Ue: da espellere l’80 per cento dei clandestini sbarcati in italia

L’8 dicembre Bruxelles ha chiuso la procedura di infrazione contro Roma e Atene sulla registrazione dei migranti illrgali per il sistema Eurodac. Negli ultimi anni Italia e Grecia hanno fatto transitare sul loro territorio centinaia di migliaia di clandestini senza registrarne generalità e un anno or sono la Commissione aveva messo Roma e Atene  “in mora” perché non rilevavano, né trasmettevano alla banca dati Eurodac, le impronte digitali di tutti gli stranieri entrati in modo irregolare nella Ue attraverso le loro frontiere esterne.

Bruxelles ha rimosso la sanzione riconoscendo “i notevoli miglioramenti registrati nelle attività di rilevamento delle impronte digitali a partire dall’inizio del 2016” ma allo stesso tempo il commissario Ue Dimitris Avramopoulos ha sottolineato che l’80% deui clabndestini giunti in Italia  sono “migranti economici” da considerare “irregolari” e come tali da espellere e rimpatriare.
L’Ue, avverte Avramopoulos, non ha intenzione di “cambiare i criteri” per aggiungere nazionalità a quelle che già possono beneficiare dei ricollocamenti, cioè, eritrei e siriani. Al tempo stesso l’Unione non sembra volersi neppure far carico dei costi del rimpatrio di centinaia di migliaia di persone (come aveva chiesto Matteo Renzi) accolte in Europa in modo indiscriminato fino a oggi provenienti dalla rotta libica e da quella balcanica.

Del resto le politiche di immigrazione sono a carico dei singoli Stati membri, non della Ue, come dimostrano i numerosi rifiuti di accogliere clandestini da parte di Malta o dei Paesi mittel-europei.
I clandestini arrivati quest’anno in Italia sulla rotta del Mediterraneo centrale sono 174.296 (dati Unhcr al 7 dicembre, il 24% in più rispetto al 2015, quando erano stati 153.842) provengono soprattutto dai Paesi dell’Africa sub-sahariana:  eritrei a parte tutti gli altri non sono candidabili per la ridistribuzione tra i partner europei (che peraltro non stra funzionando) né ovviamente per l’accoglienza in base ai criteri della Ue.

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Il primo Paese di provenienza dei migranti è infatti la Nigeria (21%), il secondo l’Eritrea (12%) e a seguire Sudan, Gambia, Costa d’Avorio (7%) e poi ancora Guinea (6%); Somalia, Mali, Senegal (5%) e Bangladesh (4%). In ogni caso il meccanismo dei ricollocamenti non sta dando i risultati sperati. Anche se a Bruxelles novembre viene indicato come “il mese record” per i trasferimenti, quelli dall’Italia sono stati 401 e dall’inizio del programma ad oggi appena 1.406 sui 34.953 previsti entro settembre 2017.

Ungheria e Slovacchia non hanno offerto neppure un posto, mentre altri Paesi hanno offerto disponibilità (Bulgaria 140; Repubblica Ceca 20; Estonia 8; Lituania 60 e Polonia 35) per ira solo a parole.
La decisione della Ue ha suscitato critiche in Italia soprattutto negli ambienti che si occupano dell’assistenza agli immigrati clandestini, un girio d’affari da 4 miliardi di euro annui assegnati por lo più a cooperative di sinistra ed enti cattolici.

La politica dell’accoglienza a chiunque paghi i criminali unita all’assenza di respingimenti e di espulsioni attuata dall’Italia contribuiscono a far restare la Penisola sotto forte pressione migratoria, come confermano i dati di novembre forniti da Frontex, l’Agenzia Ue per le frontiere esterne.
Nonostante un calo di circa il 50% rispetto agli arrivi di ottobre, i 13.740 migranti approdati nella Penisola a novembre sono il quadruplo di quelli registrati nel novembre 2015. Secondo Frontex, nei primi 11 mesi dell’anno 173.000 migranti sono stati segnalati sulla rotta del Mediterraneo centrale, circa un quinto in più che nello stesso periodo del 2015.

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“E anche quando il tempo peggiora presso le coste libiche, i trafficanti di esseri umani non esitano a costringere un gran numero di migranti ad avventurarsi sui barconi nonostante le cattive condizioni del mare, mettendoli in grave pericolo” riferisce Frontex confermando l’ormai evidente tendenza che vede il numero di clandestini morti in mare (4.700 stimati quest’anno sulla rotta libica) aumentare nonostante aumentino le navi di soccorso civili e militari, proprio a causa delle pessime condizioni delle umbvarcazioni messe in mare dai trafficanti.

Il mese scorso, la maggior parte degli immigrati illegali salvati in mare di fronte alla Libia erano cittadini della Nigeria o della Guinea, mentre i 1.950 sbarcati sulle isole greche attraverso la rotta del Mediterraneo orientale eerano soprattutto siriani, afghani e iracheni.
Complici anche le proteste popolari per un’accoglienza senza freni e che provoca diversi gravi problemi di sicurezza e ordine pubblico con l’avanzata dei movimenti cosiddetti “populisti”, in tutta Europa si registra un giro di vite nei confronti dell’immigrazione.

Lo conferma in Francia il programma di François Fillon, candidato della destra repubblicana all’Eliseo e in Germania quello di Angela Merkel, che dopo aver accolto un milione di clandestini, minaccia di espellerne subito 100 mila.
Berlino spenderà 150 milioni nei prossimi tre anni per incoraggiare i migranti illegali  tornare nei loro Paesi di origine, come ha annunciato il ministro per lo Sviluppo tedesco Gerd Muiller, secondo cui per ogni anno saranno stanziati 50 milioni destinati ad un programma per aiutare migranti proveniente da Iraq, Afghanistan e Balcani e che hanno visto bocciata la loro richiesta d’asilo ad avere “un nuovo inizio” in patria.

Il programma sarà a disposizione anche dei migranti che sceglieranno di tornare volontariamente. “Possiamo offrire loro istruzione, formazione professionale, occupazione e benefici sociali” e anche assicurare che “non siano visti come perdenti” ha detto Muller.

Lo stesso ministro ha precisato che questo programma costa alla Germania meno delle lunghe procedure per rimpatriare quanti non hanno ottenuto asilo.
Il rischio è quindi che l’Italia continui a far entrare clandestini che l’Europa non intende prendersi in carico né ospitare temporaneamente e quindi destinati a restare nella Penisola dove nessuna autorità sembra volersi occupare di espulsioni, rimpatri e respingimenti: negli ultimi quattro anni ne abbiamo fatti sbarcare oltre 600 mila.

@GianandreaGaian

Foto:  Marina Militare e Frontex

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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