Manila guarda a Mosca per le forniture militari
I frequenti malumori di Manila con l’Amministrazione Obama potrebbero creare una grande occasione per i produttori di armi russe. Uno degli strumenti militari più deboli dell’area geografica del sud-est asiatico potrebbe a breve volgere le sue richieste alla Russia nel quadro di un rafforzamento della propria difesa.
Dopo che il Governo degli Stati Uniti ha bloccato la vendita di 26.000 fucili d’assalto destinati alla polizia filippina nella lotta personale che il Presidente filippino Rodrigo Duterte ha intrapreso recentemente contro la malavita legata al traffico di droga, proprio per l’applicazione di metodi non proprio “politically correct”, l’astio di Duterte nei confronti di Obama e degli Stati Uniti è aumentato a tal punto da fargli dichiarare senza mezzi termini che non esiste solo Washington nel mercato mondiale delle armi e che Mosca in realtà non è così lontana per poter allacciare accordi in tal senso.
Le Forze Armate delle Filippine secondo gli analisti militari in realtà non hanno bisogno di armi costose e tecnologicamente avanzate per due semplici motivi: il primo è che non hanno nemici alle porte da combattere (sono l’unico Stato del sud-est asiatico, infatti, a non avere confini terrestri con altri Stati della regione); il secondo motivo, forse il più logico, è che Manila per mere ragioni economiche non sarà mai in grado di permettersi un numero sufficiente di cacciabombardieri in grado di mostrare all’estero una difesa credibile.
Secondo Duterte gli F-16 (offerti dagli Stati Uniti prima dei contrasti con Obama) o i coreani KAI FA-50 Golden Eagle sono velivoli assolutamente inutili: – “Non abbiamo bisogno di caccia perché non siamo in guerra contro alcun paese straniero e non abbiamo bisogno nemmeno degli FA-50 – ha dichiarato il presidente delle Filippine – perché non sono affatto utili al combattimento anti insurrezionale, unica vera emergenza militare del paese.
Proprio sui velivoli coreani ordinati in 12 esemplari con un contratto sottoscritto nel marzo 2014 (e con due aerei consegnati nel novembre del 2015 e la rimanente commessa da ultimare entro la fine dell’anno), Duterte è stato estremamente severo giudicandoli giocattoli costosi, fonte di uno spreco di denaro e utili solo in occasione di manifestazioni aeronautiche.
In effetti le minacce alla sicurezza di Manila sono interne poiché la nazione abbonda di gruppi e di fazioni insorte che combattono il governo centrale: dal MNLF (Fronte di Liberazione Nazionale Moro) fino al IMLF (Fronte di Liberazione Islamico Moro) e ancora il Nuovo Esercito del Popolo di comunisti o l’Abu Sayyaf.
Le tensioni esistenti con la Cina per il controllo di alcuni arcipelaghi contesi, emergenza che richiederebbe ingenti forze da combattimento convenzionali, sono state apparentemente risolte dall’avvicinamento tra Manila e Pechino voluto espressamente dallo stesso Duterte.
Non è pertanto errato affermare che, al momento, la Forza Aerea Filippina ha urgente bisogno di aerei ed elicotteri da attacco al suolo in grado di contrastare le milizie ribelli.
In tal senso l’industria russa avrebbe numerose carte da giocare: dal corazzato Sukhoi Su-25 “Frogfoot” (praticamente invulnerabile alle piccole armi da fuoco da terra) fino agli addestratori avanzati subsonici Yakovlev Yak-130, che con un costo per unità pari a 15 milioni di dollari forniscono un raggio di azione di 1.300 Km, un’autonomia di 2.500 Km e la possibilità di trasportare un carico operativo fino a 3 tonnellate di armi aria-aria o aria-terra, e dunque perfettamente in grado di partecipare alle missioni ricognitive e di attacco leggero al suolo.
Nel campo dell’ala rotante (mezzi di cui probabilmente le Filippine avrebbero maggiormente bisogno poiché stiamo parlando di un arcipelago composto da più di 7,100 isole, nonché della nazione quinta al mondo per estensione delle coste per un totale di ben 36.000 chilometri) Russian Helicopters potrebbe offrire dai Mil Mi-35 fino Mi-8AMTSh Terminator, tralasciando i più costosi e sofisticati Mil Mi-28NE o Kamov Ka-50 più adatti a contesti bellici in cui i bersagli sono veicoli corazzati e carri armati.
Anche per le armi portatili d’assalto, radar e unità navali la Russia sarebbe certamente in grado di rispondere a qualsiasi necessità del paese asiatico.
Ovviamente la risposta di Mosca nelle parole dell’ambasciatore russo a Manila Igor Khovaev non si è fatta attendere: – “Formulate la vostra lista – ha dichiarato Khovaev – pensate a quale tipo di assistenza tecnico militare potrebbe fornirvi Mosca e noi saremo pronti a sederci al tavolo delle trattative per discutere assieme di tutto quello che è possibile fare”.
Lo scorso 5 dicembre, a Mosca, il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha evidenziato e promosso la cooperazione tecnico-militare con le Filippine in presenza del segretario degli esteri di Manila, Perfecto Yasay, e il 2 gennaio due navi da guerra russe hanno sostato a Manila.
Si tratta del rifornitore Boris Butoma e del cacciatorpediniere Admiral Tributs, quest’ultimo visitato dallo stesso Duterte accompagnato dall’Ammiraglio Eduard Mikhailov, vice comandante della Flotta russa del Pacifico.
Anche se l’effetto elezione Trump ha disteso gli animi placando la retorica anti americana di Duterte, è presumibile che le premesse di una stretta collaborazione tra Mosca e Manila non verranno disattese poiché lo stesso presidente filippino non ha nascosto la volontà di avvicinarsi anche a Pechino, e tutto questo per l’amministrazione Trump non è certamente un buon segnale.
Non si tratterebbe semplicemente di forniture militari in un paese il cui presidente non ha mai nascosto l’ammirazione per Vladimir Putin, ma di uno stravolgimento delle alleanze nella regione.
Anthony Rinna, analista di politica estera russa in Asia orientale, spiega che Mosca oggi si ritrova davanti una grande opportunità di ottenere un caposaldo nel mercato delle armi di Manila. “Tuttavia – spiega Rinna – la Russia dovrà evitare a tutti i costi di compiere gli errori commessi spesso dagli USA con la strategia dei proiettili d’argento (ovvero delle armi costose e inutili) in un paese che non può permettersi tali spese, ma soprattutto dovrà essere abile nell’eludere i fenomeni di corruzione, poiché le Filippine come l’Egitto o il Pakistan sono paesi in cui una parte cospicua di tangenti finisce nelle tasche dei generali”.
Foto AP e Russian Helicopters
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.