I Talebani avanzano in Afghanistan

I talebani dell’Emirato islamico dell’Afghanistan controllano 33 dei 407 distretti afghani, contro i 258 in mano, o fortemente controllati dal governo ed i 116 considerati invece ‘contesi’. Lo ha riportato ieri l’agenzia di stampa Pajhwok citando un rapporto trimestrale del SIGAR,
l’Ispettorato speciale americano per la ricostruzione dell’Afghanistan. Soffermandosi sul bilancio degli scontri avvenuti nel 2016, l’organismo statunitense sottolinea inoltre che il governo di Kabul ha perso in questo periodo il 2,2% del territorio passato all’opposizione armata.

Un po’ più ottimista invece la visione del generale Charles Cleveland, portavoce della missione ‘Resolute Support’ della Nato il quale, evocando le prospettive della situazione complessiva della sicurezza in Afghanistan, ha parlato di un equilibrio, o di “un bilancio a favore del governo visto l’ammontare della popolazione messa in sicurezza”.

Per Cleveland il governo afghano ha attualmente messo in sicurezza i due terzi della popolazione, mentre i talebani ne controllano meno del 10%. “C’è un 25% di territorio contestato – ha concluso – ma ci attendiamo che il governo aumenti la quantità di popolazione messa in sicurezza”.

Gli scontri più violenti registrati negli ultimi giorni dell’anno riguardano le province sud occidentali di Helmand (dove 6 dei 13 distretti sono in mano ai talebani) e Farah (dove in novembre le truppe italiane hanno affiancato le forze afghane del 207° Corpo per respingere gli insorti dai dintorni del capoluogo Farah City).

La missione Resolute Support della Nato ha perso nel 2016 in Afghanistan 15 soldati (14 americani), il numero più basso dal 2001 quando è cominciato l’intervento di una Coalizione internazionale guidata dagli Usa per estromettere i talebani allora al governo. Rendendo noto questo dato il generale Cleveland ha spiegato che questo è dovuto anche al fatto che il contingente militare dispiegato sul territorio afghano ha, diversamente al passato, un ruolo di addestramento, consulenza e assistenza alle forze di sicurezza afghane.

Il bilancio dell’anno appena trascorso è superiore solo a quello del 2001, quando le vittime militari furono solo 12, tenendo conto però che l’operazione Enduring Freedom, come allora si chiamava, cominciò il 7 ottobre. L’anno più cruento fu invece il 2010 (711 morti), seguito dal 2011 (566) mentre nel 2015 le vittime tra le truppe alleate furono 27. I dati includono le vittime di incidenti.

Foto: Resolute Support

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