considerato con l’immissione in servizio di pattugliatori di varie dimensioni ed armamento in grado di sorvegliare la lunga costa della repubblica di oltre 2.400 km. Il governo della Corea del Sud ha però deciso di non dotarsi di una Marina esclusivamente votata alla littoral warfare, ma da oltre venti anni ha puntato su uno strumento navale sofisticato, adatto ad una strategia di sea control non limitata alle acque costiere e, da qualche anno, in grado di svolgere operazioni di power projection di alto-medio livello.

Guardando alla situazione delle forze navali sudcoreane alla fine degli anni ’80 si fotografa una Marina composta da unità maggiori (caccia) ex americani, certamente datati, e da un buon numero di moto missilistiche e di cannoniere utilizzabili in eventuali mischie con analoghe unità del Nord. Oggi la situazione è totalmente diversa i circa 70.000 uomini (e donne) della ROKN armano una notevolissima forza composta da 15 sommergibili, 12 grossi caccia, 13 fregate, 18 corvette, circa 80 pattugliatori di varia taglia, 2 grandi LPH (portaeliciotteri da assalto anfibio) a ponte continuo, 5 LST (navi da sbarco) ed una decina di unità ausiliarie moderne.

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E’ interessante considerare che questa marina comprende circa 25.000 marines, organizzati sul modello americano, ripartiti su due divisioni ed una brigata e ben dotati di veicoli anfibi, carri armati ed artiglierie. Non è trascurata neppure l’aviazione navale con i suoi 60 velivoli tra aerei ad ala fissa ed elicotteri, tra cui alcuni P-3C “Orion” da pattugliamento marittimo. Con questo cospicuo inventario è logico che la ROKN sia ormai classificata tra le prime dieci marine del mondo.

Se passiamo ad un’analisi più particolare delle nuove costruzioni vediamo che quasi del tutto libera da progettazioni estere, su cui si era basata nella prima fase di potenziamento, la Marina Sudcoreana ha o sta per avere in servizio grossi DDG (cacciatorpediniere lanciamissili)  da oltre 10.000 t dotati del sistema antiaereo “Aegis” e di un cannone da 127/62, modernissime fregate da 2.300/3.500 t adatte ad operazioni sia ASuW che ASW (ne sono pianificate un totale di 18/24), sommergibili di elevate prestazioni (AIP) di progettazione tedesca,ma costruzione nazionale, e soprattutto due grandi unità per operazioni anfibie (LHP) da 20.000 t, che se dotate in un prossimo futuro di velivoli a decollo verticale potrebbero essere certamente impiegate quali portaerei leggere e che con la loro autonomia di circa 10.000 miglia rappresentano certamente la vocazione coreana a divenire una blu-warter navy .

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L’affondamento della corvetta Cheonan, avvenuta il 26 marzo 2010 con tutta probabilità ad opera di un siluro lanciato da un minisommergibile nordcoreano, ha comunque confermato agli ammiragli di Seul la necessità di avere una cospicua forza costiera adatta a difendere le proprie coste ed infatti sono in servizio 18 unità della stessa classe dell’unità perduta affiancate da altrettante cannoniere missilistiche (PKG-Patrol Killer Gunboat) da 570 t e potentemente armate con un cannone da 76/62, due armi da 40mm e quattro missili antinave del tipo “SSM-700K”.

Stanno inoltre entrando in servizio le prime “fregate costiere” della classe Incheon, destinate a rimpiazzare le corvette, alcune delle quali saranno specializzate alla lotta ai sommergibili utilizzando l’elicottero di dotazione e probabilmente anche missili antisom. E’ in corso una complessa discussione sul ruolo della “Guardia Costiera” e sulla sua dipendenza dai vari ministeri interessati, ma comunque anche questa componente marittima è in possesso di circa 200 unità di varie dimensioni e di una ventina di aeromobili, che possono comunque contribuire ad una efficace sorveglianza costiera.

L’annuncio nel 2001 della creazione di una task force d’altura con il nome di “Strategic Maneuver Fleet” conferma la volontà di proteggere gli interessi nazionali su tutti i mari e di difendere le proprie SLOC (linee di comunicazione marittima) anche in aree molto lontane dalla penisola e le recenti dislocazioni di forze in Oceano Indiano in operazioni antipirateria dimostrano la capacità di farlo. Importante è anche la costante presenza della ROKN nelle grandi esercitazioni condotte dalla US Navy in Pacifico ed in particolare le ben note RIMPAC. Alcuni segnali di cooperazione ci sono stati recentemente con la JMSDF (Japan Maritime Self Defence Force) nipponica superando antichi rancori tra i due vicini.

Lo sviluppo di una cantieristica, già ben affermata nel campo mercantile, consente inoltre alla Corea del Sud di offrire non solo in Oriente, ma anche in Sud America, la possibilità di acquisire moderne ed efficaci navi da guerra a costi relativamente contenuti dimostrando che Seul ha saputo realmente comprendere quale siano le caratteristiche fondamentali di un vero “Potere Marittimo”.
Come sappiamo il potere marittimo è fatto di navi, equipaggi, cantieri ed industrie, ma anche di idee. Ci sembra che in questo campo a Seul le abbiano molto chiare.

Pier Paolo RamoinoVedi tutti gli articoli

L'ammiraglio Ramoino è Vice Presidente del Centro Universitario di Studi Strategici e Internazionali dell'Università di Firenze, Docente di Studi Strategici presso l'Accademia Navale di Livorno e cultore della materia presso la Cattedra di Storia delle Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del S. Cuore a Milano. Dal 1982 a tutto il 1996 ha ricoperto le cattedre di Strategia e di Storia Militare dell'Istituto di Guerra Marittima di Livorno, di cui è stato per dieci anni anche Direttore dei Corsi di Stato Maggiore. Nella sua carriera in Marina ha comandato diverse unità incluso il caccia Ardito e l'Istituto di Guerra Marittima.

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