Se l’Europa è incapace persino di espellere i criminali
da Il Sole 24 Ore del 23 dicembre 2016
La strage di Berlino ha indotto l’Europa a rafforzare le misure di sicurezza: maggiore protezione agli obiettivi sensibili, più agenti e militari a pattugliare i luoghi affollati, barriere di cemento per bloccare l’accesso dei veicoli a piazze e mercatini natalizi.
Provvedimenti utili forse a diffondere tra l’opinione pubblica una percezione di maggiore sicurezza, a contenere i sintomi ma non certo a curare la “malattia”.
Il caso di Anis Amri, il 24 enne tunisino che ha compiuto la strage, ben rappresenta la rinuncia dell’Europa a combattere i jihadisti. Criminale incallito, incarcerato in Italia e condannato in Tunisia, ha cambiato più volte identità aderendo in Germania a organizzazioni salafite e finanziandosi con lo spaccio di droga. Ciò nonostante Roma e Berlino non sono riuscite ad espellerlo o a infliggergli una lunga condanna.
Un’Europa incapace di espellere criminali ed estremisti non può esprimere deterrenza contro il terrorismo.
Gli ultimi attentati dimostrano che l’Islam ideologico trova gran parte della sua manovalanza negli immigrati illegali giunti in Europa con i flussi fuori controllo degli ultimi anni e il suo retroterra logistico negli immigrati già residenti e nella seconda generazione, come hanno evidenziato recenti inchieste allarmanti per chi crede nell’integrazione delle comunità islamiche in Europa.
Catturare Amri sarà inutile se si permette a salafiti e altri movimenti islamisti di predicare l’odio educando generazioni di giovani islamici a rifiutare l’integrazione e a combatterci.
Solo in Germania si contano 10 mila salafiti il 12% dei quali ritenuti pericolosi mentre imam e propagandisti del jihad stanno crescendo a dismisura in Europa grazie al denaro delle monarchie del Golfo, considerate alleate e che investono decine di miliardi in Europa.
Una legge comunitaria che mettesse al bando i movimenti estremisti e la sharia (perché incompatibile con la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo) favorirebbe la lotta all’estremismo e l’affermarsi in Europa di un Islam moderato e teso alla convivenza.
I terroristi uccisi o arrestati verranno presto rimpiazzati da altre reclute se l’Europa non cesserà di accogliere chiunque paghi i trafficanti. I respingimenti immediati alle frontiere europee esterne sono l’unica arma per scoraggiare i flussi, contrastare i trafficanti e ricostituire una deterrenza credibile. Una legge che neghi a vita ogni possibilità di essere accolto in Europa a chi si rivolge ai trafficanti (sul modello di quella in approvazione al Parlamento australiano) darebbe un forte segnale che la priorità della Ue è la sicurezza.
L’espulsione dei clandestini che non hanno diritto all’asilo e non rispettano le leggi del paese ospitante è già prevista dalla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951. Espulsioni che si potrebbero velocizzare minacciando il blocco agli aiuti allo sviluppo ai paesi di origine dei migranti meno disposti a collaborare.
Combattere terrorismo e jihadismo dipende oggi più dalla politica che dall’intelligence o dalle barriere di cemento sulle strade.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.